Alle prime luci
dell’alba, Xera finalmente si destò, ritemprata e senza nemmeno più un graffio.
L’ultima cosa che ricordava, erano le forti scosse elettriche che i pugnali di
Mihrrina, avevano generato. Per quanto riguarda ciò che era accaduto in
seguito, invece, ne aveva solo un vago ricordo annebbiato.
Dopo essersi
guardata intorno, notò accanto al letto, sul piccolo mobile di legno adiacente,
il suo fiocco rosso e senza perdere tempo, cercò con lo sguardo, uno specchio
per sistemarsi i capelli. Proprio accanto alla finestra, ce n’era uno molto
alto, simile a quello di sua madre Annabell. Sulla
sinistra dello specchio inoltre, supportato da una struttura di ferro battuto, vi era un catino di terracotta, con un motivo floreale, che conteneva a
sua volta, una brocca colma di acqua calda.
Quando si lavò il viso, con la
mente tornò nella sua piccola stanza, umile ma accogliente, ricordando quante
volte le era sembrata una prigione che la divideva dal resto del mondo. Per un attimo,
desiderò riaprire gli occhi e trovarsi dinanzi a sua madre, anche solo per un
fugace abbraccio, cosa che le mancava più di tutte. Approfittando del catino,
poté lavarsi, prima di indossare i nuovi abiti, piegati con cura sul tavolo
della stanza, accompagnati a sua volta, da un bigliettino su cui era scritto:
“Omaggio della casa”.
Prima di
rivestirsi però, Xera si soffermò brevemente allo specchio. Da quando era approdata
su Horsia, il suo aspetto era cambiato. Il giovane corpo ormai era sempre più
simile a quello di una donna. Sul braccio poté intravedere la cicatrice della
prima ferita subita; all’epoca, Reilhan non era ancora abile con le magie
curative, infatti, tutti gli altri colpi subiti nelle successive battaglie, non
avevano lasciato su di lei alcuna traccia. Poi, dopo un profondo respiro, la
ragazza prese coraggio e si voltò.
Le bastò spostare i lunghi capelli per
scoprire il sigillo maledetto. <<”Questa
è l’unica cicatrice che non potrò mai nascondere”>> pensò. Poté così
osservare quel simbolo per la prima volta, da quando l’era stato imposto,
ricordando il dolore che aveva provato e il male che aveva inferto. Nauseata
dal marchio, allora, decise di coprirlo e così servendosi delle bende candide,
trovate in un cassetto, si fasciò la spalla seppur priva di ferite. Senza
perdere altro tempo, indossò una camicetta bianca e un paio di pantaloni di
cuoio scuro: <<Addio, gonna
imbarazzante>> disse.
Questi erano molto resistenti e allo stesso
tempo, comodi da portare, quasi fossero una seconda pelle. Infine indossò anche
una casacca color lavanda, abbastanza lunga da coprirle, in parte, le gambe, fissata in vita da una nuova cintola di cuoio, dello stesso colore dei pantaloni e munita di un
pratico fodero per spada, tuttavia vuoto. Accanto agli abiti c’erano inoltre,
un paio di guanti di pelle, anch’essi molto resistenti, che le riparavano le
braccia sino ai gomiti e un paio di nuovi stivaletti. Ultimati i preparativi, restava
solo una cosa da fare.
Xera tornò davanti allo specchio e con il fiocco rosso
tra le mani, iniziò a pettinare i rossi capelli. In pochi mesi erano cresciuti
a vista d’occhio, ormai non le ricoprivano solo la schiena e presto o tardi, le
avrebbero ostacolato i movimenti in battaglia. Ricordando così gli insegnamenti
di Annabell, in pochi minuti li acconciò, affinché non fossero per lei d’intralcio,
saldamente legati a formare sulla sinistra del suo capo, una lunga treccia, chiusa
con il nastro porpora.
Mentre scendeva le
scale, Xera sentì le voci di molte persone, a lei tutte familiari. Raggiunse
allora gli amici, ansiosa di riprendere il viaggio. << Xera, come sei bella!>> disse
Elesya abbracciandola. <<Anche tu
lo sei Ely, questo vestito ti sta molto bene>>, rispose. <<Incredibile, sono riusciti a tessere degli
abiti che donano l’aspetto di un guerriero anche alle pivelle>>, la
voce di Mihrrina risuonò in tutta la stanza, sovrastando il vociferare delle
giovani Leve. Tra loro, infatti, c’era anche lei, in forma e pronta per
affrontare nuove battaglie.
<<Tesoro,
te ne prego, rammenta il discorso di Murdar sui doveri del Novizio>>
le disse Norwen, temendo un nuovo scontro, ma la giovane Hem lo ignorò.
Raggiunse Xera e sorprendendo tutti, le tese la mano << Sei sicuramente la pivella più pazza che
abbia mai conosciuto e la più testarda. Sei impulsiva, arrogante e non curante
delle regole. Non ascolti il tuo capo gruppo e non temi chi è più forte di te.
Per alcuni potrebbe essere sinonimo di stupidità e scarso buon senso, per altri
invece, significa avere coraggio. Sono sicura che saresti una preziosa alleata
in battaglia e se il tempo vorrà, anche un’amica>>.
Le due ragazze si
strinsero la mano, tranquillizzando così i loro gruppi. <<Non ti fare illusioni però>> tenne
a precisare Mihrrina << non ti
perdonerò mai per avermi distrutto la mia preziosa frusta>>, poi si
voltò e raggiunse fiera, l’arciere e i suoi compagni. Xera poté così
trascorrere delle ore in compagnia dei nuovi e vecchi amici, ascoltando le loro
storie e mangiando la ricca colazione offerta da Aldaria. Tutti le sembrarono
contenti, ad eccezione di uno: Reilhan. Era l’unico con cui ancora non aveva
parlato e questo le creò disagio.
I primi a riprendere il viaggio furono
Keldas, Shùly e Norwen, tornati al villaggio solo per portare a termine una
missione a loro assegnata. I saluti si svolsero in fretta, poiché la loro nuova
meta era molto lontana. Il gruppo di Mihrrina invece, era reduce da cinque missioni
consecutive, per cui preferirono prendersi una pausa, prima di riprendere il
viaggio. Xera non poté fare a meno di notare la spada di Zabora con un velo di
tristezza, poiché la sua era stata distrutta durante il duello. << Recati dal fabbro, li potrai trovare tante
spade con cui sostituire quella che hai perso>> gli disse il ragazzo,
quasi le avesse letto la mente, <<Sappi
però, che Kowal Zholl non regala niente a nessuno, non tutti sono gentili come
Aldaria>>.
Xera si rabbuiò, non aveva monete con sé e senza spada si
sentiva inutile. <<Meglio
così>> disse il curatore, interrompendo il silenzio sin ora
mantenuto, <<Restare qualche tempo
senza armi, le rammenterà che prima di agire, bisogna riflettere!>>.
Nonostante le forti parole di Reilhan fossero meritate, la guerriera provò
rabbia, cercò tuttavia di mascherare i suoi sentimenti, con scarsi risultati.
<<Prendi questo>> disse
Mihrrina, porgendole un piccolo pugnale nella sua guaina. <<Legalo alla gamba che ti è più comoda; in
caso di necessità potrai comunque difenderti e non essere di peso ai tuoi
compagni; non è una spada, ma almeno non sarai del tutto scoperta>>.
Xera sorrise, era grata alla Novizia per l’inaspettato regalo. << Non avresti dovuto!>> le disse
Reilhan, contrariato dal gesto della ragazza. <<Andiamo Rei, non essere così severo, ha dovuto combattere contro di me,
non credi che sia stata punita abbastanza?>>, <<Sono io il suo
Novizio, lei è sotto la mia responsabilità>> ribadì. <<Proprio per questo dovresti essermene grato: se un anello della catena è debole, questa è destinata a spezzarsi>>.
Mihrrina strizzò l’occhio alla nuova amica, <<Dì un po’ Rei, da quando sei diventato così ligio al dovere? Ricordo
che il mio vecchio compagno d’avventure, era caparbio e desideroso di menar le
mani; cosa ti è successo?>> domandò curiosa la ragazza, <<Sono soltanto cresciuto!>> le
rispose brusco poco prima di abbandonare la stanza.
Xera decise di seguirlo ma
Mihrrina la fermò << Lascialo solo
per qualche tempo, ha bisogno di sbollire la rabbia e poi vedrai che tornerà il
solito rompiscatole>>. <<Come fai a conoscerlo così bene?>>
disse Xera. << è una lunga storia,
quindi fareste meglio a mettervi comode, amo narrare le mie gesta, forse dovrei
scriverci un libro>> rispose impettita, <<Allora
sarebbe il più corto del mondo!>> asserì Zabora, << A causa della tua impazienza, non
resisteresti un giorno, lontana dal campo di battaglia>> aggiunse. << Hai ragione!>> disse la
giovane Hem, <<Ci sono persone
destinate a narrare imprese valorose e poi ce ne sono altre, invece, nate per compierle:
io appartengo certamente alla seconda categoria>>.
Nessun commento:
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi