Il saggio non era
più nelle sue stanze e le due teste non seppero dir loro quando sarebbe
tornato. I tre ragazzi fissarono ogni particolare del grande portone, la cui
imponenza incuteva del timore reverenziale. <<Credi che Madame Taròt pensasse a loro, quando ci ha fatto quella
richiesta?>> domandò Xera senza staccare gli occhi dalle sculture.
<<Ho la sensazione che avesse
calcolato ogni nostra singola mossa>> rispose il Novizio. Elesya si
rabbuiò ma fu subito confortata dal caldo abbraccio della guerriera che la
condusse nell’atrio centrale. <<Possiamo
chiedere a Hillin. Forse lei saprà aiutarci!>> insistette riuscendole a strappare un mezzo sorriso. Ben presto però, scoprirono che anche
il demone era assente e non sapendo a chi altro rivolgersi, iniziarono a
studiare la loro prossima mossa.
<<C’è
solo una persona che potrebbe aiutarci, arrivati a questo punto!>>
sostenne il Novizio. Reilhan si grattò il mento, com’era solito fare per
schiarirsi le idee, <<Temo tuttavia
che avendo coinvolto il saggio, non ci lascerà neanche avvicinare alla sua
dimora>>, << A meno che …
>> mormorò la guerriera. <<Scordatelo!>>
inveì il ragazzo contrariato, <<Se le
dessimo quanto ci ha chiesto, non sarà di lei che ci dovremo preoccupare>>
disse cercando di mantenere la calma. <<E quale sarebbe allora il tuo piano? Starcene rintanati nelle nostre
stanze? Non conosciamo l’entità di quel marchio e quali effetti potrebbe avere
su Elesya; non me ne starò qui senza far niente!>> brontolò Xera alzando la voce. Reilhan sbuffo, esasperato dall'irrequietezza dell’amica
<<La solita “testa calda”>>
aggiunse abbozzando un sorriso. <<Come
intenderesti procedere? Sono davvero curioso>> la stuzzicò e la
ragazza iniziò a pensarci su, forse per la prima volta.
<<Non appena il legno è anche solo sfiorato,
le teste si animano>> spiegò e le due fanciulle rimasero in silenzio.
<<Se solo potessimo addormentarle
per qualche minuto, avremmo tutto il tempo di prendere alcuni frammenti>>
suppose Elesya e fu allora che a Reilhan venne un’idea. <<In effetti, c’è qualcosa che potrebbe fare
al caso nostro>> asserì, <<anche
se non è detto che possa funzionare>>. Non entrò nei dettagli benché
le ragazze fossero confuse. <<Tenete
il passo; ne abbiamo di strada da fare!>> affermò in tono
autoritario. Una volta fuori dalla dimora di Murdar, le tre leve percorsero
il lungo viale che si estendeva nel lussureggiante giardino sulla sommità della
scogliera. Attraversarono in fretta anche il piccolo villaggio senza lasciarsi
distrarre dalle altre leve che di tanto in tanto, cercavano di attaccar briga
con loro. Infine lontani dalle mura di Kodur, il Novizio indicò il vulcano che
padroneggiava l’isola, spiegando alle sue compagne come quel luogo fosse la
dimora delle più svariate creature.
<<Che
cosa sarebbero questi Hipis?>> domandò scettica Xera, fissando il ragazzo
sorridere divertito. <<Sono
animaletti davvero singolari>> rivelò senza tuttavia placare la
curiosità delle due amiche. <<E sostieni
che facciano al caso nostro?>> insistette la guerriera, <<Te l'ho ripetuto già troppe volte, sì!>>
replicò alzando gli occhi al cielo. Reilhan esortò le sue amiche a fidarsi di
lui e con passo spedito, s’incamminarono nella direzione indicata in
precedenza. <<Se viaggiamo per
tutta la notte, raggiungeremo il loro covo entro l’alba. A quel punto ci
basterà catturarne alcuni esemplari e tornare al più presto a Kodur>>
spiegò il ragazzo senza dar modo alle due amiche di replicare. <<E se intanto il saggio sarà rientrato, come
faremo a prendere i frammenti?>> sostenne Elesya ma Reilhan non
rispose. Xera si fermò improvvisamente <<Ho capito il tuo gioco, “signor capo gruppo”>> affermò
sarcastica, <<Stai solo cercando di
prendere tempo! Non hai mai avuto intenzione di contraddire Murdar>>
asserì indignata e questo non passò inosservato al curatore.
<<Non ne ho mai fatto segreto, mia cara testa
calda>> rispose <<Potendo
scegliere, farò sempre quanto il saggio chiede; ricordo a entrambe che sarà lui
a giudicare la nostra competizione e sarà meglio quindi non
contraddirlo>> aggiunse alterato. <<Le creature che stiamo cercando ci saranno utili per appropriarci dei
frammenti. Se tuttavia per allora Murdar sarà tornato, accantoneremo questo
insulso piano e ci rivolgeremo a lui soltanto>> annunciò e non volle
sentir ragioni o lamentele. Superate le pianure che circondavano il bosco di
Kodur, Reilhan le aiutò a guadare il torrente che solcava le verdeggianti
distese, affinché fosse più semplice raggiungere le pendici del vulcano.
<<Memorizzate questi passaggi: la
prova finale si terrà sulla cima di Svaltur>> rivelò loro e un
leggero fremito percorse la schiena delle due ragazze. Quando infine giunsero
all’ingresso della foresta grigia che circondava la montagna infuocata, l’ambiente
iniziò a cambiare diventando rovente e soffocante.
I soli erano
tramontati da alcune ore e la fitta foresta impediva alla luna di illuminare i
loro passi. Reilhan innalzò il maglio infondendo una parte del suo potere nell’arma
e questa vibrando, s’illuminò circondata da fiamme candide e confortanti.
<<Torcia perfetta per lunghe
passeggiate in tetre foreste o angusti labirinti>> si pavoneggiò
strizzando l’occhio alla guerriera. Xera sorrise e così Elesya. Con la sola
luce del maglio a illuminare il cammino, non fu semplice attraversare la
foresta. Non mancarono, infatti, diverse occasioni in cui qualcuno era inciampato nelle lunghe radici degli alberi o si era separato dal resto del gruppo. Giunti a pochi
passi dalla destinazione, Reilhan si fermò mantenendo un assoluto silenzio.
<<Che succede?>> domandò
Elesya, messa però subito a tacere con una mossa repentina delle guerriera.
Xera le tappò la bocca delicatamente e la ragazza, nonostante fosse stata colta
alla sprovvista, mantenne la calma. All’improvviso il silenzio fu interrotto
dal rumore di rami spezzati che tuttavia non provenivano da una sola direzione.
In un lampo scarlatto, Xera sguainò Rhinvel che insieme al maglio, illuminò il
piccolo spiazzo nel quale erano stati circondati. Elesya invece restò in
disparte, ma si tenne pronta ad attaccare afferrando saldamente il suo bastone. La spada
rossa vibrò e Xera seppe quando sferzare l’aria con un unico e deciso fendente. Una lama di vento invisibile raggiunse un punto preciso tra gli alberi,
tagliando di netto i tronchi e bruciandone le chiome. Le strane creature che si
nascondevano dietro di essi, iniziarono a disperdersi intimorite dalle fiamme e
dal baccano che la caduta degli alberi aveva provocato. In men che non si dica
la strada fu di nuovo sgombra. <<Era
proprio necessario?>> domandò il curatore scuotendo il capo dinanzi
ai piccoli focolari che si stavano propagando. <<Forza, aiutatemi a spegnerli. Non voglio che
la foresta possa bruciare per colpa nostra!>> insistette dissipando
le fiamme con della terra. <<Dovresti
tenere a freno quella lama>> tenne a precisare dopo aver estinto il
fuoco <<Avresti potuto ferire
qualcuno!>> ma Xera non
rispose.
Con il viso imbronciato, continuò a seguire i suoi due amici, riflettendo
tuttavia su quanto fosse vasto il potere della nuova lama. Trascorsero altre
due ore e finalmente il trio giunse a destinazione. Si erano spinti fin sotto il
vulcano, la cui roccia di basalto baluginava appena se illuminata dai riflessi della
luna. L'alba però era ormai prossima e pian piano il cielo incominciò a schiarirsi
offrendo alle leve una visuale migliore della nuova zona raggiunta. Si
trattava di una parete scoscesa, gremita di buchi profondi e oscuri, dimora di
singolari creature benché di loro non vi fosse alcuna traccia. <<Dobbiamo entrare in una di queste caverne! Quale,
non farà alcuna differenza>> affermò il curatore e le ragazze
continuarono a seguirlo, nonostante fossero affaticate. Imboccato il primo
tunnel, iniziarono ad attraversarlo utilizzando le armi come fossero torce.
Giunti quindi dinanzi a una biforcazione, scelsero la strada alla loro destra e
la seguirono sino alla fine dell’angusto passaggio. Le pareti erano molto
vicine e a stento riuscirono a mantenere la posizione eretta.
Man mano che
proseguirono, l’aria divenne sempre più pesante e irrespirabile, al punto che i
tre ragazzi cominciarono a sudare copiosamente. <<Per quanto ancora dovremo camminare?>> domandò Xera
esasperata dal caldo e appiccicoso ambiente che le rievocava spiacevoli
ricordi. <<Non sprecare il fiato,
Xera. Conviene invece farne una buona scorta; da quel che vedo, ne avremo
bisogno>> ribatté il curatore che fermatosi ancora una volta, fece
loro notare come il passaggio si fosse ristretto. <<Ci toccherà procedere carponi, non vedo
altra soluzione>> spiegò e chinandosi a quattro zampe, proseguì come
nulla fosse. Subito mani e ginocchia iniziarono a dolere, poiché il terreno sul
quale si trovavano era diventato molto caldo. <<Ci siamo quasi!>> disse infine e aiutato dal maglio, allargò
l’uscita permettendo alle due amiche di superarla con facilità. Elesya restò a
bocca aperta. Seppur fosse consapevole di essere giunta fin dentro il vulcano,
lo scenario davanti al lei era davvero surreale.
Un ampio prato ambrato si
ergeva a perdita d’occhio con diverse fontane naturali di lava, che ribollivano
alle estremità. Una luce calda e accogliente li investì accecandoli per alcuni
minuti e presto la giovane maga si domandò da dove potesse provenire.
<<Siamo dentro il vulcano, eppure
questa sembra proprio la luce dei due soli>> asserì Elesya ammirando l'emozionante
spettacolo. <<Guardate!>>
disse Reilhan indicando un punto preciso verso l’alto <<Non fatevi ingannare, sono quelle rocce a
illuminare questo posto>>. Xera osservò più attentamente e quando i
suoi occhi si abituarono alla luce, notò che a sovrastarli vi era una parete
disseminata da piccole pietre incandescenti, che splendevano come potenti torce.
<<Non avevo mai visto così tante
Anhar in un solo luogo>> affermò meravigliato il Novizio, <<Anhar?>> domandò Xera, <<Le Pietre Solerine, è così che le chiamiamo
a Payanir>> rispose Elesya sorridendo, <<Rocce in grado di catturare la luce del sole e di irradiarla per
sempre. Una volta ho visitato un castello illuminato soltanto da queste pietre.
Ricordo la mia tutrice che mi prese per mano e mi spiegò quanto siano rare in
natura e che averle nella propria casa, era sinonimo di prestigio e
potere>>. Xera ascoltò in
silenzio, affascinata dallo spettacolo cui stava assistendo, ma Reilhan catturò
la loro attenzione indirizzandole su qualcosa di altrettanto singolare.
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