Cap. 14 Horsia, addio.
Xera riaprì gli occhi ma le occorsero diversi minuti prima
di comprendere che lo scenario era del tutto diverso. Il suo corpo era
indolenzito e in alcuni punti era stato persino medicato con accurate
fasciature. Osservò così le sue mani e sui palmi vi scorse ancora le ustioni
dovute alla scalata del vulcano. Fu in quel preciso istante che si sollevò dal
letto in cui si trovava, evocando il nome dei suoi due amici. <<Non dovresti muoverti, le tue ferite
potrebbero riaprirsi>> spiegò una voce familiare poco distante. Xera
allora si voltò nella medesima direzione e poté così scorgere la donna che
sedeva accanto a lei. Tra le mani stringeva una consunta pergamena, rimirando
quel pezzo di carta come fosse un prezioso tesoro. <<Non hai mantenuto la tua promessa>> esclamò Hillin portando
una ciocca dei suoi capelli corvini dietro l’orecchio, <<Noi avevamo un accordo>> aggiunse.
Xera abbassò lo sguardo per qualche istante, poi però, quanto vissuto nel
vulcano le tornò alla mente e tutto il resto passò in secondo piano.
<<Hai ragione ma adesso ci sono
cose più importanti a cui pensare>> ribatté decisa. Hillin sollevò
gli occhi e fissò la guerriera, più fredda del solito. <<I bambini dovrebbero badare bene alle parole,
prima di pronunciarle. Se avessi eseguito il piano, ti saresti evitata un sacco
di guai. Siete così stupidi>> generalizzò tornando a fissare la
pergamena. <<Non potevo abbandonare
i miei amici; ora, per favore, dimmi dove sono>> lamentò Xera,
incapace di contenere i suoi sentimenti. <<D’accordo ora calmati: i tuoi amici sono nelle loro stanze. Cerca di
riposare … ora che puoi>> disse raggiungendo la porta.
Xera non comprese le parole di Hillin, cui tuttavia
aveva ancora molto da chiedere. Non avendo però più tempo a disposizione, a
causa della grande stanchezza che la attanagliava, la fermò per un’ultima domanda <<Hillin … come abbiamo fatto a sopravvivere? Quando Svaltur
è eruttato, noi eravamo dentro il cono vulcanico, ne sono certa>>
spiegò massaggiandosi la testa che le doleva. <<Sei su Horsia da quasi un anno e ti poni ancora queste domande? Prova a
riflettere: chi avrebbe potuto salvare tre sciocchi mocciosi a un passo dalla
morte?>> la provocò facendo un sorriso ironico, mentre l’uscio si chiuse
alle sue spalle. <<Murdar>>
gemette Xera sospirando; per la prima volta dopo mesi si sentì al sicuro e
chiudendo gli occhi, si abbandonò a un lungo sonno ristoratore.
Trascorsero così due giorni e finalmente i tre ragazzi
riuscirono a incontrarsi per consumare un pasto insieme. Sebbene i loro corpi fossero
stati in precedenza curati dalla magia di Reilhan, la stanchezza accumulata
negli ultimi mesi, li costrinse a letto. Xera, Reilhan ed Elesya poterono così
gustare un pranzo speciale, preparato e fatto arrivare da Aldaria,
sino alla tenuta di Murdar. Il curatore divorò la torta alle more in un sol
boccone e per un attimo si stupì di quanto quei gesti tanto normali, come il
mangiare insieme, fossero diventati per loro un evento più unico che raro. Da
un lato c’era Xera, il cui viso era disteso e rilassato. Non si rese conto di
aver indugiato troppo a lungo nel fissarla e presto si ritrovò a incrociare i
suoi occhi, che per qualche istante sostennero il suo sguardo. La guerriera gli
sorrise ma subito tornò a concentrarsi sui succulenti dolci presenti sulla
tavolata. Dall’altro invece vi era Elesya, che però portava sul volto ancora i
segni di quanto avevano vissuto. Qualcosa doveva impensierirla, ma Reilhan
preferì non rovinare il pasto alle sue compagne con discorsi impegnativi.
Nel momento in cui tutte le pietanze furono consumate, il curatore
si sollevò stiracchiando le braccia verso l’alto, per poi incamminarsi verso un
divano poco distante da un caminetto. Anche questo non era tanto diverso da
quello presente nelle stanze del saggio, le cui fiamme cambiavano tonalità in
base ai sentimenti dell’uomo. Reilhan osservò il fuoco danzare e dei riflessi
porpora colorarono lei sue iridi.
<<Secondo
te cosa vuol dire?>> domandò la guerriera interrompendo il flusso dei
suoi pensieri. La ragazza era seduta accanto a lui, ma non seppe spiegarsi da
quanto fosse lì o quando ci si era seduta. <<Di cosa parli?>> ribatté lui, <<Il colore porpora, mi chiedevo che significato nascondesse>>
spiegò senza distogliere lo sguardo dalle fiamme. Reilhan si voltò e di nuovo non poté fare a meno di
fissarla intensamente. I suoi capelli scarlatti avevano assunto le stesse
tonalità delle fiamme e così il colorito del suo viso. Dopo la trasformazione
Xera aveva deciso di tagliare di nuovo i capelli, per evitare che qualcuno s’insospettisse,
ma la sua bellezza non ne aveva risentito e Reilhan se ne era accorto. Solo un
pensiero però lo fece tornare in sé e in maniera anche abbastanza brusca.
<<Spiegami
perché!>> le sussurrò per non svegliare la giovane maga, che si era addormentata
su di una poltrona poco distante. <<Di
che parli?>> ripeté la fanciulla quasi divertita, <<Perché sei tornata indietro per una stupida
bisaccia? Saresti potuta morire … ed io …>> ma il ragazzo dovette
interrompere la frase a causa di un groppo alla gola. Strinse così i pugni più
forte che poté per contenere i sentimenti covati nel suo cuore ma Xera li
circondò con le sue mani.
Nel momento in cui il curatore distese i pugni, Xera adagiò degli
oggetti su ogni palmo. In uno vi era Divaahr e nell’altro invece una minuta pergamena
e un piccolo sasso. <<Sono i doni
che mi ha fatto Chundra, non ci avrei rinunciato per nulla al modo>>
disse indugiando in particolare sul palmo destro. Reilhan ristrinse i pugni ma
solo per qualche istante infine, ritrovata la calma, prese l’anello e lo ripose
al dito della fanciulla. Xera arrossì quando si accorse che il ragazzo non
aveva intenzione di abbandonare la presa. Reilhan le accarezzò il polso e man
mano che le dita si spostavano sulla morbida pelle, i segni che deturpavano l’arto
iniziarono a sparire.
Xera rimase a bocca aperta dinanzi ai poteri del suo
amico, che però le sussurrò qualcosa che non avrebbe più dimenticato. <<Se tu fossi morta, io mi sarei gettato nelle
fiamme. Dovunque la vita ti condurrà, io sarò al tuo fianco; cerca di
tenerlo a mente la prossima volta che deciderai di fare cose stupide, Testa Calda!>> Reilhan
accarezzò il volto della fanciulla con le dita e senza indugiare, lo avvicinò a
sé, affinché la distanza che li separava, si riducesse fino quasi ad
annullarsi. Reilhan fu abbagliato dalla bellezza della guerriera e
dei suoi occhi, che per la prima volta riuscì a osservare senza tentennamenti.
I loro nasi si sfiorarono ma nessuno dei due si ritrasse al contatto e quando
infine i due respiri si fusero in uno solo, Reilhan e Xera chiusero gli occhi
abbandonandosi ai loro sentimenti.
<<Ehm! Scusate il disturbo, bambini miei>> una voce familiare li interruppe facendoli sobbalzare dall’imbarazzo, <<Ma temo che non si possa più rimandare il nostro incontro>> aggiunse Murdar tendendo la mano.
<<Ehm! Scusate il disturbo, bambini miei>> una voce familiare li interruppe facendoli sobbalzare dall’imbarazzo, <<Ma temo che non si possa più rimandare il nostro incontro>> aggiunse Murdar tendendo la mano.
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