Dopo che anche Xera poté rivendicare le sue ore di
riposo, il gruppo si preparò a ripartire. <<Ti sei deciso finalmente a dirci cosa ci aspetta, una volta giunti a
destinazione?>> domandò Xera contrariata ma Reilhan era troppo
assorto nei suoi pensieri per prestarle attenzione. Il suo unico cruccio,
infatti, fu di controllare costantemente la mappa, sebbene col timore che i
suoi dubbi divenissero, presto o tardi, una certezza. Solo quando la distesa
erbosa sparì gradualmente per far posto a dei tetri boschi, il Novizio si
decise a parlare. <<Adesso ne ho la
conferma: la nostra destinazione è proprio la Foresta di Goreha!>>,
<<E come intendi procedere a questo punto?>> asserì Elesya
preoccupata. Reilhan si voltò verso Sud e incrociando le braccia, spiegò alle
sue compagne che dinanzi a loro vi erano due strade.
<<Se decidessimo di proseguire, sappiate che
non avremo a che fare con semplici bestie o divinità magnanime; con Goreha non
si scherza! Al contrario non vi biasimerò se invece sceglieste di rinunciare alla
ricompensa: le nostre vite valgono ben più di cento monete d’oro>>. Xera
ed Elesya si guardarono confuse non riuscendo a comprendere come mai il Novizio
avesse cambiato idea così facilmente. <<Non dovevamo svolgere delle missioni più importanti per superare i
nostri avversari?>> disse Xera ricordando le parole del curatore ma
Reilhan scosse il capo e aggiunse <<Come credi di affrontare un avversario tanto forte senza nemmeno una
spada?>>. La guerriera non ribatté, fu invece Elesya a prendere la
parola <<Non possiamo sobbarcare
Xera del peso di ogni singolo combattimento, ricordi cosa ci siamo detti
durante la sua assenza? Prima di decidere inoltre vorrei avere più informazioni
in merito, sento che i particolari più importanti non ci sono stati ancora detti>>.
Approfittando di una roccia, Reilhan si sedette e riposta
la mappa, invitò le sue amiche a fare lo stesso. Infine scuro in volto, iniziò
a narrare loro della fantomatica Goreha.
<<Erano
passati circa due mesi dal nostro sbarco su Horsia, quando Hila convocò me e
Mihrrina per illustrarci i dettagli della nostra prima missione di grado
superiore. La nostra Novizia risiedeva sull’isola da sempre e nessuno più di
lei conosceva i pericoli celati su questa terra. Non appena, infatti, capì che
la destinazione del viaggio sarebbe stata una certa foresta, ci condusse al
cospetto di due uomini molto anziani, famosi per essere stati gli unici superstiti
di un intero esercito>>. Xera allora domandò <<Che cosa centra tutto questo con
noi?>> ma Reilhan finse di ignorarla e continuò invece il suo racconto.
<< Come stavo appunto dicendo,
prima di essere interrotto ...>> ribadì, lanciando un’occhiataccia all’amica
<<Questi due uomini erano stati in
passato dei soldati, al cui esercito fu dato l’ordine di arrestare la
pericolosa Goreha; ma procediamo per gradi.
Goreha era una nobil donna che risiedeva in un
palazzo al centro di una foresta lussureggiante, luogo noto per la presenza delle
rose miracolose. I petali di questi fiori, infatti, si diceva disponessero di notevoli
proprietà curative, capaci addirittura di donare la vita eterna. Con questa
prospettiva quindi, numerosi regni inviarono i propri emissari per acquistare
presso la dama, le famose piante ma Goreha (la signora della foresta) rifiutò
ogni tipo d’offerta. Diceva a tutti che “le rose erano le sue figlie e come tali
non avrebbe mai potuto venderle”>>. Elesya sobbalzò, <<So a cosa stai pensando, poiché il tuo
giudizio fu il medesimo dei nobili rifiutati. “Quella donna è pazza!”, “Le rose
sono un bene di tutti, non le appartengono!”, “Merita la prigione!”. Questo si
disse all’epoca e con il malcontento che cresceva dopo ogni rifiuto, ben presto
alcuni regni decisero di inviare i loro uomini più valorosi per catturare la dama>>.
Xera sbuffo <<I nobili non
sanno mai accettare un “no”; se non rispetti il loro volere, la prigione
diventa la tua casa>>. <<Hai ragione, difatti alcuni ritennero che attaccare una donna sola, di
cui nessuno si era mai lamentato, fosse solo un gesto egoistico ma quando si
parla di vita eterna, anche il più virtuoso può divenire un vile
assassino>> affermò Reilhan. <<Quello che ignoravano però, è che Goreha non era una semplice dama,
bensì una studiosa, il cui unico scopo nella vita fu la creazione del seme
perfetto. Dopo lunghi anni di ricerche, infatti, fu in grado di infondere i
suoi poteri curativi nei bulbi di alcune rose selvatiche presenti nella foresta
circostante, creando infine il fiore miracoloso. Si dice tuttavia che una volta
generata la nuova varietà di rose, la donna non uscì più dal suo castello
temendo, che in sua assenza, qualcuno avesse potuto rubarle.
Avvenne quindi
che giunti dinanzi alla foresta di Goreha, gli emissari dei nobili si fecero
largo tra la fitta vegetazione con asce e falci, distruggendo così inconsapevolmente, l’unico ambiente favorevole alla coltivazione dei tanto agognati fiori.
Immaginate quale duro colpo fu per la dama, vedere distrutto il suo giardino
prediletto. Fu proprio allora che i petali dei suoi fiori si tinsero di un nero
assoluto>>.
Le due ragazze restarono senza parole. <<Non cambiò tuttavia solo l’aspetto dei fiori:
la dama, infatti, in preda all’odio, gettò una terribile maledizione sulla foresta,
decretando che “La rosa che prima donava la vita, da quel giorno l’avrebbe
reclamata”. La foresta fu presto infestata da rovi tortuosi e spessi,
gremiti di spine aguzze ma soprattutto velenose. Chiunque ne fosse stato anche
solo sfiorato, sarebbe morto. La lussureggiante vegetazione pian piano appassì
e dei maestosi alberi ne restarono soltanto gli scheletri a testimonianza della
vita che si era spenta. Come sapete però la magia ha il suo prezzo e persino
Goreha dovette pagarne lo scotto. Il suo corpo, infatti, abbandonò per sempre le
sembianze umane per divenire infine lei stessa, la più letale delle sue
rose>>. <<È terribile!>>
esclamò Elesya sconvolta. <<Se il
fiore benefico non esisteva più, perché allora continuare a bersagliare quel
mostro?>> domandò invece Xera.
<<E qui ti sbagli. Sembra assurdo a dirsi ma alcuni esemplari riuscirono
a sopravvivere ed essendo divenuti assai rari, la signora delle rose pensò bene
di custodirli gelosamente tra le mura del suo castello nero. Numerosi eserciti
ottennero così il permesso di sbarcare sull’isola con l’unico scopo di
annientare la mostruosa creatura per poi impossessarsi dei fiori magici. Nessuno però fece più ritorno ad accezione di quei due uomini. Questi tuttavia
invocarono la clemenza di Murdar, chiedendo inoltre di poter trascorrere il resto
delle loro vite a Kodur>>. <<Tutto ciò non ha alcun
senso!>> lamentò Xera, <<Sarebbe
stato più logico per loro, fuggire lontano da quest’isola, perché
dunque supplicare il saggio di restare. Oltretutto com’è possibile che Murdar
abbia permesso ai nobili di agire in maniera tanto insensata, non è forse il
protettore di Horsia e quindi dei suoi abitanti?>>.
<<I soldati
sapevano che una volta tornati a casa, sarebbero stati interrogati e infine
imprigionati, ecco perché preferirono piuttosto
restare al servizio del saggio. All’epoca inoltre, Horsia non godeva ancora dei
suoi permessi speciali poiché sede della competizione. Era una semplice isola
soggetta alle leggi dei tre regni. Persino Murdar doveva sottostare a quelle
norme, di cui (com’è solito ricordare) lui stesso ne aveva redatte alcune. Fu
per cui sua premura comunicare al continente, che nessun superstite aveva
fatto ritorno dalla spedizione>>. Elesya prese quindi la parola
<<Che cosa vi hanno raccontato, quei
soldati, in merito?>>. Reilhan in un primo momento restò in silenzio, poi però si fece coraggio e disse <<Non
molto in verità, se non le classiche raccomandazioni sul fare attenzione alle
spine e di non avvicinarci al castello: in caso contrario avremmo avuto a che
fare con “la morte incarnata”>>.
Xera si alzò improvvisamente,
<<E quel vecchiaccio vuol darci solo
cento monete d’oro? Lo sapevo che ci stava ingannando! Quando gli consegneremo
i petali, ne esigerò il doppio!>>. Elesya fu stranamente d’accordo
con la sua amica e questo stupì il Novizio che dopo quanto narrato, si
aspettava maggior lungimiranza almeno dalla maga. <<Il nostro compito è prelevare alcuni petali dalle rose che crescono
spontanee sui confini della foresta nera; non si fa alcun riferimento ai fiori
miracolosi, se procediamo quindi con cautela, dovremmo far presto ritorno a
Kodur sani e salvi>> spiegò infine il curatore. Le
sue compagne annuirono determinate e strappata loro la promessa di non agire
impulsivamente, si misero nuovamente in viaggio.
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