<<è il momento per voi di indossare l’uniforme,
come sapete, sono gli unici abiti consentiti sull’isola; Horsia è circondata da
una barriera magica che la rende impenetrabile a chiunque provi ad approdare,
senza le opportune procedure. Solo con questi vestiti, lo zaino della Leva e la
pergamena con speciali incisioni runiche, che rendono possibile l’accesso
all’isola senza subire alcun danno, sarà possibile per voi oltrepassare la
barriera incolumi. Tutto il resto si limiterà ad ardere e sarà quindi
incenerito. Una volta terminato l’addestramento anche l’uniforme dovrà essere
bruciata, durante il rito del saluto finale, affinché sia impossibile da utilizzare
per far ritorno a Horsia>>.
Reilhan indicò alle due giovani delle stanze all’interno
delle quali avrebbero potuto cambiarsi, attendendole, seduto, sul ponte della
nave.
Xera prese a frugare nel suo zaino alla ricerca degli abiti. Questi
erano molto elementari; una camicetta bianca di tessuto leggero, che lasciava
scoperte le braccia dalla spalla e un gonnellino di pelle, di color del legno,
reso più femminile da dei piccoli pizzi bianchi ai bordi di questo. La gonna
era molto corta e non avendone mai indossate di così scarsa lunghezza, si sentiva
in imbarazzo. Anche i calzari erano semplici, ricavati dalla pelle di qualche animale
che doveva popolare l’isola, suppose, non avendola mai vista.
Prese la cintura alla
quale era saldamente legata la spada corta e l’appunto in vita. Nella tasca del
gonnellino vi era un paio di guanti che lasciavano libere le dita, anch’essi di
pelle e dall’aspetto sembravano molto resistenti; subito li indosso e si rese
conto che avrebbero facilitato la presa della spada.
Gettò i suoi vecchi indumenti sul pavimento, tutti ad
eccezione del fiocco che continuò a indossare e al quale non aveva alcuna
intenzione di rinunciare. Chiuse velocemente lo zaino e lo rimise sulle spalle,
poi raccolse con poca cura gli abiti dismessi e posandoli sull’avambraccio si
recò sul ponte, dove Reilhan le attendeva.
Elesya aveva finito poco
prima di Xera, quell’uniforme le donava, era molto femminile e questo si notava
a prima vista; differiva solo nell’arma da quella di Xera, infatti, la giovane
aveva uno strano bastone di legno dal manico in metallo, ben legato alle spalle
tramite delle cinghie simili a quelle che sorreggevano il martello di Reilhan.
Anche lei aveva tra le mani la sua vecchia tunica mentre discuteva, con il loro
comune amico, circa la sua volontà di conservarla.
<<Non ho alcuna
intenzione di gettare in mare un simile capolavoro. È un sacrilegio chiedere ad
una donna di rinunciare ai suoi vestiti>>.
Per la prima volta da quando
l’aveva incontrata, Elesya sembrava essersi arrabbiata, a quanto pare
l’argomento abbigliamento per lei era molto importante, seppur Xera lo trovasse
sciocco.
<<Oh ecco Xera, vedrai
come anche lei sarà della mia stessa opinione. È inammissibile dover gettare in
mare i propri abiti, vero?>> chiese
guardando l’amica che li aveva appena raggiunti.
<<Ti ho già ripetuto
diverse volte che queste sono le regole della competizione>> disse Reilhan <<è un rito propiziatorio gettare le proprie
vesti in mare, un’antica usanza per dire addio alla vecchia vita. In più ti ho
già detto che non è ammesso alcun tipo di oggetto con proprietà magiche che
possa dare un qualche vantaggio alla giovane Leva>>.
Il ragazzo si girò verso Xera e non poté fare a meno di contemplarla
senza dire una parola. Con l’uniforme era notevolmente più femminile e la sua
bellezza balzava agli occhi. La sua pelle era abbronzata e la corporatura era
magra e atletica tuttavia visibilmente ancora acerba nonostante, di li a poco,
avrebbe abbandonato i lineamenti fanciulleschi per quelli di una giovane donna.
Xera si rese conto di essere osservata da Reilhan con molta
intensità e non essendo abituata a simili attenzioni, arrossendo, interruppe quello
stato catatonico dicendo,
<<le mie vesti non hanno alcuna proprietà
magica, sono comuni abiti cuciti a mano da mia madre, se, tuttavia, è nelle
regole gettarli in mare, per me non vi è alcun tipo di problema>> e scaraventò
i suoi vecchi indumenti giù dal ponte della nave, senza scomporsi in alcun modo.
Elesya, che invece aveva contato sull’appoggio dell’amica,
non avendo trovato alcun sostegno da parte sua, volle punirla aggiungendo,
<<bene allora dovrai rinunciare anche al tuo
fiocco rosso. Anche quello non rientra nell'uniforme e visto che per te non ci
sono problemi in merito a tale regola, dovresti gettarlo in mare insieme a
tutto il resto>>.
Xera si rese
effettivamente conto che quel ragionamento non faceva una grinza, anche il suo nastro
faceva parte della vecchia vita e così, non sapendo cosa rispondere, cercò aiuto
con lo sguardo in Reilhan, sperando in una qualche soluzione che le permettesse
di tenerlo.
Il ragazzo si accorse della velata richiesta d’aiuto.
<<Mi pare che non ci siano regole in merito a
ciò che si dovrebbe usare per legare i capelli,
l’importante è che questi oggetti non abbiano proprietà magiche e non mi
sembra che quel fiocco rappresenti un vantaggio per qualcuno, se non forse il
rendere più bella la sua proprietaria. Al massimo potrebbe incenerirsi al
contatto con la barriera, qualora mi fossi sbagliato>> disse facendo loro un
occhiolino.
Elesya non era una persona cattiva e non cercò di ribattere
in alcun modo alle parole del ragazzo anche perché era consapevole che la sua
tunica, al contrario del nastro rosso, avrebbe potuto avvantaggiarla per le sue
doti di riflessione del danno. Versando tenere lacrime si costrinse a
rinunciare al suo amato abito e con profondo rammarico, gettò anch’essa la
veste in mare, ma distogliendo quasi subito lo sguardo da quella scena, che per
lei era troppo duro da sopportare. Xera non riusciva a capire come fosse
possibile piangere per un vestito, tuttavia si rendeva conto che, se avesse
dovuto rinunciare al fiocco, donatole da sua madre, anche lei si sarebbe
intristita.
Dopo aver sistemato la questione uniforme, fu la volta degli
zaini, anch’essi furono tutti svuotati sia del cibo sia di eventuali mappe o
oggetti non previsti dalle regole della competizione; l’idea di rinunciare a
tutte le provviste fu per molti motivo di discussione, poiché questo avrebbe
reso la prova più dura. Elesya ancora scossa per la perdita della sua adorata
tunica, chiese al resto del suo gruppo come poter recuperare del cibo, una
volta sull’isola e Reilhan non tardò a rispondere.
<<Questa è un ottima
domanda! Una delle prime cose da imparare per sopravvivere a Horsia è cacciare,
seguita dallo studio, riconoscimento e quindi raccolta di alcune erbe
importanti, sia per guarire da ferite o avvelenamenti causati dalle creature che
popolano l’isola, e sia per alleviare il senso di fame che ci perseguiterà se
non ci metteremo subito in azione>>.
Xera non aveva mai dovuto cacciare bestie feroci poiché, con
sua madre, preferivano allevare e al massimo tosare gli Yak pacifici di
Dalihan, a pensarci bene non aveva mai tolto la vita ad alcun animale pur
avendo un temperamento bellicoso. All’improvviso l’idea di cacciare perse tutto
il suo fascino anzi fu inevitabile per la fanciulla, domandarsi se sarebbe
stata in grado di sopprimere un altro essere vivente.
<<Vi assicuro che per
quanto sia orribile la prospettiva di dover uccidere per sopravvivere,
soprattutto per delle ragazze, sarà l’unica alternativa che avremo per non fare
una brutta fine; anche io inizialmente ero scettico a riguardo e per molto
tempo mi sono rifiutato di prendere la vita anche delle bestie che mi
attaccavano>> disse Reilhan <<ma quando
ti rendi conto che in un attimo potresti perdere la tua di vita, il pensiero
viene subito sostituito dalle azioni. Non pensate a queste prove come a un
semplice esame teorico, di quelli che si sostengono nelle comuni scuole. Qui il
prezzo che si paga per il fallimento è molto alto>>.
Il ragazzo guardò con molta intensità le due giovani e pose
loro una domanda importante.
<<Siete davvero sicure
di voler continuare il vostro viaggio?>>
Sia Xera sia Elesya annuirono, nonostante la durezza di quello che le attendeva e ancora più determinate di prima, guardarono l’orizzonte
pronte a tutto.