Madame Taròt scoppiò in una fragorosa risata, dinanzi
al corpo inerme della giovane maga e ne gioì ancor di più, quando incrociò il
volto affranto del curatore; fu in quel preciso istante che decise di rendere
quel momento più significativo. <<Sai qual è il bello di queste dolci bamboline?>> lo schernì,
mentre con le mani accarezzava il feticcio quasi fosse il più prezioso dei
tesori. Reilhan però non rispose, il dolore gli impediva di parlare. <<Ti ho rivolto una domanda?>>
s’indispettì la donna, ma nuovamente il curatore parve non ascoltarla. <<Sta molto attento ragazzo, adesso t’insegnerò
qualcosa che nelle accademie è considerata “magia proibita”>>. La
donna si schiarì la voce e subito dopo innalzò il feticcio affinché anche il
Novizio potesse osservarlo. <<Quando l’anima di una persona subisce il vincolo con uno di questi
divertenti giocattolini, ogni danno inferto al feticcio colpirà anche il malcapitato.
Dovresti essere in grado di capire perciò, che se la bambolina dovesse, come dire, “scivolarmi” dalle mani …>>,
Reilhan sollevò il capo fissando con orrore il feticcio nelle grinfie della
donna, che per tutta risposta allungò il braccio affinché l’oggetto fosse più
vicino al bordo della statua. << …
La tua ottusa amica non avrebbe scampo>>, <<Non farlo … te ne
prego>> la implorò Reilhan. Le sue mani tremavano notevolmente e la
presa si fece man mano più instabile.
<<Mi stai forse pregando? Ah! Come se a me importasse qualcosa dei vostri
desideri>> puntualizzò esponendo il feticcio sempre di più. <<Te ne prego non portarmela via! Farò tutto
ciò che vuoi>>, disse infine il ragazzo. Madame Taròt sorrise
compiaciuta, assaporando minuto dopo minuto il dolce suono della vittoria. Il
suo ego tuttavia non era ancora stato appagato, per cui decise di rendere quel
giorno davvero memorabile. Da una parte era riuscita ad adempiere alla sua
vendetta personale, che le avrebbe permesso allo stesso tempo di recuperare
quanto il suo Signore desiderava; dall’altra, si sarebbe presa l’agognata
rivincita nei confronti di colui che tanto detestava. <<Bene, bene, bene>> gongolò la
megera, <<Allora inizia subito a
obbedire ai miei ordini. Torna in basso, il luogo che più ti s'addice, e
raggiungi la mia marionetta!>> asserì pur non allontanando il
feticcio dal bordo. Reilhan, suo malgrado, fece come gli era stato ordinato e
pian piano arrivò da ciò che rimaneva del suo amato gruppo. Il capo sbilenco
della guerriera ricadeva pesante sulla spalla sinistra, marcando ancor di
più il suo stato incosciente, sebbene fosse in piedi dinanzi a Elesya. Quando
Reilhan raggiunse la superficie rocciosa, la donna scoppiò di nuovo a ridere e
per prendersi gioco del ragazzo, incominciò a muovere il corpo di Xera costringendola a
una malinconica danza. <<Brava, mia
piccola marionetta, continua a ballare per me!>> la incitò la donna,
mente gli arti della fanciulla non facevano che ciondolare da una parte all’altra.