Xera aprì gli occhi
con difficoltà, le parve di aver dormito a lungo: percepì il suo corpo pesante
come una roccia al punto che persino sollevare un braccio, era faticoso. Non
potendo muoversi liberamente, poté scorgere solo pochi dettagli della caverna in cui
giaceva, come il caldo falò a pochi passi da lei, un pungente odore selvatico e
un comodo giaciglio sul quale era sdraiata: decisamente più grande, rispetto alle
dimensioni del suo corpo. Nella testa dolorante, risuonavano ancora misteriose
invocazioni di cui però, non riuscì a ricordare le parole, anche se era certa di
averle ascoltate ininterrottamente. Quando la vista si abituò alla luce
circostante, si rese conto di non essere sola in quell'antro al suo fianco,
infatti, c’era la fidata amica, assopita profondamente: il suo aspetto era
visibilmente provato e nella mano stringeva delle bende, le stesse che
cingevano la spalla e il braccio destro di Xera, nonché il capo.
Mille domande iniziarono
a martellarle la testa, ma nessuna trovò risposte immediate, almeno sino a
quando, una giovane dai capelli ramati, non varcò la soglia della caverna,
avvertendo tutti, a gran voce del risveglio di Xera. Subito i suoi amici le
furono accanto, notevolmente sollevati e poco dopo, a loro, si aggiunse un
grande Hulfùr bianco, che occupò la maggior parte di quell'antro Xera provò ad
alzarsi ma prontamente Reilhan glielo impedì, suggerendole di aspettare ancora qualche
ora prima di riprovarci, avendo dormito per una settimana. <<Una settimana? Come posso aver riposato così
a lungo?>> e il Novizio <<
Nelle tue condizioni, mi aspettavo di vederti dormire per un mese o che peggio
non ti saresti più risvegliata>>. La ragazza non poté credere a
quanto aveva appena udito, << Ma era
un taglio sul braccio! Non una ferita mortale>> disse cercando di comprendere
come una lieve lacerazione, avesse compromesso la sua salute a tal punto, fu
allora che intervenne Chundra.
<<Invito
tutti voi, almeno per il momento, a lasciare la mia caverna; potete attendere all'esterno mentre io spiegherò alla vostra amica, la situazione>> e detto questo, tutti abbandonarono il capezzale
della guerriera, lasciandola sola con l’Hulfùr.
<<Non
devi avere alcun timore, giovane fanciulla, non ti farò del male>> disse volendola rassicurare, anche se Xera immediatamente, rispose <<Ma io non ho paura! Penso
di averlo dimostrato durante il nostro combattimento!>>, <<Mi
avevano accennato di questo tuo carattere ostinato, tuttavia non avrei mai
pensato, di vederlo riemergere in simili circostanze!>> replicò
quasi divertito.
L’Hulfùr si sdraiò avvicinando la testa al corpo della
ragazza, che nonostante volesse nasconderlo, un po’ di timore, in fondo, lo
avvertiva <<Inutile perdere altro tempo in chiacchiere, ti dirò le cose
come stanno e tu potrai accettarle oppure no, ma sarà comunque solo una tua
scelta!>>.
Xera era sempre più
confusa, il fare sibillino della divinità non rendeva la situazione più chiara,
così si limitò ad ascoltare.
<<Durante il nostro combattimento, ti
sei ferita. Ricordi?>> e Xera annuì <<Bene! Per un caso
fortuito, anche tu hai ferito il mio corpo>>, <<Fortuito?>> replicò ironica, <<Non interrompere una
divinità che parla!>> disse schiarendosi la voce e poi continuò <<Dicevo
quindi, che per un colpo di fortuna sei riuscita a ferirmi e proprio in quell'occasione il mio sangue si è mescolato al tuo!>>. La ragazza lo guardò
indifferente, <<Quindi? Il tuo
sangue era avvelenato? Sono svenuta com'è accaduto per Shùly? Deve essere
proprio arrugginito quel Curatore, se ha impiegato una settimana per
svegliarmi!>> disse pensando a Reilhan, ma ancora una volta fu
ripresa da Chundra.
<<Vedo che il dono della pazienza non rientra nelle tue virtù.
Sbaglio o mi è parso di aver detto di non interrompere una divinità che parla? Deve
essere il mio aspetto, lo sapevo che a lungo andare, avrei perso di
credibilità>> disse
rimuginando tra sé e sé, poi schiarendosi ancora la voce riprese a spiegare.
<<Il mio
sangue non è avvelenato! Dunque, come posso far comprendere, a una creatura
inferiore, il divino e l’eccelso, la vita e la morte, un dono e una
maledizione!>> farfugliò e
Xera stanca dei suoi commenti sarcastici, voltò il capo dall'altro lato, fingendo di
riposare. L’Hulfùr allora, indignato, ringhiò e senza sfiorarla, la costrinse a
guardarlo per mezzo di una forza misteriosa e invisibile.
<<Per lungo tempo, in
epoche assai remote, si praticò un rituale che consisteva nel mescolare il
proprio sangue, con quello di una divinità. Che fosse preso con la forza o
semplicemente donato non importava, l’unica cosa che davvero contava, era la
brama di potere che spingeva questi uomini, a compiere il rito. Molti divennero
violenti a tal punto che pur di poterne
entrare in possesso, erano disposti a trucidare chiunque gli si parasse
davanti. Ti starai chiedendo il motivo, è presto detto: nel libro ove era
riportato il rituale, un Grimorio appartenente a Raghana la negromante delle terre
dell’Est, era scritto che mescolare l’essenza di un Dio con la propria, donava
poteri oltre ogni immaginazione>>, <<Ma io non mi sento più forte, anzi tutto il contrario>>
spiegò Xera interrompendo nuovamente le spiegazioni di Chundra.
<<Questo
è perfettamente normale e ti sarà chiaro solo quando avrò modo di terminare il
mio racconto …>>, <<Quel rituale era falso, fu escogitato da
Raghana con l’obiettivo di punire tutti i signori della guerra, per i misfatti
compiuti e allo stesso modo, per vendicarsi delle divinità che avevano causato
la morte di suo figlio o almeno così pensava …>>. Xera iniziò ad avvertire una strana
sensazione, era la stessa provata prima di svenire a causa delle convulsioni:
istintivamente portò la mano alla spalla e senza nemmeno rendersene conto, urlò
dal dolore, contorcendosi senza trovar pace. Chundra allora, intonò una misteriosa
invocazione, che pian piano placò il male che affliggeva la ragazza.
<<Questa
preghiera non ti curerà mai del tutto, serve solo a calmare il dolore: non
temere ho istruito il tuo Novizio in merito e ora sa recitarla alla perfezione,
tuttavia richiede una grande quantità di potere e non è ancora in grado di
portarla a termine con le sue sole forze, per questo è stato necessario un mio
intervento>> le spiegò, <<Cosa mi sta succedendo? …>> chiese la fanciulla flebilmente, <<
Ti ho inciso un sigillo sulla spalla!>>.
Xera lo guardò
spaventata << È l’unica cosa che potevo fare per limitare i danni della
maledizione>>, Chundra fece una breve pausa <<Una volta concluso il
rito, la maledizione si manifestava: il primo effetto erano le convulsioni che
per gli uomini più deboli, significava morte certa. Il secondo, per chi
aveva avuto la fortuna di sopravvivere, era la pazzia: provocata dall'essenza della divinità, nel momento in cui prendeva il sopravvento sulla propria. Se ciò
avveniva, in base al Dio sacrificato, gli effetti variavano>>, <<Spero allora di non tramutarmi in
un Hulfùr, tutto quel pelo non lo sopporterei>> disse quasi
bisbigliando la ragazza.
Chundra allora le
rispose <<Sarebbe un sollievo per te, se fosse così semplice, il pelo è l’ultimo
dei tuoi problemi>> poi tornando a sedersi << Ti vedo molto provata,
forse è meglio continuare dopo che avrai riposato>> le disse preoccupato,
ma Xera non poteva attendere oltre <<Te
ne prego, dimmi ciò che mi attende, non riuscirei a dormire con tutte queste
domande che mi ronzano in testa>>, allora l’Hulfùr, che in fondo
aveva un cuore generoso, la accontentò.
<<Come
ho detto poc'anzi gli effetti della maledizione variavano in base alla divinità
con la quale si compiva il rito: non tutte, infatti, possedevano un’essenza pacifica o
mite e la maggior parte delle volte, questi uomini, una volta posseduti, si tramutavano
in Chimere, metà bestia e metà dio con una forza incontrollabile che gli si
ritorceva contro. Non tutti però, come nel tuo caso per esempio, entravano in
contatto con il sangue divino, volontariamente: a volte, infatti, accadeva a
causa di “eventi fortuiti”, così per tutelare la vita dell’ignaro,
la divinità aveva la facoltà di apporgli un sigillo. Quest’ultimo bloccava l’essenza
del Dio in questione, permettendo a quella del malcapitato di non essere
posseduta o tramutata>>.
Xera
sembrò finalmente tranquillizzarsi, <<Non ti fare illusioni però, il
sigillo può essere rotto in qualsiasi momento, per questo ti esorto a cambiare
idea sul voler diventare una guerriera; dedica la tua vita ad attività
pacifiche e sta lontana dai campi di battaglia, solo così avrai qualche
speranza di sopravvivere>>. Xera provò molta rabbia ascoltando quelle
parole, essere costretta a rinunciare al suo sogno era inaccettabile << Non poter diventare una guerriera, renderebbe
la mia esistenza vana …>> disse furiosa; Chundra allora vedendola esausta,
intonò nuovamente l’invocazione che placò la ragazza, facendola addormentare
profondamente <<è tempo di riposare piccola guerriera, chissà che nella tua
determinazione o cocciutaggine, non troveremo una soluzione>>.