Cap. 13 La prova finale
Le tre leve s’incamminarono per il viale che le avrebbe condotte sino alla dimora del saggio, quando una voce familiare le
costrinse a fermarsi. <<Begli
amici!>> esclamò un ragazzo dalla chioma scompigliata <<Affrontare l’ultima prova della competizione
senza neanche degnarsi di salutare>> aggiunse mostrandosi indignato.
Qualche fogliolina ancora attaccata al ramo sporgeva dall’indisciplinata
capigliatura, mentre pezzi di liane secche pendevano dall’arco fissato alle sue
spalle. <<Ah, sei tu!>>
lo liquidò Reilhan voltandogli subito le spalle. Xera ed Elesya al contrario
accolsero il vecchio amico con maggior calore. <<Norwen! Che ti è successo?>> domandò la giovane maga aiutando
il ragazzo a ripulirsi, <<Ho perso
il mio gruppo e per cercarlo mi sono addentrato nei boschi alle pendici del
vulcano Svaltur>> spiegò dopo essersi ricomposto. <<Non cambi mai!>> lo ammonì il
curatore, <<E cosa ti ha distratto
questa volta? Chissà che Mihrrina non lo trovi interessante>>
commentò infine provocandolo con lo sguardo ma il volto dell’amico si rabbuiò e
Reilhan preferì non infierire. <<Tutto
bene?>> asserì Xera incuriosita dall’improvviso cambio d’umore.
<<Ho accompagnato Mihrrina al porto,
dove tre Hem la attendevano per ricondurla a casa>> confessò con lo
sguardo rivolto alle punte dei suoi calzari. <<Ha terminato il suo esame?>> ribatté il Novizio e Norwen
annuì con il capo <<I suoi
prescelti hanno affrontato la prova finale con successo e lei ha dimostrato il
suo valore sia in campo sia al comando di una squadra vincente. Non le restava
altro da fare su quest’isola, perciò gli Hem le hanno concesso l’autorizzazione
che tanto attendeva>>.
Il tono dell’arciere era triste e a tratti
nostalgico ma, del tutto inaspettato, un largo sorriso si manifestò sul suo
viso. <<Sta realizzando i suoi
sogni e nonostante tutto sono davvero felice per lei>>. Reilhan si
grattò il capo sbuffando, il pensiero che presto o tardi avrebbe dovuto
compiere il medesimo sacrificio volle ricacciarlo nell’angolo più remoto della
sua mente, ormai fin troppo occupata da preoccupazioni e timori. Allungò così
la mano verso lo storico rivale, che colse la palla la balzo per prenderlo in
giro un’ultima volta, prima di ricambiare il gesto di saluto <<Mi raccomando Rei, cerca di non fare brutte
figure dinanzi al Saggio e ricorda che se dovessi fallire, ci sarà sempre un
posto per te alla taverna di Aldaria: ho sentito che il lavapiatti si è
licenziato!>>. Reilhan strinse la mano con maggior vigore e infine sorrise <<Piuttosto che rivedere la
tua brutta faccia, abbandono l’isola a nuoto>> ribatté. La stretta fu
sciolta e i saluti conclusi, Norwen riprese le sue ricerche mentre i tre
ragazzi si lasciarono Kodur alle spalle immergendosi nei sontuosi giardini che
precedevano la dimora del saggio. La luce del sole che filtrava tra le chiome si rifletteva sul selciato traslucido, proiettando giochi di luce
arcobaleno sui tronchi degli alberi e sulla stessa erba che si estendeva a
perdita d’occhio. Il trio poté godere di quello spettacolo naturale sino a che
non abbandonarono i boschi, per poi ritrovarsi sulla cima di una scogliera
impervia dinanzi all’uscio consunto di una capanna diroccata dalle brezze
salmastre.
Bussare fu del tutto inutile, poiché la porta si aprì
loro invogliandoli ad entrare in fretta e proprio lì, ad
attenderli, vi trovarono una bambina dai capelli corvini e dagli occhi
scarlatti. La veste rosa pastello era tre volte la sua misura, perciò ad ogni
suo passo un lungo strascico la seguiva
a piè pari. Non disse nulla sino alla porta di Murdar, che si premurò di
accarezzare con l’indice per risvegliare i due guardiani assopiti. I due Luàn
fissarono la guerriera in silenzio <<Che cosa vi conduce dal Saggio?>> domandò
Kìrì il cui tono era stranamente stridulo, <<Murdar ha richiesto la nostra presenza>> si affrettò a
rispondere il Novizio sperando così di tagliar corto. <<Chissà che avrete
combinato questa volta>> mormorò Betùl deridendoli, Reilhan fece
per ribattere ma la bambina pose fine alla discussione battendo il pugno
contro la porta. I due guardiani rabbrividirono e in men che non si dica l’uscio
si spalancò, la stanza però era vuota e del saggio non vi era alcuna traccia.
La bambina allora indicò loro il divano, dove li invitò ad attendere senza dare
altre spiegazioni in merito. Xera non poté fare a meno di fissare le
innumerevoli chincaglierie sparse nell’alloggio e proprio dinanzi a lei una
macchia distinta, di colore più chiaro rispetto alle pareti, attirò la sua
attenzione. Era lì, infatti, che fino a qualche tempo prima risiedeva il suo
prezioso scudo. Presa dai ricordi passati trasalì nell’udire alcuni passi improvvisi
affrettarsi nel corridoio, che la indussero a scattare in piedi con una mano sull’elsa
della spada. Fu Reilhan a bloccarle il braccio invitandola a darsi una calmata
<<Non lasciare che la tensione
prenda il sopravvento>> la ammonì, sebbene neanche lui si sentisse
del tutto calmo. I passi si fermarono all’improvviso in corrispondenza della
porta d’ingresso, seguiti da un lungo silenzio che innervosì i tre ragazzi.
<<Che cosa sta succedendo?>> domandò
Elesya ormai stanca di aspettare, <<Non
ne ho idea! Restate qui, vado a vedere>> affermò il Novizio,
anticipato tuttavia da qualcun altro che irruppe nella stanza in maniera
brusca.
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