I giorni passarono in fretta e per l’instancabile
trio, non ci fu un attimo di tregua. Ancora irritato per la sconfitta subita,
Reilhan decise di affrontare il suo incarico con maggior rigore, affinché le
sue amiche fossero sempre al sicuro. Non avrebbe più concesso, infatti, ai suoi
avversari di sopraffarlo in combattimento. Per settimane quindi si concentrò
esclusivamente sul portare a termine missioni e addestrare le sue compagne,
creando tuttavia un certo malcontento nel gruppo. <<Rei, te ne prego, ho bisogno di riposare! Non ho più memoria dell’ultima
volta in cui ho dormito per una notte intera >> disse sconsolata la
maga, massaggiandosi i piedi indolenziti.
<<Non ne abbiamo il tempo!>> lamentò, <<”Siamo troppo indietro rispetto a tutti gli
altri”>> recitarono le fanciulle all'unisono.
<<Abbiamo capito Rei; non fai altro che ripetere le stesse frasi da giorni, ma ti assicuro, che addormentarsi sul campo di battaglia non ci garantirà
la vittoria>> tenne a precisare Xera, anch'essa provata. Il curatore però
non volle sentir ragioni, convinto ormai che la causa dei passati fallimenti,
fosse da imputarsi al suo carattere fin troppo accondiscendente. <<Avremo tempo per riposare, distanziati i
nostri avversari; inoltre poiché le spade di Kowal costano troppo, la nostra
unica possibilità di farti avere un’arma, è portare a termine una missione di
grado superiore>> spiegò. <<Sappiamo
anche questo e ve ne sono grata, ma ripeto che allenarsi senza mai riposare non
porterà alcun beneficio>>. Vane tuttavia furono le parole di Xera e dovette
presto arrendersi, perché la caparbietà del Novizio era diventata ormai un muro
insormontabile. Si trovarono così ad accettare l’ennesima richiesta, che prevedeva
un lungo viaggio in direzione Sud.
Con le monete accumulate, acquistarono cibo
e degli abiti di ricambio; rivisti infine i dettagli della missione, si
apprestarono a partire. <<Siamo
stati fortunati a poterla rivendicare per primi: la ricompensa
in monete è davvero alta, per non parlare poi dell’artefatto segreto di cui il
vecchio non ci ha voluto rivelare i dettagli>> disse entusiasta il
Novizio. <<Già! Non ti è sembrato
strano però che raccogliere dei semplici petali, per quanto possano essere
pregiati, ci venga così ben pagato?>> replicò Xera perplessa. Anche
Elesya si pose la stessa domanda; dopo quanto vissuto dallo sbarco sull'isola,
aveva ormai compreso che non ci si doveva fidare di nessuno. <<Ammetto che “cercare fiori” possa sembrare
una missione di poco conto, tuttavia credo che se quell’uomo è disposto a ripagarci
con cento monete d’oro, chi siamo noi per giudicare? Chissà, forse si tratta di
una pianta assai rara che cresce su ripidi pendii>> spiegò cercando
di essere il più convincente possibile, sebbene anche lui nutrisse dei dubbi a
riguardo.
<<Ecco perché abbiamo acquistato
delle corde, dunque!>> affermò Elesya, <<Nonostante fossero superflue … ah, capisco!>> aggiunse
sospirando <<Non ti fidi delle mie
capacità>>. Reilhan si fermò; era stato talmente concentrato sull’obiettivo
della missione da dimenticare che la sua compagna fosse in grado di evocare delle
robuste corde oscure, per cui acquistando delle funi (non volendo) aveva ferito
i suoi sentimenti. <<Ben fatto
davvero!>> asserì la guerriera sarcastica. Ci vollero diversi
chilometri di marcia prima che Elesya si convincesse del contrario, ma fu solo
dopo averle concesso un’intera notte di riposo, che la ragazza lo perdonò.
<<Ottimo lavoro!>> le
bisbigliò Xera nell’orecchio.
Giunti ben oltre il bosco che li separava dal
villaggio Kodur, si ritrovarono nuovamente nella vasta distesa erbosa, attraversata
da un fiume che già in passato avevano solcato con la vecchia zattera. <<Se Paldur non l’avesse rubata, avremmo impiegato
meno tempo per svolgere la missione; purtroppo in queste lande non ci sono
tracce di alberi, per cui sarà impossibile costruirne un’altra>> affermò
il curatore grattandosi la barbetta.
<<Strano a dirsi, considerando che abbiamo appena abbandonato un
bosco>> precisò Xera sbuffando. <<Vorrà dire che cammineremo più in fretta: non manca molto al tramonto
del primo Sole e per allora avremo superato la pianura>> e
affrettando il passo, Reilhan si inoltrò tra l'erba fitta.
Di tanto in tanto incontrarono qualche bestia
selvatica di piccola taglia che però non manifestò alcuna intenzione ostile.
Persino un branco di Congura fece la sua comparsa, spaventando Elesya poiché
colta alla sprovvista. <<Non temere Ely, questi animali sono
inoffensivi!>> la tranquillizzò il curatore. Per un lungo tratto i
tre ragazzi furono accompagnati dall'incessante saltellare di quei bizzarri esseri, il cui ritmo li indusse quasi a correre per tenere il passo.
Il più alto
del branco precedeva il resto dei Congura, guidandoli e indicando loro la
strada. Possedevano delle orecchie sottili e corte che al minimo rumore
scattavano agitate. Si spostavano inoltre prevalentemente con le due zampe
posteriori, essendo queste lunghe e slanciate, il contrario esatto delle
superiori che a stento permetteva loro di sfiorarsi il capo. La coda era lunga,
robusta e capace addirittura di sostenerne il peso del corpo: in caso di
pericolo, infatti, la utilizzavano per sovrastare l'erba alta, intimorendo così
i loro nemici. Sulla schiena delle femmine e del capobranco, vi era infine anche
una specie di sacca nella quale trasportavano i cuccioli. In più occasioni le
due ragazze li distanziarono di pochi passi e osservarne i musetti timidi far
capolino dalla schiena della madre, le mise di buon umore a tal punto da
permettere loro di dimenticare quanto in realtà fossero stanche. Così in men
che non si dica, raggiunsero la fine della pianura tuttavia incapaci di
proseguire oltre, avendo corso per precedere il tramonto.
<<Scusami Rei, sono davvero esausta, possiamo
riposarci ora?>> domandò Elesya e ricordando la promessa fatta, il
Novizio accettò. Il discreto bosco in cui si accamparono, gli permise di allestire
un piccolo campo e di accendere quindi un falò; infine rifocillati, dormirono a
turno. La prima a riposare fu Elesya, le cui forze erano giunte talmente agli
sgoccioli da crollare addormentata durante il pasto.
Gli altri due invece ne approfittarono per rivedere la mappa, notando così che una nuova zona era comparsa. <<Guarda
qua, hai macchiato la mappa!>> disse Xera indicando un punto oscuro
della pergamena, <<Ti sbagli,
quello non è dello sporco>> replicò Reilhan serio, <<Temo invece che si tratti della nostra
prossima destinazione>>. Il
Novizio studiò attentamente le nuove coordinate riportando, di tanto in tanto, alcuni
appunti su della vecchia carta. Quando infine confrontò tutte le informazioni,
il suo volto impallidì.
<<Non può
essere>> affermò agitato, <<Che
cosa è accaduto?>> domandò allora Elesya stropicciandosi gli occhi ma
Reilhan si dimostrò restio nel rispondere. <<Reilhan Alder, sputa il rospo>> protestò Xera torva e il
curatore non poté tergiversare oltre. <<Guardate!>> rispose indicando loro la macchia nera, <<La mappa non è ancora completa, questa è
solo la cruna dell’ago!>>. Reilhan si alzò in piedi e volgendo lo
sguardo verso Sud, pensieroso, si grattò il mento. << Avrei dovuto sospettarlo, che i petali incriminati potessero trovarsi
in quella foresta nefasta e tossica>> mormorò. <<Sii più chiaro per favore?>>
ribatté Xera, <<Uno dei luoghi più “caratteristici”
dell’isola, dopo le Paludi Lodo, è la “Foresta di Goreha”. Non ci sono mai
stato di persona, tuttavia ne ho sentito parlare da alcuni abitanti di
Kodur>>. Le due ragazze si guardarono perplesse. <<Chi sarà questa Goreha?>> s’interrogò
Elesya incuriosita, <<Dovresti
riformulare la tua domanda e chiediti invece “cosa” è Goreha!>> precisò
il Novizio, infine tornato accanto al fuoco aggiunse, <<Bene, adesso è il mio turno!>>
chiuse gli occhi e si addormentò.
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