Quando il polverone discese
sul pavimento e la visuale tornò chiara e nitida, Xera si ritrovò dinanzi a una
scena straziante. Sul parapetto della statua vi erano gli artefatti mentre
Reilhan, con volto visibilmente stanco, faceva fatica a reggersi in piedi. <<Giuro
che questa volta sono davvero furiosa>> disse in preda alla rabbia. Si
avvicinò alle due leve con il pugno ancora serrato, ma che riaprì per assestare
uno schiaffo in pieno viso del compagno. <<Come avete potuto!>>
lamentò indignata alla vista del Novizio accasciato a terra senza più energie.
<<Tu non capisci; dovevo fare qualcosa …>> ma Xera non volle
sentir ragioni. <<La magia è una parte di te, dovevi lottare affinché
nessuno te la portasse via>> sostenne la guerriera con gli occhi
lucidi, quando con la coda dell’occhio, il baluginare di alcune lettere sulla
parete, attirò la sua attenzione. “Quella è la formula” pensò tra se e
se, “Forse sono ancora in tempo”. Reilhan però riuscì a intercettarne le
intenzioni e rialzatosi a fatica, si frappose tra l’amica e la statua. <<Spostati!>>
gli intimò ma il curatore non volle saperne. <<Non posso consentirlo, mi dispiace. Ci sono in gioco cose molto più importanti di una
spada>>, fu in quell'istante che lo sguardo di Xera si fece gelido.
<<Che cosa credi? Non è della spada che io mi sto
preoccupando!>>, Reilhan ne fu colpito, <<Non posso permettere che i miei amici rinuncino a tanto per me, oltretutto …>>
ci fu un momento di silenzio. <<Oltretutto?>> la rimbeccò il
curatore e dopo un lungo sospiro Xera si decise a confessare.
<<Non
dovrete più preoccuparvi per me, da oggi io …>> Elesya però non
permise all’amica di continuare poiché, in tono allarmato, invitò il curatore a
girarsi in fretta. <<Rei, la formula sta svanendo, sbrigati!>>.
Il Novizio si voltò di scatto, ignorando le parole della guerriera e senza
badare a lei posò le mani sulla fredda pietra. La frase era costituita da sole
cinque parole ma pronunciarle fu per lui la sensazione più dolorosa mai provata.
Giunse subito alla quarta, poco prima che questa si dissolvesse ma nell'istante in cui fece per pronunciarla, un’esplosione lo sbalzò indietro. Si rialzò
stranamente risposato, come se tutta la fatica gli fosse stata sottratta,
tuttavia fu presto sostituita da un terrore incontenibile. Sapeva, infatti, cosa potesse essere successo. Si ripulì gli occhi dai
detriti di polvere generati dall’esplosione, permettendogli di avere una chiara
visione dell’accaduto. Xera era accanto ai resti della statua, stringendo tra
le mani i preziosi artefatti. Indossò il piccolo anello e depose nella cintola
la preziosa spada scarlatta, infine girò il capo alla ricerca di Elesya che,
ancora tramortita dal brusco impatto, se ne stava seduta a terra con gli occhi
serrati. Xera le lanciò Vheles e l’amica la afferrò senza problemi. <<Che
cosa hai fatto!>> le disse in risposta al suo gesto, ma la guerriera
distolse subito lo sguardo fissando il baluginare che spariva sotto i suoi
occhi. Reilhan si rialzò più in fretta che poté scavando senza sosta tra i
detriti, sebbene fosse consapevole del fatto che la formula ormai fosse
inutilizzabile.
<<PERCHÈ!>> urlò
a squarciagola, <<Perché lo hai fatto!>> ripeté mentre
candide lacrime gli rigarono il viso. Xera volse le spalle, sapeva che la
vista dei loro volti l’avrebbe ferita, ma c’era ancora qualcosa da fare e il
tempo era agli sgoccioli. Fece così per allontanarsi quando una spessa
barriera di pura energia le bloccò la strada e la respinse bruscamente
indietro. Reilhan rialzò il capo proprio nell’attimo in cui il corpo di Xera
urtò contro i resti della statua. <<Che diavolo …?>> mormorò
guardandosi attorno. Elesya ebbe la medesima reazione, poiché si rese conto che
la barriera non era altro che una cupola eretta sulle loro teste. <<Siamo
circondati!>> esclamò spalleggiando il Novizio. Entrambi aiutarono la
guerriera a rimettersi in piedi, il suo corpo era ferito ma sul suo viso non vi
era traccia di dolore. Reilhan avvicinò le mani al fianco destro della
fanciulla, dove un appariscente taglio aveva preso a sanguinare ma nel momento
in cui provò a evocare i suoi poteri, nulla accadde. <<Non avete rispettato l’accordo>>
una voce androgina echeggiò nelle loro orecchie, <<La transazione è stata
cancellata>> continuò, inondando le menti delle giovani leve.
Reilhan fece per ribattere ma una violenta luce lo abbagliò, costringendolo
così a proteggere il viso con le mani.
Anche le due ragazze furono accecate dal fascio luminoso e non solo; per un istante a Elesya era parso persino di volare.
Anche le due ragazze furono accecate dal fascio luminoso e non solo; per un istante a Elesya era parso persino di volare.
Quando il senso di nausea svanì e la vista fu
riposata abbastanza, il trio poté riaprire gli occhi, scoprendo che della
piazza di Kodur non vi era più alcuna traccia. L’ambiente che li circondava era
completamente diverso e a tratti familiare. Reilhan girò il capo più volte
sperando di capire dove fossero e nel momento in cui i
suoi occhi incrociarono quelli scolpiti di una gigantesca statua d’ossidiana,
svelò finalmente il mistero. <<Dove
siamo finiti?>> domandò Xera premendo la mano sulla ferita, <<Non vi sembra di aver già visto questo
posto?>> ribatté il curatore. Elesya, che aveva avuto lo stesso
sentore, perlustrò l’ambiente in fretta: era caldo e afoso, a tratti
asfissiante. Delle crepe sul pavimento permisero alla giovane maga di
intravedere della luce, che però la inorridì dopo pochi secondi <<Ma quella è lava!>> esclamò
indietreggiando. La caviglia tuttavia urtò contro un ostacolo ed Elesya cadde a
terra. Fu in quel preciso istante che, guardando in alto, la giovane maga
comprese le parole dell’amico << … Siamo
all’interno di Svaltur>>.
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