I
ragazzi presi dal panico, iniziarono a guardarsi intorno. <<Ne sei davvero sicuro?>> domandò
Reilhan e Leha annuì. Quando furono sul punto di arrendersi, Elesya vide
un’ombra con la coda dell’occhio e intimorita, si strinse al resto del gruppo.
<<Ho visto qualcuno!>>
bisbigliò avvertendo i suoi amici. Xera pose una mano sull’elsa di Rhinvel,
mentre il Novizio si preparò imbracciando il Maglio. <<Fatti vedere!>> disse la guerriera a voce
non troppo alta per non attirare l’attenzione del Concilio e dopo qualche
minuto dei passi frettolosi si udirono scalpitare nel vicolo. <<Sta scappando, presto inseguiamolo!>>
tuonò la giovane leva. Soltanto Leha restò indietro per proteggere Elesya e la
bambina da eventuali attacchi a sorpresa. Xera percorse velocemente le strade
umide, senza mai scivolare o perdere l’equilibrio. L’allenamento di Alea
l’aveva abituata a tutto e per lei non fu difficile star dietro alla spia,
sebbene fosse agile e veloce. La pioggia le bagnava il viso e a volte quasi la accecava,
tuttavia muoversi tra i vicoli sgombri del villaggio, si rivelò una
passeggiata. Reilhan e Satyr mantennero il ritmo della ragazza e si limitarono
ad assecondarla almeno fino a che l’inseguimento non si spostò su un piano più alto.
<<Cercherò di aggirarlo!>>
li avvisò Xera, prima di sfruttare un carro sul lato della strada per
balzare sul tetto della casa adiacente. I due ragazzi la osservarono stupiti ma non rallentarono. Xera corse sui tetti di Kodur inseguendo con lo sguardo la
figura incappucciata che si spostava rapida nella strada sottostante; quando dall'alto notò che la spia aveva imboccato un sentiero senza uscita e così si preparò a piombarle
addosso. La pioggia aumentò e presto i lampi incominciarono a illuminare le vie
del villaggio. La spia si rese conto di aver intrapreso un vicolo cieco solo nel momento in cui un muro gli si parò dinanzi, fu allora che Xera decise di saltare. Un tuono assordante
però rimbombò all'improvviso e la leva, colta alla sprovvista, scivolò su una tegola scoscesa. Riuscì a non cadere dal tetto ma la spia si accorse di lei.
<<Addio effetto sorpresa!>>
esclamò saltando giù, per poi atterrare proprio sopra la losca
figura. La guerriera sentì qualcuno divincolarsi con forza sotto di lei,
sebbene un mantello logoro gli coprisse il volto. <<Lasciami strega>> gli intimò la spia e Xera intuì che si
trattava di un uomo. <<Ti sbagli,
io sono una guerriera!>> gli rispose ironica immobilizzando i suoi
movimenti. Reilhan e Satyr imboccarono il vicolo cieco e subito tentarono di raggiungere
la giovane leva per darle man forte. Quando Xera infine provò a strappare via
il mantello per scorgere il volto della spia, questa la strattonò con forza sferrandole una gomitata nello stomaco.
La ragazza si piegò a causa della fitta lancinante, mantenendo la presa che però si dimostrò meno salda del previsto.
La pioggia e il fango inoltre, avevano reso il tutto più arduo e così
approfittando della situazione, la spia scalzò la guerriera colpendola con un’altra
gomitata, ma al volto e scaraventandola con le spalle a terra. Reilhan raggiunse la
compagna in fretta, Satyr invece afferrò il primo bastone a disposizione per colpire
il proprio avversario. La spia era finalmente alle strette ma non si arrese, al contrario iniziò a ridere. <<Cosa
vi rende tanto allegro?>> asserì il bardo mentre la pioggia
continuava a cadere imperterrita. <<Voi!
Pensate davvero di avermi intrappolato?>> domandò schernendoli,
<<Il muro di certo non si
sposterà!>> rispose a tono il ragazzo, <<Questo è tutto da dimostrare inoltre, fossi in voi, sarei in pena per
coloro che sono rimasti indietro>> li minacciò. Satyr tremava per la rabbia ma presto si calmò <<Solo
uno sciocco oserebbe attaccare mio fratello, provo pena per i tuoi
complici>> infine sollevato il bastone, si preparò ad attaccare. La
spia però portò una mano sotto il mantello e ne tirò fuori una fiala che
scagliò a terra. Una volta distrutta, questa sprigionò un fascio di luce
molto intenso che accecò la guardia e gli permise di dileguarsi.
Satyr si
massaggiò gli occhi fino a che non si riadattarono alle tenebre, mentre Reilhan
si preoccupò di curare le lesioni della guerriera. <<Non c’è tempo!>> affermò Xera afferrando il polso del
ragazzo, <<Elesya potrebbe essere
in pericolo!>> aggiunse e tornata in piedi, corse verso la locanda.
Davanti all’ingresso però non c’era più nessuno. Soltanto il pupazzo di pezza
era rimasto ad attenderli. Riverso al suolo in una pozzanghera, Reilhan riuscì
a scorgerlo nonostante il buio. << È
la bambola di Alonya>> spiegò. I tre ragazzi si guardarono intorno
alla ricerca di altre tracce che potessero ricondurli dai loro amici e proprio
in direzione della piazza centrale, Satyr ritrovò il cappello di Leha. <<È il suo preferito, non lo abbandonerebbe
mai>> mormorò preoccupato. Corsero a perdifiato fino all'imponente statua di Murdar e proprio lì ritrovarono Elesya, Alonya e il bardo. Leha tuttavia era disteso a terra con le mani che premevano sulla pancia. Satyr lo raggiunse
anticipando il resto del gruppo. <<LEHA!>>
urlò non appena vide suo fratello trafitto da un sottile pugnale. <<Ci ha protette>> riferì Elesya
piangendo. Reilhan guardò con orrore la triste scena e subito si preoccupò di
estrarre la lama. <<Lascia che me
ne occupi io!>> disse imponendo le mani sulla ferita del bardo. Xera
invece con il viso malconcio, si frappose tra il gruppo e la persona che
li fissava in silenzio.
<<Chi
sei?>> domandò con voce greve. <<Pensi che io sia tanto sciocca da dirtelo?>> le rispose la
ragazza incappucciata. <<Perché hai
aggredito il mio amico, che cosa vuoi?>> la incalzò alzando la voce.
<<Vedo che mio fratello ti ha
lasciato un regalino>> asserì burlandosi delle ferite sul suo volto. Xera
accarezzò lo zigomo ferito che pian piano si stava gonfiando, poi però posò una
mano sull’elsa di Rhinvel decisa a sguainarla. La ragazza misteriosa
indietreggiò istintivamente, come se sapesse quanto potente fosse quella spada
e Xera comprese che il suo avversario la conosceva. <<Chi sei? Non lo ripeterò
ancora!>> la minacciò colma di rabbia. <<Voglio l’artefatto della strega>>
gridò lei quasi intimorita <<E perché
mai dovrei consegnartelo? Sei sola contro un intero gruppo, quante possibilità
avresti di spuntarla?>> affermò avanzando verso di lei a piccoli
passi. <<Fermati mostro!>>
urlò la ragazza e Xera sgranò gli occhi. <<La mia lama era avvelenata e nessuna magia curativa è in grato di
neutralizzarne gli effetti>> confessò costringendo la guerriera a
voltarsi per poi osservare che la magia del curatore non stava funzionando. <<Vi darò’ l’antidoto solo in cambio dell’artefatto!>>
ripeté afferrando una fiala dalla tasca interna del mantello.
Satyr provò a
riprodurre diverse melodie ma anche la sua magia si rivelò inefficace, così
furente intimò al trio di obbedire. <<Datele quel maledetto artefatto o mio fratello morirà!>>, li
implorò. Persino Leha per quanto provato, cercò di convincerli <<Consegnatele il Teschio, non voglio
morire>>. Reilhan scansò le mani dal corpo del bardo e lentamente si
sollevò in piedi aiutando a sua volta la giovane maga. <<Come sai che è un teschio!>> gli
rispose con voce ferma <<Nessuno l’ha
mai specificato>> continuò. Satyr fissò suo fratello che a dispetto
delle ferite riportate, si rialzò con agilità da terra. <<Odio la gente sveglia>> rispose la guardia con una tonalità di voce più acuta del solito. <<Leha, ma non eri in punto di morte?>> Satyr
lo guardò a lungo senza riuscire a comprendere cosa stesse accadendo. <<Allontanati!>> gli intimò il
curatore proprio mentre Leha, sguainato un pugnale sottile, lo trafisse al
petto. <<Fratello, perché …!>>
mormorò prima di accasciarsi al suolo. <<Sei uno stupido, hai mandato il piano in fumo!>> protestò la
spia misteriosa ma non ebbe il tempo di lamentarsi a lungo poiché Xera, sfoderata
la spada, si fiondò su di lei. La ragazza però si scansò,
evitando così il pesante fendete che incendiò l’aria. <<Dobbiamo andarcene. Maledizione il signorino
andrà su tutte le furie!>> gridò lei sparendo inghiottita da
una nube biancastra che rallentò la guerriera.
<<Aspettami!>> lamentò Leha o almeno il ragazzo che ne aveva
assunto l’aspetto, rivelando l’illusione poco prima di fuggire allo stesso
modo. Reilhan curò la ferita di Satyr, ancora sconvolto dall’immagine del
fratello che gli si scagliava contro. <<Se quello non era Leha, mio fratello che fine ha fatto?>>
domandò con gli occhi lucidi. Elesya allora recitò la formula che le aveva tramandato
suo nonno e dal portale oscuro, si materializzò l’evocazione canina della
giovane maga. Non appena le sue ossute zampe toccarono il suolo, si fiondò in direzione della padrona per manifestarle la sua contentezza. <<Anche tu mi sei mancato, però adesso ho un
favore da chiederti>> gli disse cercando di non farsi sopraffare
dalla forza dell’animale. Afferrato il cappello di Leha, lo protese in
direzione del cane non morto che dopo averlo annusato, iniziò a cercare.
Percorsero un sentiero tortuoso che li condusse alle porte del villaggio,
dinanzi a una vecchia casa abbandonata. E proprio li, legato dalla testa ai
piedi, ritrovarono il bardo scomparso. <<Fratello!>> urlò dalla gioia Satyr, <<Pensavo ti fosse accaduto qualcosa>>
aggiunse. <<Mi dispiace Satyr, sono
stato ingannato come un dilettante>> confessò il bardo abbassando lo
sguardo.
<<Quando siete corsi
dietro la spia, la fanciulla ha deciso di consegnare la bambina per tenerla al
sicuro, ma prima che potesse bussare, una donna ci ha chiamati dal vicolo
dietro la locanda>>, <<Chi era?>> domandò Reilhan interrompendolo, <<La proprietaria. Ci
ha regalato del cibo, chiedendoci di non disturbare il Concilio e promettendoci di consegnare personalmente la bambina alla fine del banchetto>>
Leha abbassò lo sguardo.
<<Elesya però non aveva fame e allora ho mangiato da solo>> rivelò
giocando con le dita, <<Poco dopo ci siamo seduti ed io non ricordo più nulla>>. Reilhan fissò Elesya per comprendere cosa fosse accaduto in seguito. <<Leha si è addormentato, io invece ho chiuso
gli occhi per un breve istante, lo giuro!>> spiegò lei, <<Non so come sia stato possibile per quel
ragazzo sostituirsi a Leha senza che io me ne accorgessi!>> aggiunse
confusa. <<Non sono persone comuni,
questo è certo>> mormorò il Novizio facendo il sunto della situazione
<< Sappiamo inoltre che lavorano
per qualcuno e che stanno cercando il
nostro artefatto!>> replicò Xera . <<Mi dispiace ragazzi, ma noi non vogliamo
avere niente a che fare con tutta questa storia>> confessò Satyr liberando
suo fratello dalle ultime costrizioni. <<Ho temuto di aver perso Leha e per poco non ci ho lasciato le penne.
Noi ci tiriamo fuori!>> annunciò risoluto <<Ma Satyr, sono nostri amici non voglio abbandonarli>> lamentò
Leha costernato <<Sciocchezze, li
conosciamo appena!>> rispose invece lui, ignorando le richieste del
fratello.
Il bardo non osò più insistere, poiché si sentiva già in
colpa per essere stato catturato. <<Scusateci!>>
riuscì soltanto a dire, <<Non ti
preoccupare, va bene così>> lo rincuorò Xera, <<Non sarebbe giusto coinvolgervi nei nostri
guai>>. Leha abbracciò la guerriera con vigore, facendole ricordare che
sul suo corpo vi erano ancora diversi lividi che dolevano. Poco prima di
andare Satyr si voltò << Quasi
dimenticavo!>> disse e infine dalla tasca, estrasse la bambola di
pezza che il curatore gli aveva affidato in precedenza, <<Questo è per voi>> aggiunse
lanciandola verso la giovane leva, ma Xera aveva le mani bagnate e sebbene l’avesse
sfiorata, questa ricadde a terra aprendosi in due. L’evocazione canina di
Elesya si avvicinò guardinga alla bambola a forma di coniglio e dopo averla
annusata, iniziò a ringhiare. Xera si chinò per raccoglierla ma con orrore
ritrasse in fretta la mano. <<Che
ti succede?>> domandò Reilhan avvicinandosi. La guerriera restò in
silenzio con gli occhi sbarrati e con la mano ancora sollevata, suscitando così l’interesse del curatore. <<Xera,
sei ferita? La tua mano è sporca di sangue!>> esclamò il Novizio
afferrandole il polso, <<No, ti
sbagli!>> rispose terrorizzata, <<Il sangue non è il mio!>>.
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