Il cuore iniziò a
batterle più forte e un insolito timore, le bloccò il corpo. I suoi occhi vorticarono per la stanza. Da un lato i due Hipis che brucavano l’erba ambrata
sul letto, dall’altro qualcuno che bussava alla porta cui la loro presenza
doveva essere subito celata. Xera non seppe cosa fare e quando il bussare
divenne più insistente, afferrò il lenzuolo sgualcito dall’angolo del letto e
lo usò per coprire i due animali. Lentamente si recò davanti all’uscio della
stanza, poggiando un orecchio allo spesso legno. Chiuse gli occhi e ascoltò con
attenzione, tentando di scorgere il più piccolo dettaglio che le permettesse di
comprendere chi si celava dietro la porta. Dall’altro lato però non avvertì
alcun rumore. I due Hipis iniziarono a diventare irrequieti, nascosti sotto il
lenzuolo e l’unica cosa che la guerriera poté fare, fu di aumentare la dose
d’erba a loro disposizione. Una nuova serie di colpi la fece sobbalzare e di
riflesso si ritrovò a ingoiare solo dell’aria poiché avvertì il cuore balzarle
in gola. Di nuovo tornò davanti alla porta cercando di non far rumore.
<<Calmati Xera>> disse a se stessa
respirando piano. Con la mente tentò di scoprire l’identità dell’insistente
visitatore <<Se fosse
Hillin?>> mormorò ma subito scosse il capo <<No, Hillin non busserebbe mai. Murdar forse …>>
e la sola idea del saggio dietro la porta, la fece tremare. Reilhan le aveva
avvisate: mai contraddire il vecchio, dopotutto sarebbe stato lui a giudicare l’intera
competizione. Che cosa avrebbe fatto se avesse scoperto i due Hipis nella loro
stanza? Murdar non era sciocco e non ci avrebbe impiegato molto a smascherare quel piano, ossia l’insana
scelta di adempiere alle richiese della donna che tanto lo irritava. <<”Non avete idea di quante cose si possano
fare con quei frammenti”>>. Ripensò alle parole del saggio e al
risentimento che il suo volto aveva lasciato trapelare nei confronti di Madame
Taròt. Xera decise allora di non muovere più un muscolo. Fingere che non ci
fosse nessuno nella stanza, divenne per lei il solo piano logico da seguire e
dentro di sé iniziò a pregare che i due amici non tornassero troppo presto.
Con
passo felpato raggiunse il letto scoprendo i due animali affinché potessero
tranquillizzarsi con la sua presenza. Si accovacciò accanto a loro e li strinse
delicatamente, sperando che il calore del suo corpo fosse d’aiuto. Dopo svariati
tentativi, la persona nel corridoio si arrese, pur tuttavia restando nei
paraggi poiché una nuova serie di colpi si avvertì dalla stanza accanto: la
numero nove. Xera non si era mai chiesta chi fossero gli altri ospiti della
magione e inconsciamente aveva dato per scontato che gli unici ad affollare
quelle stanze erano loro. Fu subito smentita però dal vociferare che prestò
animò il corridoio.
<<Mi dispiace disturbarla Signore, devo tuttavia chiederle di abbandonare la stanza, perché tra qualche ora la casa ospiterà un
Summit al quale nessuna Leva potrà presenziare>>. La voce di
una giovane donna riecheggiò nel lungo antro, facendo sussultare la guerriera.
<<Oh no!>> pensò.
<<Murdar si scusa e la prega di
soggiornare presso la taverna di Aldaria per tutta la durata del Summit.
Naturalmente a sue spese!>>. La donna si congedò e la porta della
stanza si richiuse bruscamente.
Xera sentì ripetere le stesse parole diverse
volte, contando in silenzio il numero di ospiti presenti in quella casa. Solo
quando i due amici fecero irruzione di soppiatto nella stanza, la guerriera
tornò a respirare regolarmente. In fretta spiegò quanto era appena accaduto e
presto anche loro iniziarono a mostrare agitazione e impazienza. <<Il Summit cambia tutto!>> esclamò
il Novizio, <<Murdar non ci darà
udienza né vorrà averci nelle più immediate vicinanze. Non so davvero cosa
fare!>> affermò grattandosi ciò che restava della sua barbetta.
<<Portiamo avanti il piano!>>
asserì Xera all’improvviso. <<Abbiamo qualche ora prima del Summit e da quel che ho capito, Murdar non è
ancora tornato. Vale la pena provarci!>> aggiunse stranamente
rinvigorita dall’adrenalina che aveva cominciato a circolarle nel sangue. Elesya
si massaggiò la base del collo e ancora preoccupata per la runa, acconsentì al
piano della guerriera. << È rischioso,
se Murdar dovesse rientrare o se i due Luàn dovessero essere immuni al loro
potere>> disse indicando i due animali <<Per noi potrebbe essere la fine della competizione>> e di
colpo le ginocchia si fecero troppo deboli per sostenere il peso di quell’orribile
prospettiva.
Aveva lavorato a lungo e la meta non era molto lontana, che cosa
fare dunque? Poi però ripensò a tutti gli orribili effetti che i marchi
potevano avere sulle persone se sopportati troppo a lungo e quanta sofferenza arrecavano
se non cancellati per tempo. Così ancora una volta antepose se stesso e le sue
idee a favore del nuovo piano, <<”in
fin dei conti è questo che ci si aspetta da un curatore”>> farfugliò.
Decisero allora di prendere tutte le loro cose, in modo tale da poter
abbandonare al più presto la dimora del saggio se il piano fosse andato a buon
fine. Lasciandosi il corridoio dietro le spalle, si recarono velocemente
davanti all’imponente uscio di legno, sul quale vi erano scolpite le teste di
Luàn. Xera depose i due Hipis proprio di fronte alla porta e di soppiatto si
nascose insieme ai suoi compagni, dietro il muro che permetteva di accedere all’atrio
successivo. Con alcuni residui di cera prelevati dalle candele fissate alle
mura, si tapparono le orecchie così che il suono melodioso dei due animali non
potesse scalfirli. Finita la scorta d’erba ambrata a loro
disposizione, i due Hipis divennero più irrequieti fino a quando presi dal
panico, trillarono come campanellini d’argento diffondendo un profondo senso di
quiete per tutta la casa.
Xera estrasse il pugnale dalla fondina sulla coscia
e in fretta si avvicinò alle due teste inserendo la sottile lama nello spesso
legno. Non fu semplice perché il materiale era molto resistente ma anche il
pugnale non era da meno, nonostante le ridotte dimensioni. Il primo frammento
volò sul pavimento ma Elesya lo recuperò velocemente nascondendolo nella
bisaccia. Il secondo invece fu più difficile da afferrare, poiché le creature
iniziarono a mitigare il loro canto a causa della guerriera. <<Non adesso!>> affermò minacciosa,
cercando di intimorirli, ma fu tutto inutile. I due Hipis presero a
girarle intorno ritemprati dalla sua presenza. Xera restò immobile con la punta
del coltello ancora inserita nel legno. Se solo avesse sfiorato le teste,
queste si sarebbero risvegliate attivando infine i sistemi difensivi della stanza.
Erano pur sempre delle sentinelle. A questo inoltre si aggiunse un crescente
vociferare, provenire dall’altro capo del corridoio e un numero esorbitante di
passi scalpitare proprio in direzione delle stanze di Murdar. <<Il Summit sta per cominciare, sbrigati Xera,
non ho alcuna intenzione di tornarmene a casa>> la esortò il Novizio osservando
con insistenza lo scenario alle sue spalle.
<<E come pensi debba fare? Questi due vogliono aiutarmi>>
rispose stizzita. Elesya si fece avanti e con delicatezza depose le mani su
quelle dell’amica <<Allontanati
Xera, se non ti vedono, ricominceranno a cantare>> le disse prendendo
il suo posto. Xera raggiunse in fretta il Novizio, approfittando di un momento
di distrazione dei due Hipis che le permise di distanziarli. E proprio come aveva predetto
Elesya, gli animali ripresero a cantare in assenza della guerriera. La giovane
Maga strinse le piccole mani attorno all’elsa del pugnale. Era particolarmente
caldo a causa del contatto prolungato con la pelle della sua amica e imprimendo
tutta la forza che aveva, riuscì a staccare un altro frammento dal portone
antico. Anche quest'ultimo fu nascosto con cura nella bisaccia. <<Dobbiamo andarcene!>> affermò
riconsegnando l’arma alla guerriera. Xera recuperò inoltre i due Hipis che di
nuovo smisero di cantare rassicurati dal suo tocco e senza guardare indietro, si diresse verso
l’uscita.
<<Non così in fretta!>> intimò una
voce alle loro spalle. I tre ragazzi sentirono il sangue raggelarsi nelle vene
e alcune goccioline di sudore freddo, imperlarono le loro fronti. Il cuore batteva
troppo velocemente e per un attimo Elesya ebbe la sensazione che di lì a poco
le sarebbe esploso nel petto. <<Non vi hanno forse detto di abbandonare la
dimora?>> insistette. Reilhan si voltò sfoggiando un timido sorriso.
Fu rincuorato nel constatare che si trattava soltanto di una delle cameriere. Era
una signora eccessivamente minuta ma nonostante le discrete proporzioni, la sua
autorità non era messa in discussione. Non riuscì a immaginare quanti anni
potesse avere ma dalle rughe presenti sul suo volto, comprese che sarebbe stato
saggio dimostrarle rispetto. <<Mi
dispiace Signora, stavamo appunto andando via>> disse costernato e il
volto della donna si rischiarò. <<Puoi
chiamarmi Paoletthe>> asserì con un tono meno severo ma autoritario.
<<Raggiungete l’uscita laterale che
da direttamente ai giardini, in caso contrario vi trovereste di fronte l’intero
Concilio al completo!>> suggerì loro congedandosi.
Quando li superò
senza voltarsi indietro, Elesya non poté fare a meno di notare i piccoli piedi
pelosi della donna, più simili a quelli di una bestia che di un essere umano. Reilhan la ringraziò evitando di soffermarsi a lungo e afferrando per un braccio Xera (che sino
a quel momento non si era ancora girata) si portò in direzione dell’uscita
secondaria. Le voci della folla si fecero più insistenti e per pochi istanti
furono costretti a ripararsi dietro un’imponente pianta per non essere
scoperti. Un numero indefinito di uomini e donne sfilò accanto a loro
discutendo animatamente sui più disparati argomenti. Tutti indossavano la
stessa tunica celeste che sfoggiava lo stemma del Concilio Superiore dei maghi,
ossia una stilizzazione della runa della conoscenza arcana: un occhio con un
pentacolo al centro del bulbo. Nessuno sembrò far caso a loro,
almeno fino a quando la pianta non tremò. Un Hipis aveva, infatti,
addentato la foglia a lui più vicina, strappandola di netto dal resto del
pregiato ornamento. Due o più teste si voltarono in direzione dei ragazzi che
di nuovo restarono impietriti temendo il peggio.
Xera subito allontanò i due animali
dalla pianta, fulminata dallo sguardo minaccioso di Reilhan. Un membro del Concilio
particolarmente alto, si mosse andando loro incontro mentre i ragazzi
iniziarono a tremare. Reilhan cercò di pensare a cosa dire per giustificare la
loro presenza ma l’agitazione e il timore gli remarono contro. Elesya allora strinse
la sua mano attorno a quella del curatore e lui finalmente si calmò. <<Prego, venite avanti!>>. La voce calda
e accogliente di Murdar si diffuse per tutto il corridoio e presto il membro
del concilio tornò sui suoi passi. Nel momento in cui tutti si furono allontanati, gli
amici poterono riprendere a camminare, lasciandosi infine alle spalle la
dimora del saggio. Solo quando raggiunsero nel giardino, tornarono a
respirare. <<Per un pelo!>> mormorò
il Novizio ripiegato su se stesso. Il viso era pallido e contrastava
vivamente con il rosso dei suoi capelli. <<Questa volta ho temuto il peggio>> aggiunse. Anche Xera si
accasciò sulle ginocchia e per la prima volta avvertì l’impulso
irrefrenabile di piangere anche solo per ricacciare la tensione vissuta fino a
quel momento. <<Dobbiamo riportare
i due Hipis a casa! Non perdiamo tempo, ci hanno già causato abbastanza
problemi>> disse Reilhan torvo e senza esitare, si diresse verso il
villaggio.
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