Gholja si voltò in direzione della luce e per qualche
secondo sembrò quasi pietrificato. Il corpo della guerriera emanava molto
calore, baluginando come fosse una torcia sul punto di accendersi.
L’uomo provò a muovere qualche passo, ma per qualche
strano motivo non riuscì a spostare le sue gambe.
Il capo chino della fanciulla fece supporre al suo
avversario che lo stato in cui versava fosse inconsapevole, perciò l’uomo decise
di approfittare della situazione per rifarsi su di lei.
Di nuovo allora fece per spostarsi ma un cambiamento
improvviso nell’aspetto di Xera, lo tenne ben ancorato al suolo.
I suoi capelli, infatti, iniziarono a crescere a
dismisura, superando le spalle e persino la vita. Non ebbe però modo di
assistere alla scena, che in un lampo la ragazza gli fu addosso, brandendo
un’arma diversa. L’uomo ebbe pochi istanti per realizzare l’attacco e come
risultato ne derivò un profondo taglio sul braccio destro. Gholja si scansò
tuttavia il tempo necessario a impedire al suo avversario di prendersi il suo
arto.
Un secondo attacco, violento quanto il primo, si
susseguì nuovamente; questa volta però, il Segugio ebbe modo di poterlo
evitare scontrandosi con lo scheletro evocato dalla Paramal, che lo
fece cadere a terra, inerme.
La fanciulla aveva sul visto un’espressione
indecifrabile, che man mano si fece sempre più enigmatica, poiché altri
cambianti iniziarono a manifestarsi sul suo corpo.
<<Xera,
puoi controllarla!>> gemette Elesya, che alla vista della mutazione
in corso, incominciò a temere anche per se stessa.
<<Capisco>>
ribatté l’uomo, illuminato da un'idea. La fanciulla ignorò
l’amica e di nuovo si scagliò contro il suo avversario che, stranamente
rassicurato, riuscì a contrastare il fendente di Xera servendosi della falce
accanto a lui.
La guerriera non indietreggiò alla vista di quella
lama e con un macabro sorriso sul volto, sollevo le braccia brandendo la lama
canuta con entrambe le mani, per poi abbassarla con violenza in direzione del
suo nemico. Sebbene l’uomo continuasse a difendersi con la falce, Xera non
volle interrompere quel veloce susseguirsi di attacchi all'apparenza inutili,
giacché nessuno era stato in grado di raggiungere l’uomo. Almeno sino a che,
abbassando le braccia per l’ennesima volta, l’uomo non si rese conto che il
corpo della fanciulla era cambiato ancora. I suoi capelli rossi, infatti,
divennero bianchi come la neve, mentre i suoi occhi si tinsero di nero. Ogni
traccia d’umanità scomparve dal suo viso, che si fece pallido al pari del corpo. Un nuovo fendente giunse dall’alto e come fosse burro, spezzò di netto
il manico della falce, raggiungendo infine il petto dell’uomo.
Del sangue prese a scorrere dai palmi di Gholja, che
aveva protetto il suo corpo fermando la lama con le mani. Ancora incandescenti
per l’utilizzo di una contro fattura, resero la spada man mano più calda, fino
a che reggerla divenne doloroso.
Al contrario di quanto ci si aspettasse però, Xera non
lasciò la presa e quasi divertita dal combattimento, serrò gli occhi e sospirò
profondamente. Fu in quel momento che alle sue spalle giunse inaspettato lo
scheletro evocato dalla Paramal, che privo d’armi, si scagliò contro la
guerriera tentando di bloccarne i movimenti.
Un lampo scarlatto tuttavia lo tramutò in cenere nel giro
di pochi secondi e mentre la carta bruciava insieme ai resti della sua
evocazione, Xera mostrò ai suoi avversari che le lame in suo possesso erano
diventate due. In una mano la spada canuta e nell’altra la fidata
Rhinvel.
Madame Taròt decise allora d’intervenire e scavando
nelle sue tasche, riuscì a raggiungere un antico mazzo di tarocchi. Li sfogliò
con poca cura; ormai conosceva quelle immagini a menadito, chiuse gli occhi e
ne estrasse una che lanciò in aria congiungendo entrambe le mani in una sorta
di preghiera. Il resto del mazzo non cadde sul suolo roccioso, ma rimase
sospeso in aria insieme alla carta pescata. La Paramal farfugliò alcune parole
in una strana lingua e la carta prese a volteggiare su se stessa, animata da una forza incontenibile. Si fermò poco dopo, mostrando a tutti
l’effige di una bestia molto simile ai due Luàn guardiani.
Una sola parola bastò alla donna affinché il mostro si
materializzasse all’interno del vulcano. <<E ora come vi salverete?>> domandò schernendo le fanciulle.
Due fauci ossee si serrarono intorno al collo della bestia, che gemette dal dolore, separandosi dalla presa con profondi solchi insanguinati sul manto. Madame Taròt urlò dalla rabbia e dallo stupore quando intravide una figura canina non morta fissarla con i suoi occhi scarlatti. <<Che diamine?>> domandò sorpresa prima di scorgere la giovane maga accanto alla sua evocazione. <<Non ti lascerò interferire nel duello!>> esclamò la fanciulla sicura di sé, <<Sei una povera sciocca; dovresti unire le tue forze alle mie, se non vuoi che la tua amica dopo se la prenda anche con te. Lo sai benissimo che non è in grado di distinguere i nemici dagli amici quando versa in quello stato>> spiegò la donna. Le sue parole però non servirono a molto <<Sempre meglio perire per sua mano, che collaborare con della feccia>> ribatté Elesya con una tonalità di voce che stupì non poco la donna. <<Anche tu quindi>> rispose senza indugiare a lungo. Richiamò così la bestia, si accertò che la ferita non fosse grave e subito le ordinò di distruggere l’evocazione della giovane maga. <<Va mio servitore e strappa il cuore di quel non morto, cosicché quella strega possa perire come il suo sciocco amico>>.
Due fauci ossee si serrarono intorno al collo della bestia, che gemette dal dolore, separandosi dalla presa con profondi solchi insanguinati sul manto. Madame Taròt urlò dalla rabbia e dallo stupore quando intravide una figura canina non morta fissarla con i suoi occhi scarlatti. <<Che diamine?>> domandò sorpresa prima di scorgere la giovane maga accanto alla sua evocazione. <<Non ti lascerò interferire nel duello!>> esclamò la fanciulla sicura di sé, <<Sei una povera sciocca; dovresti unire le tue forze alle mie, se non vuoi che la tua amica dopo se la prenda anche con te. Lo sai benissimo che non è in grado di distinguere i nemici dagli amici quando versa in quello stato>> spiegò la donna. Le sue parole però non servirono a molto <<Sempre meglio perire per sua mano, che collaborare con della feccia>> ribatté Elesya con una tonalità di voce che stupì non poco la donna. <<Anche tu quindi>> rispose senza indugiare a lungo. Richiamò così la bestia, si accertò che la ferita non fosse grave e subito le ordinò di distruggere l’evocazione della giovane maga. <<Va mio servitore e strappa il cuore di quel non morto, cosicché quella strega possa perire come il suo sciocco amico>>.
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