Non vide né la lama né
la mano che la impugnava, sentì solo il freddo metallo incidere la sua pelle. Prima
di avvertire dolore però, sentì il calore del sangue ricoprirle la gamba
sinistra. Passarono pochi secondi e quella sensazione di bagnato, fu sostituita
da una fitta lancinante e un bruciore indescrivibile, fino a quando non iniziò,
gradualmente, a perdere sensibilità nell’arto ferito. A fatica restò in piedi,
tornando in posizione di difesa, tuttavia, inutile contro un’avversaria
invisibile.
Improvvisamente, con la coda dell’occhio, le sembrò di scorgere
qualcosa che si muoveva alla sua destra, ma il braccio non fu altrettanto
veloce. Fu così che giunse il secondo attacco di Mihrrina. Ancora una volta, il
freddo metallo le tagliò la pelle con estrema precisione, quasi fosse fatta di
burro. Questa volta toccò alla gamba destra. La guerriera cadde in ginocchio,
retta solo dalla spada, poiché le gambe diventarono man mano insensibili,
nonostante il dolore fosse insopportabile.
<<Per
colpa tua, sono stata costretta a sfoderare questa daga così preziosa>>
disse Mihrrina infastidita. <<Come
avrai ormai capito, la sua lama può paralizzare la parte del corpo con la quale
entra in contatto, uno spreco, nel tuo caso. Reputati fortunata, tuttavia,
poiché se avessi avuto tra le mani, i miei fidati Sai gemelli, la paralisi
sarebbe stata l’ultimo dei tuoi pensieri>>.
<<Di che cosa sta parlando?>> domandò sconvolta Elesya, dall’altro
lato della piazza. <<Si riferisce
ai due coltelli legati alle gambe>> rispose Norwen, <<Se avesse ferito Xera con quelle
lame …>> impallidì <<
forse è meglio non pensarci>> aggiunse.
Elesya, stanca di
tutte quelle terribili informazioni e temendo per la sua amica, sfoderò il
bastone, decisa a porre fine al duello. Recitò l’incanto appreso in passato e
come da manuale, si materializzarono le corde nere, con il chiaro intento di
bloccare Mihrrina. Obbedendo alla volontà di Elesya, iniziarono a cercare l’avversaria
nascosta e una volta individuata, si gettarono su di lei per immobilizzarla. Fu
però, del tutto inutile, perché senza alcun motivo apparente, le corde bruciarono,
colpite da uno spaventoso fuoco violaceo. Elesya, presa dal panico, si guardò attorno,
cercando di scorgere l’artefice di quella magia, quando vide dall’altro lato
della piazza, una ragazza dalla lunga chioma scura, innalzare un bastone, dal quale
erano sgorgate le livide fiamme.
<<Ti pregherei di non interferire in questo duello, con
la tua magia>>
disse la fanciulla sorridendo, <<Non
sarebbe corretto da parte tua, te ne prego quindi, resta in disparte>> asserì.
La maga era accompagnata da un’altra persona, un guerriero, poiché anch’egli
aveva una spada, certamente migliore di quella maneggiata dalla sua amica. <<Zabora, vieni qua!>> disse
Shùly a gran voce, per farsi sentire. La coppia allora, decise di accettare l’invito
e si aggregò al resto della compagnia. <<Lui
è mio fratello Zabora e lei è Faiha, sua compagna di squadra>> spiegò
Shùly, presentando i due.
<<Felice
di fare la vostra conoscenza>> replicò la giovane maga, sorridendo e
allo stesso modo il guerriero. <<Mi
dispiace per le tue corde, ma non potevo permettere che la mia Novizia fosse
colpita alle spalle, lo capisci vero?>> affermò rammaricata Faiha,
<<La tua Novizia? Siete quindi le
giovani leve di Mihrrina>> disse sorpreso Reilhan. <<Esatto amico, siamo proprio noi>>
rispose Zabora.
Reilhan li osservò attentamente, poiché nonostante dessero l’impressione
di essere delle comuni leve, il loro aspetto e le loro armi, dicevano l’esatto
opposto. Zabora era un ragazzo alto e slanciato. Aveva una capigliatura molto
curata, color dell’oro, che gli ricadeva sulle ampie spalle, protette da una
corazza di comune metallo. I suoi occhi erano azzurri, perfettamente identici a
quelli di sua sorella Shùly e forse, quella era l’unica caratterista che li
accomunava. Alla cintola, pendeva una spada dalla lama larga e robusta e dall'elsa molto semplice, priva di ghirigori o particolari lavorazioni; ma la cosa che saltava più di tutte all'occhio, era l’accessorio che perforava il suo orecchio
destro. Come il bracciale di Mihrrina splendeva di luce propria.
Anche Faiha
indossava un monile simile ma sotto forma di collana, alla quale era incastonata
una pietra viola brillante. Faiha gli ricordava molto Elesya,
nonostante fosse un po’ più bassa della sua amica. Aveva dei lunghi capelli
neri, alternati da bizzarre ciocche, del medesimo colore della pietra che
sfoggiava al collo. Bastò guardarla pochi secondi, per capire che anche gli
occhi di quella ragazza, erano della stessa tonalità della pietra. Reilhan
aveva già sentito parlare di oggetti magici, capaci di infondersi con lo spirito di chi li possiede, ma era la prima volta che ci aveva a che fare. Ogni cosa
indossata dalla ragazza, compreso il suo aspetto, era subordinata alla collana.
Persino la tunica che portava, infatti, aveva ricami lividi. Nonostante sembrasse
una fanciulla innocua e a prima vista indifesa, la sua magia era notevolmente
sviluppata e ne aveva dato prova, distruggendo le funi pece, con estrema
facilità.
Faiha sorrise al
Novizio, avendo notato il suo sguardo assorto, <<Tu devi essere il famoso Reilhan, il Capo ci ha parlato spesso di
te!>> disse, facendolo trasalire. Tornato alla realtà, si ricordò del
duello per un attimo accantonato e della sua compagna, riversa al suolo in
pessime condizioni. Sconvolto, si precipitò in direzione della leva, deciso a
prestarle soccorso. <<Sono spiacente
>> annunciò ancora una volta Faiha, << Ma devo chiederti di non farlo>> continuò, senza perdere il
sorriso. Di nuovo innalzò il suo bastone, pronunciò una formula a lui incomprensibile
e in pochi secondi, si materializzò una barriera identica a quella che poco
prima, aveva protetto Mihrrina dall'attacco di Xera. <<Se vi doveste intromettere, il Capo
perderebbe del tutto il controllo e poi sarebbero guai>> spiegò
Zabora, senza distogliere gli occhi dal campo di battaglia.
<<I tuoi amici non ti possono più aiutare,
principessa! Che ne dici di arrenderti? Oggi voglio essere magnanima e farti un
regalo: se ammetti di essere una perdente, ti lascerò andare!>> dichiarò
la Novizia. L’orgoglio della guerriera prevalse sul suo buon senso e senza
pensarci due volte, rifiutò l’umiliante proposta di Mihrrina. <<Il duello non è ancora finito!>> disse
a fatica.
Anche se non era in
grado di vederla, sentì la rabbia dell’avversaria accrescersi. Seguendo quella
percezione allora, chiuse gli occhi e si limitò ad ascoltare. Fu ancora una
volta, questione di secondi. La sua spada si mosse di nuovo lentamente,
rispetto al colpo che le fu inferto e un altro taglio, iniziò a sanguinare sul
fianco sinistro. << C’eri quasi
principessa, ma sei ancora troppo lenta!>> asserì la Novizia. Xera
sentì il fianco colpito, intorpidirsi come le gambe, rendendo lo stare
inginocchiata, sempre più arduo. Persino respirare, era diventato difficile,
mentre le palpebre le sembrarono pesanti come macigni.
<<Smettetela!>> urlò a squarciagola il Novizio
disperato. <<Norwen fa
qualcosa>> disse, sfoderando il Maglio. Anche Zabora sguainò la sua
spada, pronto a impedire qualsiasi tentativo di intromissione del Curatore.
<<Calmatevi!>> suggerì l’arciere,
<<e rinfoderate le vostre
armi>> aggiunse. Il guerriero obbedì, Reilhan invece, continuò a
stringere il martello, preoccupato. Xera avrebbe voluto dir loro di non
intervenire, tuttavia le fu impossibile poiché lo stato di paralisi si stava
diffondendo in ogni parte del suo corpo. Di colpo la spada divenne pesante, per
cui lasciarla cadere fu inevitabile. Non appena l’arma toccò la mattonata della
piazza, Mihrrina iniziò a ridere e finalmente smise di celare la sua presenza,
considerando quell'abilità, ormai superflua.
<< Dolce Principessa, in altre circostanze ti avrei lasciata alle cure
dei tuoi amici, ma non sarà questo il caso; se ti liberassi dal duello, non
impareresti nulla>>. La novizia ripose la daga, dopo averla ripulita
e impugnando la frusta, cominciò a colpire la giovane leva, così rapidamente da
rendere impossibile qualsiasi contromossa. Elesya pianse disperata, stretta
tra le braccia di Shùly, che le impediva di assistere alla scena, mentre
Reilhan, senza riuscirci, tentò di distruggere la barriera.
Incapace di
muoversi, Xera sentì di essere sul punto di svenire. A malapena poteva alzare
le braccia, per riparare il viso dai colpi di frusta, eppure, nonostante fosse
allo stremo delle forze, il suo desiderio di combattere, non era stato ancora
piegato. Per impedire al suo corpo di accasciarsi, si concentrò sull’obiettivo
con tutte le poche forze rimaste. Più ripeteva a se stessa di non arrendersi e
più sembrò rinvigorirsi. Fino a quando una delle frustate, non le dilaniò la
camicetta, scoprendo le sue spalle e quindi marchio del sole e della luna.
Mihrrina però, non parve farci caso e continuò a colpirla.
Iniziò per primo il
cuore a battere più velocemente, poi seguirono i polmoni, che si riempirono con
maggior vigore. Il respiro divenne affannoso e il sangue smise di scorrere via dalle ferite,
irrompendo nelle vene come un fiume in piena. Bastò un attimo e la frusta smise
di scoccare. La guerriera era riuscita ad afferrarla, stringendola tra le mani
ferite, come fosse un trofeo. <<Come
osi insozzare la mia preziosa arma, ti ordino di lasciarla
immediatamente>> disse Mihrrina colta di sorpresa. Non fu la sola,
tuttavia. L’intera compagnia restò a bocca aperta, ad eccezione di Reilhan, il
cui volto invece, era diventato pallido e imperlato di sudore freddo.
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