<<Non mi sono mai piaciuti i maghi, non sanno guardare al di là del loro egocentrico naso>> disse la testa di destra. Elesya arrossì imbarazzata e stringendosi ancor di più al braccio di Xera, continuò a guardare il tappeto porpora che ricopriva il corridoio. <<Vi prego di accettare le nostre scuse; la mia amica è sbarcata da poco sull’isola, tutto è una novità per lei>> spiegò loro Reilhan, tentando di rabbonirli. <<Se io fossi nuova, me ne resterei in silenzio>> replicò la testa di sinistra, <<Ben detto sorella, i giovani di oggi non comprendono il potere delle parole>> affermò la testa di destra.
I due Luàn continuarono a conversare tra di loro per diversi minuti, ignorando completamente i tre ragazzi che si limitarono ad ascoltare in silenzio. Stanca tuttavia, di aspettare, Xera prese la parola <<Vorremmo vedere il Saggio Murdar … per favore>>. Sebbene avesse scelto un approccio cortese, il tono finale della sua richiesta, non lasciava margine d’errore. Le Teste allora, colpite dall’autorità con cui Xera si era rivolta loro, smisero di parlare e tornarono a fissare i ragazzi. <<Un’altra guerriera, come se non ne avessimo abbastanza di lattine armate>> disse la testa di sinistra. <<Ti sbagli Kìrì, questa non è né una lattina né tantomeno armata! Che fine ha fatto la tua spada? È forse andata perduta insieme al tuo buon senso?>> aggiunse la testa di destra. I due Luàn iniziarono a deridere la fanciulla, quando Xera, stanca di ascoltarli, posò le sue mani sulle loro fronti, scura in volto e senza dire una parola.
Improvvisamente, le due teste smisero di ridere e di parlare. <<I guerrieri non hanno mai senso dell’umorismo, era chiaro che stessimo scherzando. Vero Betùl ?>> asserì la testa di sinistra, con la voce un po’ tremolante. <<Verissimo Kìrì, noi amiamo i guerrieri, i maghi e i curatori; non parliamo d’altro tutto il giorno, da mane a sera>> rispose la testa di destra. Xera, allora ripeté la sua richiesta e questa volta, il tono autoritario, mise in soggezione persino i suoi amici che fissarono increduli la scena. <<Il vecchio è occupato in questo momento!>> rispose Kìrì distogliendo lo sguardo dalla ragazza, <<Mia sorella non mente! Il saggio non vuole essere disturbato>> dichiarò Betùl.
<<Aspetteremo qui se per voi non è un problema>> disse Reilhan cercando di ripristinare la situazione ma Xera non volle saperne di aspettare e con le mani ancora imposte sulle due teste, ordinò loro di aprire le porte. Il Novizio cercò di dissuadere Xera dal suo intento, poiché nonostante non sapesse come avesse potuto intimorire i due Luàn, costringerli a infrangere una richiesta di Murdar, avrebbe significato solo guai. Xera però era impaziente di incontrare il vecchio e non volle saperne delle raccomandazioni del suo amico. Esasperati e intimoriti dalla guerriera, le due teste accettarono di aprire le porte, lasciando a lei le conseguenze del gesto. Raggiunti i suoi compagni, Xera osservò il portone spalancarsi, rivelando le stanze del Saggio, occupate da Murdar e da un’altra persona di cui si scorgeva solo il mantello, di spesso tessuto, che indossava. <<Non è ancora giunto il suo momento!>> disse il saggio poco prima che la conversazione fosse interrotta dall’improvviso ingresso delle tre Leve.
I due Luàn continuarono a conversare tra di loro per diversi minuti, ignorando completamente i tre ragazzi che si limitarono ad ascoltare in silenzio. Stanca tuttavia, di aspettare, Xera prese la parola <<Vorremmo vedere il Saggio Murdar … per favore>>. Sebbene avesse scelto un approccio cortese, il tono finale della sua richiesta, non lasciava margine d’errore. Le Teste allora, colpite dall’autorità con cui Xera si era rivolta loro, smisero di parlare e tornarono a fissare i ragazzi. <<Un’altra guerriera, come se non ne avessimo abbastanza di lattine armate>> disse la testa di sinistra. <<Ti sbagli Kìrì, questa non è né una lattina né tantomeno armata! Che fine ha fatto la tua spada? È forse andata perduta insieme al tuo buon senso?>> aggiunse la testa di destra. I due Luàn iniziarono a deridere la fanciulla, quando Xera, stanca di ascoltarli, posò le sue mani sulle loro fronti, scura in volto e senza dire una parola.
Improvvisamente, le due teste smisero di ridere e di parlare. <<I guerrieri non hanno mai senso dell’umorismo, era chiaro che stessimo scherzando. Vero Betùl ?>> asserì la testa di sinistra, con la voce un po’ tremolante. <<Verissimo Kìrì, noi amiamo i guerrieri, i maghi e i curatori; non parliamo d’altro tutto il giorno, da mane a sera>> rispose la testa di destra. Xera, allora ripeté la sua richiesta e questa volta, il tono autoritario, mise in soggezione persino i suoi amici che fissarono increduli la scena. <<Il vecchio è occupato in questo momento!>> rispose Kìrì distogliendo lo sguardo dalla ragazza, <<Mia sorella non mente! Il saggio non vuole essere disturbato>> dichiarò Betùl.
<<Aspetteremo qui se per voi non è un problema>> disse Reilhan cercando di ripristinare la situazione ma Xera non volle saperne di aspettare e con le mani ancora imposte sulle due teste, ordinò loro di aprire le porte. Il Novizio cercò di dissuadere Xera dal suo intento, poiché nonostante non sapesse come avesse potuto intimorire i due Luàn, costringerli a infrangere una richiesta di Murdar, avrebbe significato solo guai. Xera però era impaziente di incontrare il vecchio e non volle saperne delle raccomandazioni del suo amico. Esasperati e intimoriti dalla guerriera, le due teste accettarono di aprire le porte, lasciando a lei le conseguenze del gesto. Raggiunti i suoi compagni, Xera osservò il portone spalancarsi, rivelando le stanze del Saggio, occupate da Murdar e da un’altra persona di cui si scorgeva solo il mantello, di spesso tessuto, che indossava. <<Non è ancora giunto il suo momento!>> disse il saggio poco prima che la conversazione fosse interrotta dall’improvviso ingresso delle tre Leve.
<<Parli del diavolo …>> replicò la misteriosa figura accanto al vecchio, osservando i ragazzi con molta attenzione. Dalla voce capirono solo che si trattata di una ragazza. Reilhan imbarazzato, cercò di scusarsi per aver interrotto il loro incontro e afferrando le sue amiche per i polsi, decise di lasciare la stanza, dicendo loro più volte, per la vergogna, che avrebbero atteso fuori per tutto il tempo necessario. <<Non avete motivo di andare>> disse la ragazza misteriosa, <<Io ho finito>>, <<Alea, bambina mia, resta ancora un po’. Non c’è motivo di affrettare il tuo ritorno, prenditi qualche giorno per riflettere>> le raccomandò Murdar con il suo pacifico sorriso stampato sul volto. La ragazza allora sbuffò e abbassando le spalle, si arrese alla richiesta del vecchio mentore.
Poco prima di uscire però, quando fu accanto alla guerriera, cominciò ad annusarla, quasi fosse un animale selvatico che per la prima volta entra in contatto con un essere umano. Xera ne rimase sorpresa e per lo stupore indietreggiò. La ragazza allora si tolse il cappuccio e rivelò ai tre amici, il suo aspetto fuori dal comune. Era poco più alta di Xera ma diversamente dalla guerriera, le sue sembianze erano più simili alle creature mitologiche che poco prima, avevano rimirato nel giardino. La strana fanciulla continuò ad annusarla con insistenza e più si avvicinava e più mostrava la diversità del suo aspetto.
Il viso era sinuoso ma asciutto, mentre i lineamenti ricordavano quelli dei gatti di Thesla. Alle estremità della testa vi erano due grandi orecchie feline, bianche e pelose esternamente e rosa all’interno. Sulla punta di queste inoltre, si potevano persino intravedere due orecchini d’oro perfettamente identici, che riproducevano l’effige di una spada, baluginando appena. I suoi capelli le incorniciavano il viso con un caschetto liscio e setoso, bianco anch’esso come la neve. La carnagione della fanciulla, invece, era abbronzata e questo faceva ancor più risaltare, il pallore dei suoi capelli. Una volta distolto lo sguardo dalle buffe orecchie pelose, Xera iniziò a fissare il suo volto e fu allora che notò l’eterocromia dei suoi occhi. Uno infatti, era dorato e l’altro argenteo, delineati da due sottili sopracciglia anch’esse bianche e da delle striature (sulle guance) un po’ più scure del suo carnato, simili alle strisce tipiche del manto di alcuni felini.
Quando la ragazza fu a pochi centimetri dal volto di Xera, la guerriera notò il sigillo dorato, impresso sul mantello. Non c’erano dubbi, era quello della famiglia reale di Nortor. <<Ah! Quella è una coda!>> disse intimorita Elesya, notando qualcosa spuntare dal bordo inferiore del mantello. La ragazza allora si girò e con la stessa sorpresa della giovane maga, rispose << Ah! Quello è un naso!>> ci fu un momento di silenzio, ma fu presto interrotto dalla risata buffa del saggio. <<Non hai mai visto una coda?>> domandò la fanciulla perplessa. <<Ne ho viste molte … sugli animali e mai nessuna sulle persone>> rispose Elesya, sentendosi a disagio, quasi fosse lei la strana. La ragazza allora, portandosi le mani al volto, sospirò e disse <<Che persone tristi devi aver incontrato, per fortuna sei sbarcata su Horsia, di cui tutto si può dire, tranne che non ci sia da divertirsi>> poi sorridendo, tese la mano alla giovane maga e si presentò.
<<Il mio nome è Alea Yanglea, Comandante di Fanteria dell’ingresso Nord di Nortor, a vostro servizio>> e con rigore, si inchinò. I tre amici si guardarono sorpresi e goffamente cercarono di mantenere la medesima serietà, presentandosi a loro volta. Il risultato però fu abbastanza deludente, poiché non conoscevano gli usi militari, fatta eccezione per Xera, nella cui breve vita aveva visto ogni sorta di guerriero, stanziarsi presso la sua dimora. <<Il mio nome è Xera Rouster, Giovane Leva delle terre di Dalihan. Te ora Mure Ore >> disse la guerriera suscitando non poca ammirazione nella nuova arrivata che rispettando il rituale di Nortor, rispose << Te ora Mure ore >>. Sia Elesya, sia Reilhan erano perplessi, non avevano mai sentito quelle parole che per loro non avevano alcun significato.
<<Ah! Ah! Ah! Non udivo un simile rigore dai tempi dell’invasione degli Agas>> asserì il Saggio, ridendo buffamente, <<Insetti assai fastidiosi quelli, piccoli e appiccicosi; se ti entrano nelle orecchie, ti costringono a usare le buone maniere fino a quando non muoiono. Sospetto che siano stati il frutto di qualche magia andata male, creata per forzare le persone a comportarsi secondo l’etichetta, tuttavia la loro incontrollata riproduzione, associata a un’esistenza assai breve, fece si che costituissero più che altro una seccatura, piuttosto che un ausilio. Toglierli via dalle orecchie portava via tanto tempo e temo ahimè, che alcuni siano ancora lì>> disse grattandosi il grande padiglione auricolare con un dito.
Xera spiegò brevemente ai suoi amici, che tra soldati di Nortor ci si saluta così, augurandosi una vita eterna e di non perire mai in battaglia, secondo la lingua dei vecchi Re, andata quasi del tutto perduta. <<Quindi sarai presto dei nostri!>> affermò Alea sorridendo compiaciuta, <<Ti avviso però! Non riceverai un trattamento diverso, solo perché sei una ragazza: anzi sarà peggio che per gli uomini>> spiegò, <<Abbiamo un solo vantaggio>> aggiunse e liberandosi del suo mantello, disse <<Le nostre uniformi hanno più stile>> e ruotando su se stessa, mostrò soddisfatta, gli abiti che indossava.
Questi erano costituiti da un piccolo corpetto di pelle scura che le circondava il seno forse anche accentuandolo, fissato al corpo da due spalline di pelle, fermate da un passante dorato. Il corpetto lasciava scoperta quasi tutta la parte superiore del corpo e Xera lo giudicò imbarazzante. Le braccia al contrario erano coperte fino ai polsi da delle maniche in tessuto e pelle, fatta eccezione per le spalle. Nella parte inferiore del corpo invece, indossava un corto gonnellino scarlatto, anch’esso motivo di imbarazzo per la guerriera, adornato da una pregiata cintura di pelle scura con un pratico risvolto sul retro, per permettere alla lunga e setosa coda bianca, di non sollevare la gonna. Le gambe tuttavia, non erano scoperte, poiché la ragazza aveva delle lunghe calze nere che le copriva quasi del tutto. Solo un piccolo lembo di pelle s’intravedeva tra la gonna e queste ultime, abbastanza tuttavia, affinché si potesse scorgere, seppur di sfuggita, un sigillo che per un attimo fece sussultare il cuore di Xera, ma subito coperto dalla prestigiosa spada, che Alea portava con sé.
Anche una persona poco incline alla guerra, avrebbe potuto comprendere la maestosità di quella lama, la cui elsa finemente lavorata, a tratti scura e a tratti d’oro, era ancor più impreziosita da un vistoso rubino, incastonato nella coccia. Xera seppur ancora scossa da quanto aveva visto poc'anzi, non poté non rimanere abbagliata da un simile spettacolo, percependone inoltre, il grande potere che ancora celava. <<Se ti piace Kenòs>> disse Alea accarezzando la spada, <<Dovresti vedere le altre due; oggi però sono molto scontrose, magari la prossima volta che ci incontreremo, te le mostrerò>>. La ragazza allora le porse la mano per sancire la promessa fatta e Xera senza pensarci, fece altrettanto.
Le bastò solo sfiorarla per avvertire un’intensa scossa elettrica percorrerle il braccio destro fino alla spalla, dove nascosto da strette bende, c’era il suo sigillo. Avrebbe ritratto immediatamente la mano, se la presa decisa di Alea non glielo avesse impedito. Dovettero passare alcuni minuti, prima che la misteriosa ragazza decidesse di liberarla e dopo averlo fatto, guardando il saggio disse <<Credo proprio che accetterò il tuo consiglio, maestro. Restare sull’isola qualche giorno, a questo punto, si è reso necessario>>. Indossò in fretta il suo mantello e aggiunse <<Invierò un messaggio a Nortor, annunciando che la mia assenza si protrarrà per altri due giorni al massimo, se per te va bene>>, <<Ah! Ah! Ah! Bambina mia, sei la benvenuta. Fatti assegnare una stanza da Hillin, è sempre felice di vederti>> rispose Murdar. Alea salutò i nuovi amici, poi con passo felpato si congedò.
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