martedì 4 marzo 2014

Xera, la ragazza con la spada (pag. 47)

Quando le porte si chiusero alle loro spalle, Kìrì (il Luàn dell’anta sinistra), attirò l’attenzione del curatore, <<Ehi tu! Ragazzo col Martello, vieni qua>> disse. Reilhan si voltò e separandosi dal resto del gruppo, raggiunse le due teste. <<La prossima volta che dovrete incontrare il saggio, ti preghiamo di tener lontana la lattina, dalle nostre teste>>, il Novizio aggrottò le sopracciglia perplesso, <<Non amate essere accarezzati?>>, domandò. I Luàn si guardarono intimoriti, poi bisbigliando, risposero all'unisono <<Non quando le carezze rischiano di ucciderci. Hai idea di quanta forza abbia nelle mani, quell’essere?>>. 

Reilhan non riuscì a trattenere un sorriso, del quale subito si scusò, per non urtare la sensibilità delle due teste. <<Vi prometto che Xera non lo farà più>> e poi aggiunse, ricordando tutte le volte in cui i due Luàn, erano stati offensivi con le Giovani Leve alle prime armi <<A patto che vi dimostriate più accorti con i complimenti elargiti alle Leve desiderose d’incontrare Murdar!>>. Le due teste bisbigliarono tra loro indispettite e dopo averci pensato su per alcuni minuti, dissero <<Come osi porre delle condizioni?>>, <<Quand'è così, posso sempre invitare la mia amica a unirsi a noi>>, <<A pensarci bene, perché disturbare quella splendida fanciulla>> asserì Betùl, <<Alla fine ci hai solo chiesto di essere più gentili, dopotutto se siamo su queste porte, è proprio a causa del nostro caratteraccio>> affermò Kìrì. I due Luàn accettarono le condizioni del patto e una volta sancito, ritornarono alla forma lignea originale. 


Giunti al piano terra, Hillin indicò al gruppo la prima stanza del corridoio a sinistra e senza perdere altro tempo, i ragazzi si accomodarono.
A prima vista sembrava una semplice sala d’aspetto, le cui pareti erano tutte bianche e impeccabili con pochi quadri su di esse: perlopiù si trattava di ritratti raffiguranti vedute panoramiche dell’isola. Al centro della parete più interna, c’era un’altra porta che probabilmente conduceva all’ufficio vero e proprio. <<Quella bambina così piccola, ha uno studio privato?>> domandò Elesya, approfittando della temporanea assenza di Hillin che intanto si era recata nella stanza adiacente. <<Sì e ti prego di non giudicarla dal suo aspetto attuale, è una persona molto permalosa>> rispose Reilhan tremante. 

Passarono diversi minuti in cui i ragazzi restarono in assoluto silenzio, l’unico rumore che si avvertiva, era il ronzio della lanterna a gas incandescente accesa, essendo la stanza priva di finestre. Mentre i suoi compagni erano impegnati a rimirare il lustro pavimento di marmo scuro, Xera concentrò la sua attenzione sul nuovo anello che portava al dito: era il primo gioiello che riceveva in dono e stranamente (forse perché era un’arma) non le dispiaceva affatto. Ne era talmente assorta che quasi trasalì quando la voce di una donna li convocò nella camera accanto, <<Venite avanti!>> disse.

I tre ragazzi si disposero in fila indiana e a turno varcarono l’uscio. Anche questa stanza era molto spartana ma le pareti si tingevano di un caldo color porpora. Il pavimento invece, era in legno scuro lavorato e nel complesso, se non fosse stato per le candele disseminate nella camera, sarebbe stata buia, diversamente dalle luminose stanze del saggio. Al centro dell’ufficio vi era una scrivania molto elegante e proprio li, seduta su di essa con le gambe accavallate, c’era una donna dai lunghi capelli neri che li fissava con aria sprezzante. Indossava un vestito color rosa pastello talmente corto da coprirle a malapena le gambe e allo stesso tempo, molto aderente al punto da accentuarne tutte le sinuose curve del corpo. Non indossava le scarpe, dettaglio però considerato del tutto irrilevante nel momento in cui ci si concentrava sui suoi grandi occhi rossi, soprattutto se questi ti squadravano da capo a piedi. 

Reilhan arrossì e impacciato salutò la donna. <<Sedetevi>> disse e dal nulla le spuntarono dinanzi, tre modeste sedie di legno. Quando i ragazzi si accomodarono, lei continuò a fissarli con disprezzo, <<Altri lattanti che si credono grandi eroi>> affermò, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli corvini. Le sue mani erano lunghe e affusolate, ma l’aspetto che forse più preoccupò le due amiche, furono le aguzze unghie dipinte con dello smalto rosso sgargiante che ne accentuava la pericolosità. <<Noi dovremmo registr... >> cercò di  spiegare Reilhan, interrotto dallo sguardo contrariato della donna. 

<<Tutto questo, è veramente divertente>> disse, abbozzando un sorriso beffardo, <<Nonostante io abbia svolto per ottant … vent’anni (si corresse) questo lavoro, c’è sempre qualche moccioso che crede di potermi dire cosa fare>>. La tonalità di voce si alzò man mano che formulava la frase. <<Non era mia intenz … >> disse Reilhan e ancora una volta, fu stroncato da un altro sguardo severo della donna. Xera allora prese la parola. <<Siamo rammaricati per averla offesa … Signorina, di sicuro nessuno, sull’intera isola, è abile quanto lei>> disse, sorprendendo i suoi amici. La donna concentrò la sua attenzione sulla guerriera e con un sorriso compiaciuto, rispose <<Signorina? … Finalmente una Leva competente>> poi rivolgendosi a Reilhan asserì <<Perché non prendi esempio da questa giovane fanciulla; lei sa come ci si comporta!>> ma il Novizio, questa volta, preferì tacere.

Con molta eleganza, la donna distribuì loro tre fogli in cui avrebbe dovuto inserire dei semplici dati con tanto di firma finale, <<Su quest’isola è importante che tutti siano schedati, così quando morirete, sapremo a chi recapitare il vostro corpo … o quel che ne rimane almeno>>. Una volta compilate tutte le informazioni richieste, la donna indossò un vistoso paio di occhiali rosa e controllò che tutto fosse stato scritto in maniera corretta. <<Xera Rouster, Elesya Muritor … e il piccolo maleducato Reilhan Alder, questo è il documento che vi permetterà di accettare missioni, denaro e infine, effettuare compravendite sull’isola di Horsia; sono tenuta a dirvi inoltre, che il seguente attestato, perderà di ogni valore quando abbandonerete l’isola: a meno che non disponiate dell’autorizzazione di Murdar in persona>>

La donna si accomodò dietro la scrivania e prendendo un lungo ago d’argento, invitò i tre ragazzi a porgerle le mani. Dopo pochi secondi ognuno di loro si ritrovò con un dito dolorante e mancante di una goccia di sangue che servì a suggellare il documento. Una volta ultimate le pratiche burocratiche, la donna si alzò e precedendoli, li accompagnò presso le loro stanze. <<Mi scusi signorina>> disse timidamente Elesya, ripetendo la formula già usata con successo dalla sua compagna, <<La bambina che ci ha accompagnati, è andata via?>>. Lei allora si voltò e schernendola rispose <<Perché, avevi intenzione di abbracciarla prima?>>. la ragazza rabbrividì, divertendo la donna che soddisfatta derise della giovane maga. A Elesya bastò poco per riconoscerne il suono già udito in precedenza. << È lei … quella bambina>> affermò terrorizzata, <<Perspicace>> rispose ironica, <<Sono certa che la tua compagna lo aveva capito; come ho già detto, è la più assennata del vostro patetico gruppo>> poi voltandosi, continuò a camminare in direzione della stanza da letto.

Superato il corridoio, passarono all’ala destra della casa che a differenza della precedente, era disseminata di porte contrassegnate da numeri. La otto, nove e dieci, furono le stanze a loro assegnate e consegnatagli una chiave di rame, li invitò ad accomodarsi. Prima di congedarsi però, volle presentarsi e poiché nutriva una discreta simpatia per la guerriera, si rivolse a lei soltanto <<Il mio nome è Hillin Dinn, ma tu puoi chiamarmi Hillin>>  poi voltandosi, guardò i due compagni e aggiunse <<Per voi invece, sono la Signorina Dinn; la cena è alle sette, siate puntuali o resterete a digiuno>> e senza salutare, tornò nel suo ufficio.

Il gruppo allora, decise di riposare, poiché mancavano ancora due ore alla cena e prendendo possesso delle loro nuove stanze, ne approfittarono per darsi una rinfrescata e schiarirsi le idee.
Xera si gettò subito sul morbido letto al centro della camera: era troppo stanca per guardarsi attorno e non passò molto che si addormentò esausta. Non riposò a lungo tuttavia, poiché dopo circa mezzora qualcuno bussò alla sua porta. Ci mise un po’ a riprendersi e rimettendosi in piedi, aprì. Con grande sorpresa, si ritrovò dinanzi Alea, la ragazza conosciuta poche ore prima che sorridendo placidamente si accomodò nella stanza senza troppi complimenti. La camera disponeva di un pratico divano accanto al camino e di un tavolino colmo di dolcetti, serviti con del  caldo. <<Sembra che qualcuno sia entrato nelle grazie di Hillin!>> disse, togliendonsi il mantello, <<Posso servirmi? I miei sono tutti finiti>> aggiunse, spazzolando via ogni traccia di biscotti dall’uniforme.

Xera le si sedette accanto incuriosita, <<Come mai sei sull’isola?>> domandò, <<Però, dritta al punto! Non ti piace perderti in chiacchiere a quanto vedo, meglio per me, conversare amabilmente non mi si addice, preferisco delle sane zuffe amichevoli>> e sorridendo, continuò a trangugiare uno dopo l’altro, i dolci del vassoio. <<hskflg Nortor, ahdjfl castello, bsgaiks missione>> mormorò Alea, con la bocca piena. Vedendo il viso della guerriera estremamente confuso, ingoiò tutto in fretta rischiando quasi di strozzarsi. Una volta bevuta una tazza di tè in un sol sorso, ripeté <<Quando ero a Nortor, ho ricevuto un messaggio al castello in cui Murdar mi convocava per una missione e poiché non accadeva da anni, ho utilizzato due o tre portali d’emergenza fino al porto di Libra, poi a bordo della nave, sono approdata qui>> spiegò tutto d’un fiato e facendo un gran sospiro, tornò a divorare dolci.

Xera però, voleva saperne di più e così continuò a porle altre domande, <<Nelle stanze di Murdar … mi è sembrato di vedere, ma forse mi sono sbagliata … un segno particolare sulla tua gamba … inoltre quando ci siamo strette la mano  ...>>.
Alea non sembrò sorpresa e dopo aver bevuto un’altra tazza di tè, rispose <<Di solito non lo mostro mai, chi più di te può capirlo>> annusandola, aggiunse <<il tuo poi …  da i brividi>>. Xera sgranò gli occhi, <<Come fai a saperlo?>>, <<La scossa che mi ha percorso il braccio stamane, m’è bastata>> rispose Alea, mostrandole i lividi che aveva riportato. La Giovane Leva s’irrigidì, <<Mi dispiace, non era mia intenzione farti del male>> disse rammaricata, ma la nuova amica non sembrò portarle rancore, anzi, tornò subito a concentrarsi sul vassoio ormai quasi del tutto vuoto. <<Non ti preoccupare>> la rassicurò tra un boccone e l’altro, <<Quando sarai a Nortor … ma perché rovinarti la sorpresa>> aggiunse, con un sorriso malefico stampato sul viso.

<<Posso farti una domanda?>> disse la guerriera, <<Come se non avessi fatto altro da quando ci siamo accomodate >> affermò ironica, poi però sorridendo aggiunse <<Spara!>>. <<Non vorrei offenderti, ma mi piacerebbe sapere come mai il tuo aspetto è così … strano …  particolare …  inusuale>>. Alea fisso Xera sorpresa, <<Perché, cos’ho di diverso?>> disse agitando la coda e accarezzandosi le orecchie pelose. Il volto perplesso della ragazza divertì Alea, tanto da farla scoppiare a ridere, <<Perdonami, non ho saputo desistere, avresti dovuto vedere il tuo viso>> sottolineò. Poco dopo però, si fece nuovamente seria e con un velo di tristezza nello sguardo, iniziò a narrare la sua storia.

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