Le tre giovani
leve percorsero il lungo corridoio in silenzio, ognuno troppo occupato a
rimuginare sui propri pensieri. Finalmente giunti dinanzi al portone di Murdar,
Reilhan avanzò in direzione delle due maestose teste intagliate che decoravano
l’antico uscio.
<<Kìrì,
guarda chi è tornato!>> disse il primo, destatosi non appena il
Novizio gli sfiorò il capo ligneo. <<Betùl osserva meglio, non è solo!>>
rispose la seconda, celando un certo timore. Gli occhi del possente Luàn si
posarono su Xera e per un attimo la testa vibrò. <<Salute a voi amici>> affermò la ragazza sorridendo ma
le creature non sembrarono condividere il suo entusiasmo. <<Vorremmo
vedere il saggio Murdar, per favore>> aggiunse il ragazzo cercando di
smorzare il clima gelido che si era venuto a creare.
<<Siete
stati convocati?>> rispose Kìrì distogliendo per un momento lo
sguardo dalla guerriera. <<No, ma
la signorina Hillin ci ha dato il suo consenso>> si giustificò il
Novizio incrociando le braccia. <<Se la metti così; prego, venite
avanti!>> rispose e l’uscio si apri cigolando appena. Elesya
rimase indietro e poco prima di entrare, sfiorò il ligneo portone distratta dai
suoi pensieri. Il saggio era seduto su di una vecchia poltrona, apparentemente
assopito, tuttavia quando i ragazzi lo raggiunsero, l’uomo si destò sorridendo
loro compiaciuto. <<È un piacere
rivedervi, bambini miei>> asserì portando le mani dai braccioli al
grembo. Indossava un bizzarro copricapo verde acido con qualche toppa marrone
cucita in maniera grossolana. I suoi abiti invece, rispecchiavano la consueta
semplicità che contraddistingueva l’uomo: una modesta tunica grigia senza fregi
o decorazioni particolari. Al collo pendeva il maestoso gioiello da cui il
saggio non si separava mai e se fissato intensamente, sembrava racchiudere un oceano
in tempesta.
La stanza era riscaldata dalle fiamme amaranto che
scoppiettavano nel camino, nonostante la temperatura esterna fosse frizzante a
causa della pioggia caduta il giorno prima. <<Accomodatevi>> disse indicando il divano e il trio non se lo
fece ripetere due volte. Per la prima parte del colloquio il saggio volle ascoltare
in silenzio i racconti dei ragazzi. Un velo di tristezza oscurò il suo volto non appena saputo di Goreha e stranamente a Xera parve che l’uomo
volesse piangere per lei. Murdar amava ogni singola creatura dell’isola e i
mostri non ne erano esenti. <<Non
avreste dovuto affrontare un pericolo del genere, avrei dovuto creare una
barriera attorno a quel castello>> si giustificò il saggio, mostrando
loro involontariamente tutto il peso della sua età. <<Non sono più il giovanotto di un tempo,
sapete?>> aggiunse con un sorriso che coinvolse anche il trio.
Dopo
il racconto, volle osservare Rhinvel e la nuova evocazione di Elesya, di cui fu
particolarmente divertito perché la bestia iniziò a scodinzolare non appena
richiamata. Xera non mancò inoltre di decantare l’evoluzione di Divaahr, di cui
l’uomo non fu sorpreso ma che tuttavia non poté osservare poiché l’anello
rifiutò di espandersi. <<Ascoltare
i vostri racconti è per me motivo di gioia. Sono contento che la mia Horsia vi
stia regalando tutte queste avventure>> disse con un cenno di
malinconia nella voce, <<Veniamo
allora al dunque!>> esclamò infine <<Cosa vi porta dal vostro vecchio e noioso “Nonno”?>> domandò.
A turno i tre ragazzi raccontarono cosa li aveva condotti fino alla sua dimora
e per quale motivo fossero alla ricerca dei fantomatici spiriti centenari.
<<Madame Taròt non accetta ancora
di farsi da parte!>> rispose quasi sdegnato e i suoi occhi grigi
divennero a tratti minacciosi. <<Le
avevo chiesto di non interferire con la competizione, se voleva restare
sull’isola … ma a quanto pare non mi ha dato ascolto>>.
Il saggio si
rabbuiò quando vide il teschio nelle mani di Elesya, tuttavia non provò né a
toccarlo né a requisirlo, si limitò solo a osservarlo con sospetto. <<La richiesta di quella donna è stranamente
singolare>> mormorò <<Non avete idea di quante cose si possano
fare con quei frammenti>>. Il saggio si alzò lentamente dalla
poltrona e con passo felpato, raggiunse la scrivania in cerca di qualcosa. Da
una pila mediamente composita di pergamene, estrasse alcuni fogli ingialliti
dal tempo. Murdar li studiò con attenzione e dopo una lunga pausa, tornò a
sedersi accanto ai ragazzi. <<Fin
quando non avrò indagato a fondo sulla faccenda, vi proibisco di tornare da
quella megera>> sentenziò in modo autoritario benché avesse preservato l’aspetto benevolo del suo volto. Xera ebbe un fremito che la fece rabbrividire
per un istante, come se il potere silente del saggio le stesse dicendo
qualcosa. Reilhan, sorpreso dalla reazione dell’uomo, provò a spiegargli dei
“fantocci” con i quali Madame Taròt li aveva vincolati a lei e il vecchio per
tutta risposta, iniziò a strofinarsi le mani ostentando nervosismo ed
esasperazione.
<<“Quella donna deve
avere un certo ascendente sul saggio e non credo sia del tutto
positivo”>> pensò la guerriera cercando di interpretare la reazione
di Murdar. <<Non badate al
giuramento, penserò io a tutto … ve lo devo dopo avervi messo in pericolo con
Goreha>> sostenne l’uomo tornando a sorridere. <<Restate nella mia dimora per questa
notte>> aggiunse sollevandosi a fatica dalla comoda poltrona e
indicando loro la porta dello studio, dal quale li congedò in fretta ma con
gentilezza. Nessuno sentì di dover obiettare e obbedendo al saggio, lasciarono
le sue stanze in silenzio. Una volta giunti nell'ampio corridoio, Reilhan fissò
le sue compagne confuse anch’esse e intimorite. <<Non ho mai visto Murdar reagire in quel modo>> disse massaggiandosi
il mento e accarezzandosi la barba incolta ormai cresciuta, cui tuttavia si
stava pian piano abituando. Xera si accasciò al muro del corridoio immersa nei
suoi pensieri, mentre Elesya continuò a fissare la porta imponente senza mai
distoglierne lo sguardo.
A un tratto Betùl si animò e sbadigliando
rumorosamente, domandò ai ragazzi che cosa stessero facendo davanti alla sua
testa. Reilhan sobbalzò e si rese conto che una mano della maga, pendeva
accanto alla criniera del Luàn. <<Credo
che la mia amica ti abbia destato involontariamente>> si giustificò
il Novizio dandogli poca attenzione e la testa si indispettì. La sua rabbia
tuttavia scemò presto nel momento in cui - spostando lo sguardo - notò la
guerriera a pochi centimetri dal suo collo. In men che non si dica la testa s’inabissò,
sprofondando nel ligneo sonno. Xera alzò gli occhi al cielo sbuffando e
riluttante, abbandonò la comoda posizione per tornare accanto ai suoi amici.
<<Perché lo hai fatto?>>
domandò Reilhan osservando l’amica pensierosa <<Volevo verificare un’idea>> rispose Elesya grattandosi il capo. Reilhan non comprese le intenzioni
della ragazza ma capì che quello non era il posto migliore per discuterne. Insieme si allontanarono dal corridoio principale, per poi raggiungere le
solite stanze, assegnate loro dal saggio. Le chiavi pendevano dalle rispettive
serrature.
Si riunirono nella
numero sei (la stanza di Xera) poiché la sola dotata di un sontuoso vassoio
ricolmo di dolci e tè caldo alle rose, che però nessuno bevve. <<Possibile che gli incarichi in cui ci
imbattiamo sono sempre così complicati?>> borbottò Xera sedendosi
pesantemente sul divano imbottito davanti al camino, <<Kodur è pieno di persone esigenti>>
aggiunse Elesya stiracchiando le braccia verso l’alto. Reilhan addentò un
biscotto in silenzio e con la bocca ancora piena mugugnò una serie di parole di
cui nessuno comprese il significato. Inghiottendo a fatica, disse <<Se non sbaglio, una volta ci sono stati
ordinati dei semplici petali … eppure il risultato non è cambiato poi
molto>> e ripensando alla regina velenosa, rabbrividì. <<Come ci comporteremo adesso con la Paramal?
Murdar ci ha consigliato di dimenticarcene>> sostenne la guerriera
assaporando un dolce allo zenzero a tratti pungente e a tratti stucchevole.
<<Temo che senza il suo aiuto, non faremo molti
progressi con il nuovo artefatto>> lamentò Elesya, che a differenza
dei suoi compagni non aveva appetito. <<A proposito!>> intervenne Reilhan ingoiando un altro boccone,
<<perché hai risvegliato Betùl poco
fa?>>. Elesya spostò lo sguardo in un punto indefinito della stanza e
persa nei suoi pensieri, rispose <<Ho
riflettuto sulla richiesta di Madame Taròt … Se non ricordo male, faceva riferimento a spiriti centenari sigillati una
prigione di legno>> spiegò perplessa. Improvvisamente sia Reilhan sia
Xera si guardarono come colti dalla stessa idea <<Quanti anni avranno quelle due bestiacce?>> si chiese la
guerriera mentre un guizzo le illuminò gli occhi. Anche il Novizio si
pose la stessa domanda <<Forse è
per questo motivo che Hillin ci ha indirizzati dal saggio>> continuò
a spiegare Elesya << Non per
chiedergli aiuto, bensì per gli spiriti che proteggono le sue stanze>>.
Xera tuttavia obiettò <<Perché non
dirlo chiaramente allora, ci saremmo risparmiati i "consigli da brivido" del
Nonno>> lamentò stringendosi nelle spalle. <<Hillin non aiuta mai nessuno, questo lo
sanno tutti!>> replicò Reilhan incrociando le braccia sul petto
<<In qualche modo avrà voluto
testare la nostra intelligenza, mettendoci alla prova>> disse e Xera
non poté fare a meno di ricordare le ultime parole del demone dinanzi al suo
ufficio. <<Mi scoppia la
testa!>> sentenziò la ragazza tenendosi il capo, << Sono stanca di tutti questi enigmi. In
questo momento vorrei solo riposare e cercare di schiarirmi le idee>> aggiunse
inoltre, stendendosi sul letto senza neanche disfarsi della bisaccia. Elesya e
Reilhan si congedarono raggiungendo le rispettive camere, contenti di seguire l’esempio
della compagna.
La giovane maga riprese con sé il teschio posandolo sul tavolo
accanto al letto poi, sedendosi su una delle tre sedie che lo adornavano,
iniziò a fissarlo intensamente. Pian piano i suoi occhi si fecero sempre più
pesanti e infine arresa, si lasciò scivolare nei meandri più oscuri della sua
mente.
Di nuovo si trovò nel mezzo di un prato candido come la neve di cui a
stento si scorgeva l’orizzonte. Questa volta però era ben consapevole che di lì
a poco lo scenario sarebbe cambiato, per cui senza esitare, camminò in una
direzione indefinita cercando di non fermarsi mai. Le gambe divennero tuttavia
pesanti come fossero legate a delle zavorre invisibili. Anche respirare si fece faticoso e presto i suoi polmoni bruciarono esausti. Intorno a lei c’era l’infinito
eppure si sentì stranamente in gabbia. Subito l’aria divenne rarefatta e un
gelo pungente si fece strada su quel prato incontaminato. Il cielo si oscurò e
l’erba morbida si fece aguzza e tagliente come una lama affilata. Elesya sentì delle
fitte alle piante dei piedi, poiché ferite dagli steli gelati e gemendo per il dolore, si accasciò al suolo pesantemente. L’erba le lacerò le
pallide gambe che si tinsero di rosso porpora in pochi istanti. Elesya pianse
disperatamente e proprio in quel momento sentì una voce che la fece trasalire
<<Non dirò nulla>>
bisbigliò la voce, << Lo giuro!>>. Apparteneva
a una donna molto giovane, la cui angoscia penetrò fin dentro le ossa della maga. Ci fu silenzio e infine una risata agghiacciante, preludio di ciò
che Elesya più temeva. Nuovamente il freddo di una lama la colpì alla base del
collo e la sua testa rotolò lontana dal corpo. Elesya si risvegliò urlando e
madida di sudore. Questa volta però nessuno accorse da lei e la ragazza
comprese che ogni stanza era protetta da qualche barriera magica che impediva
ai suoni di oltrepassare le mura. Si sciacquò il viso nel catino di ceramica vicino
alla finestra e per lei fu un sollievo rinfrescarsi. <<“Che mi sta succedendo”>> pensò denudandosi
per poi assicurarsi che sul suo corpo non ci fossero ferite da medicare. S’immerse
fino al collo nella vasca ricolma d’acqua calda che padroneggiava la stanza mentre
con lo sguardo volò lontano - oltre i cieli di Horsia - per raggiungere infine l’amata
Payanir e quindi la sua casa. Una piccola lacrima rigò il suo volto ricordando
le terribili sensazioni provate nel suo sogno e involontariamente si ritrovò a
massaggiarsi la base del collo.
Fu allora che con le dita percepì qualcosa che
la fece rabbrividire. Con uno scatto repentino uscì dalla vasca senza badare all'acqua che intanto aveva bagnato gran parte del pavimento e dinanzi allo specchio, si voltò. Con orrore percorse ogni singola linea del sigillo che le copriva la nuca e per certi versi, le ricordò il marchio presente sotto il
teschio. Allo stesso tempo però era differente e sfiorandolo, Elesya sentì
ardere i polpastrelli. Si rivestì in fretta senza neanche asciugarsi e subito
si ritrovò nella stanza del Novizio, nella speranza che il suo amico potesse
aiutarla. Reilhan, confuso dalla visita improvvisa della maga, la fece
accomodare dandole infine un pezzo di stoffa per potersi asciugare. L’abito aderiva al suo corpo a causa dell’acqua, mettendo così in risalto le
sinuose curve della giovane donna. I capelli corvini inoltre, le ricadevano
ancora grondanti sulle spalle, incorniciandole il viso ed esaltando la sua
bellezza naturale. Il curatore arrossì, tuttavia non si fece distrarre e presto
le domandò il motivo di quell'intrusione improvvisa.
Elesya inizialmente
indugiò ma poco dopo raccolse la chioma sulla spalla, mostrando al ragazzo la runa
nera che imbrattava la sua pelle. Reilhan inorridì. << Quando è successo?>> le chiese
sfiorando con le dita il marchio ma Elesya alzò le spalle confusa e Reilhan non
disse altro. Si limitò a esaminare il sigillo e di tanto in tanto, borbottare senza però venirne a capo. <<Non
conosco questi segni!>> confessò accomodandosi su di una sedia accanto a
Elesya, che presto si voltò sconsolata. <<Non ti preoccupare>> la rassicurò <<Sono certo che Murdar ci aiuterà>>
aggiunse accarezzandole dolcemente una guancia. Elesya arrossì imbarazzata e
per un attimo dimenticò il marchio sul collo, rassicurata dal tocco delicato
del curatore. <<Ti
ringrazio!>> gli rispose sospirando, <<Ogni volta che mi sento persa, accorri sempre in mio aiuto>>
aggiunse tenendo lo sguardo basso e avvampando.
<< Fa parte dei miei doveri
>> rispose Reilhan, poi però corresse i modi aggiungendo <<Sono qui per servirvi, gentile
donzella>> e maldestramente emulò un inchino che fece sorridere la
ragazza.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Era Xera che si accomodò
senza aspettare il consenso da parte del Novizio. <<Hai visto Ely?>> chiese entrando bruscamente. La giovane
maga sobbalzò e così anche il curatore che colto alla sprovvista, indietreggiò
inarcando un sopracciglio. <<Ho
interrotto qualcosa?>> asserì la guerriera osservando le guance rosee
dell’amica e leggendo un certo imbarazzo sul volto del Novizio. <<Solo la tranquillità, mia cara>>
rispose repentinamente Reilhan ricomponendosi, <<È un bene che tu sia passata comunque>> si affrettò ad
aggiungere << C’è qualcosa che
vogliamo mostrarti!>>. Xera
abbandonò presto l’uscio e con due falcate raggiunse i due amici. Il suo
aspetto tranquillo tuttavia incuteva un certo timore. Elesya si voltò mostrandole il
sigillo e Xera inorridì. Involontariamente la sua mano salì fin sopra la spalla
destra, lì dove era celato il marchio del sole e della luna. Xera allungò l'altro braccio in direzione di Elesya, e delicatamente sfiorò la runa apparsa alla base
del suo collo. Una scossa pungente le percorse il corpo fin sopra la testa e
indietreggiando si portò il più lontano possibile dalla sua amica.
<<Che ti prende!>> domandò Reilhan
perplesso ma Xera non seppe esternare le innumerevoli sensazioni che in quel
momento l'avevano travolta. <<Ti
prego, nascondilo>> le disse tremando ed Elesya ubbidì. La guerriera si accasciò sul letto
prendendosi il capo tra le mani e per un attimo sentì l’irrefrenabile impulso
di piangere, che tuttavia ricacciò nello stomaco. <<Com'è successo?>> domandò arrabbiata. << Non lo sappiano, forse un effetto
collaterale dell’artefatto>> tentò di spiegare il Novizio preoccupato
per la reazione della guerriera. Era chiaro che quell'argomento per lei era
ancora una ferita aperta. <<Maledizione!>> esclamò nervosa.
<< Se è così, Alamar dovrà
risponderne a me!>> aggiunse ma Elesya le si avvicinò e
prendendole le mani, tentò di rassicurarla <<Non
è colpa sua Xera, ricordi? Anche lui è una vittima inconsapevole!>>.
Il
tocco gentile della ragazza, tramutò la rabbia in dispiacere e presto Xera si
ritrovò a fissare Elesya mostrandole quanto fosse in pena per lei.
<<Preferirei che certe esperienze vi fossero
risparmiate>> riuscì solo a dire e la maga si rannicchio sulla sua
spalla, dandole e cercando allo stesso tempo, un po' di conforto. <<Andiamo da Murdar!>> affermò
Reilhan prendendo le redini della situazione, <<Piangerci addosso non servirà a nulla>> e con quella frase s’inimicò
le due ragazze per pochi istanti, almeno fin quando non le prese per mano,
trascinandole nel lungo corridoio gremito di stanze numerate.
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