Xera impiegò quasi tre ore per raggiungere il tanto agognato portale. Stanca si accasciò sul prato circostante, per riprendersi dalla corsa fatta, si tolse dalle spalle lo zaino, dal quale ne tirò fuori una borraccia e sorseggiò un po’ d’acqua. Dopo aver riposato per qualche minuto, la giovane cercò istintivamente la pergamena all’interno del bagaglio, che seppur di fattezze ridotte, conteneva numerosi oggetti, ormai totalmente alla rinfusa.
La sfogliò in fretta e furia e finalmente trovò la formula da pronunciare, per raggiungere il porto di Libra istantaneamente. In una mano prese le cinquanta monete di rame che il viaggio esigeva e nell’altra teneva ben salda la pergamena, poi ad alta voce cercando di non sbagliare, recitò.
<<Con la protezione della Dea Abheon e con cuore fiero, io Xera apro la via per Libra; con una mano porgo l’offerta e con l’altra il sigillo della giovane leva>>.
Xera guardò il portale con molta attenzione e per qualche minuto nulla cambiò, ma non dovette attendere a lungo. All’improvviso la pergamena brillò con così tale intensità, da illuminarlo interamente, come se fosse stato colpito dalla luce del primo sole. Dopo il portale, il medesimo bagliore la ricoprì, avvolgendo tutto il suo corpo come una barriera invisibile.
Xera non riuscì a vedere più nulla e lasciando cadere le monete, coprì i suoi occhi con la mano per non rimanerne accecata, mentre, con l’altra tenne saldamente il sigillo. Per diversi minuti non fu in grado di capire se si stesse muovendo o se fosse ancora in piedi sul prato di Dalihan, ma non osava scoprire il viso perché la brillantezza, di quel campo d’energia, era ancora troppo intensa.
Ad un tratto però quella sensazione di vertigine si affievolì e cosi anche la luce. Xera tolse la mano dal viso ma ci volle un po’ per tornare a vedere, a causa della forte pressione che aveva esercitato sui suoi occhi, nel tentativo di proteggerli. Una volta riacquistata la vista, cominciò a guardarsi intorno, l’unica certezza era che non si trovava più nella sua amata terra.
Tutto era diverso e nuovo, persino le stelle non erano le stesse che contemplava ogni sera prima di andare a dormire, ma ormai il cielo notturno lasciava il posto a quello diurno e il primo sole stava per tornare a brillare sulle terre di Raifaelia.
Xera cercò di capire da che parte andare e ben presto notò un piccolo gruppo di giovani che si stavano dirigendo verso un unico sentiero, non le fu difficile capire che quei ragazzi avevano la sua stessa meta, il porto e con molta fretta iniziò a correre per poterli raggiungere.
Si portò a loro pari e prese a seguirli, non aveva mai avuto occasione di interagire con dei coetanei e per il momento preferì rimanere in silenzio, limitandosi ad ascoltarne i discorsi.
<<Io ci ho messo due giorni per arrivare, quello stupido mago che è venuto a cercarmi era così decrepito, che mi ha fatto perdere un sacco di tempo per spiegarmi le regole del viaggio>> disse uno di loro e Xera non poté fare a meno di sorridere, ripensando alla sua convocazione.
<<Per me invece è stata una passeggiata, la mia famiglia è ricca. Abbiamo comprato una Hidrolfiera direttamente da Thesla, per poter raggiungere Libra comodamente. Non ho nemmeno dovuto usare quella stupida formula, lo sanno tutti che è più che altro un aiuto per i figli dei poveri, i miei genitori lo dicono sempre!>> rispose una giovane ragazza, elegantemente vestita e dall’aria decisamente snob, la quale a sua volta, era circondata da un gruppetto di leccapiedi, che sorrideva ad ogni sua sciocchezza proferita.
Xera provò a risponderle per le rime ma fu anticipata da una voce esterna alla massa.
<<Meglio poveri che sciocchi, non sei a conoscenza del fatto che quella formula attestava il tuo essere leva? Buon per te che tu abbia la tua Hidrolfiera, cosi potrà riportarti a casa a frignare dai tuoi ricchi genitori>>.
Tutti cominciarono a fissare chi aveva ammonito la giovane snob, Xera tuttavia non riusciva a vedere nulla, perché troppo distante e cosi tentò di farsi largo tra la folla, quando la sua mano fu raggiunta da quella di un'altra ragazza, che sorridendo dolcemente le sussurrò <<Vieni da questa parte!>>. Si lasciò accompagnare e finalmente vide l’autore di quel rimprovero.
Era un ragazzo dai corti capelli rossi e dagli occhi azzurri, molto simile a lei per certi versi e questo la stupì non poco, poiché raramente le era capitato di incontrare un’alta persona, eccetto Annabell, con una capigliatura così scarlatta, quasi quanto la sua. Sul mento vi era già traccia di quella che sarebbe dovuta essere una vispa barbetta e al contrario degli altri ragazzi indossava l’uniforme, con la sola differenza che, al posto della spada corta, aveva ben legato alla spalla, un martello di grezze fattezze, tenuto fermo da sottili cinte, in pelle di lupo di montagna. Quell’arma aveva tutta l’aria di aver avuto giorni migliori, per quanto era consunta, ma non la rendeva meno pericolosa. Il giovane era di corporatura sottile, tuttavia, la camicia che indossava, lasciava intravedere un fisico che si stava scolpendo, forse in seguito a costanti allenamenti.
Con le braccia conserte, guardava con disprezzo colei che prima aveva disdegnato le regole della competizione, poi sorridendo beffardo, riprese a camminare verso il porto, incrociando per un attimo lo sguardo, con quello di Xera, che per tutto il tempo, lo aveva osservato divertita. Fu allora che disse <<perché non proseguiamo il nostro cammino, invece di perdere tempo con questi dilettanti? Prego fanciulle, se volete posso scortarvi io!>> rivolgendosi alle due ragazze, che ancora si tenevano per mano, ma sfortunatamente per lui, quell’eccesso di spavalderia tolse il sorriso dal volto delle giovani, che indispettite lo guardarono severamente.
<<Piuttosto mi chiedo se sei tu, ad aver bisogno di essere scortato!>> disse Xera. <<Sei cosi mingherlino che potrei batterti ad occhi chiusi, ricordati che davanti a te hai una futura guerriera, non una sciocca donnicciola, attento a quello che dici Jarak!>>.
La ragazza accanto a Xera cominciò a ridere coprendosi la bocca con la mano, era chiaro che lo aveva paragonato agli Jarak per la barbetta incolta, molto simile al ciuffo di peli che quegli animali avevano sotto il mento. Con l’altra mano, ancora ben salda a quella di Xera, la gentile fanciulla continuò ad accompagnarla verso il porto, ma non tardò ad arrivare una risposta dal ragazzo, che sembrava ancora molto divertito, nonostante il ridicolo soprannome.
<<E’ un vero peccato che una così bella fanciulla debba vestirsi di freddo metallo, non sarebbe meglio essere coperti dalle forti braccia di un uomo come me?>> e rise continuando a seguire le due ragazze.
Rossa in viso, Xera non sapeva se sfoderare la sua spada o sferrargli direttamente un pugno in piena faccia, per interrompere quei commenti cosi imbarazzanti e soprattutto nuovi per lei. Tra una battuta e l’altra, tuttavia, giunsero in prossimità della nave che avrebbe condotto tutti verso Horsia.
Davanti a questa c’era un uomo, non molto alto e dall’aspetto segnato dalle numerose navigazioni compiute. Aveva il viso scuro come il carbone, dovuto forse a un’eccessiva esposizione alla luce dei due soli e al sale marino. Il colore della pelle contrastava vivamente con il bianco della sua barba e dei suoi capelli ispidi, tenuti a bada da un cappello che poco lasciava all’immaginazione, anzi diceva chiaramente “Sono io che comando qui!”.
L’uomo appoggiò le braccia sui fianchi, un po’ troppo larghi per un uomo d’azione e ad alta voce si presentò alle giovani leve.
<<Ci sono poche parole che amo ripetere, a coloro che hanno l’onore di toccare il ponte della mia nave, la prima è il mio nome, sono il capitano Flor e come tale esigo il massimo rispetto per me e per il mio equipaggio. Non sono uno che si perde in chiacchiere frivole, mi piace arrivare dritto al sodo>>.
Tutti ascoltavano senza proferir parola e Xera al centro tra lo spavaldo ragazzo e la gentile amica, che ancora le teneva la mano, non osava distogliere lo sguardo da quell'uomo che per quanto fosse anziano, dava l’impressione di essere molto forte.
<<Innumerevoli mocciosi>>
<<Capitano migliori la forma>> disse il primo ufficiale interrompendo il discorso di Flor.
<<Ah si giusto!>> aggiunse il vecchio <<innumerevoli giovani leve hanno avuto il piacere di salire a bordo della mia Sylvia e a tutti loro ho ripetuto queste parole; nel momento in cui toccherete le spiagge di Horsia, il destino di ognuno sarà interamente nelle proprie mani, solo con una grande forza d’animo, riuscirete a far fronte a tutte le prove che questa competizione vi presenterà. Il cammino sarà faticoso e potrei giurare che la metà di voi scapperà a gambe levate, ma, per quelli che ne usciranno vincitori, numerose saranno le ricompense e non dimenticate la più importante, la possibilità di realizzare il vostro sogno!>>
Nel sentire quelle parole Xera strinse più forte la mano della nuova amica e lei ricambiò con un ampio sorriso. Il sangue nelle vene cominciò a fluirle ancora più velocemente e il battito del cuore accelerò, tutto il corpo fremeva, ogni parte di lei non vedeva l’ora di intraprendere il tanto agognato viaggio e di mettere alla prova le sue capacità.
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