Il
violento attacco si schiantò contro l’occhio destro della bestia e nel giro di
pochi istanti fu avvolto dalle stesse fiamme candide. Lodo tuonò dal dolore ma
incapace di produrre frasi sensate, mugugnò suoni incomprensibili che vibrarono
per tutta la palude. Persino il cielo si oscurò all’instante, generando nuvole
minacciose che di lì a poco si tramutarono in pioggia. L’acqua lavò il sangue
di cui la terra era impregnata, spazzando via per quale minuto l’angosciante
nebbia che caratterizzava le paludi. Fu in quel momento che, poco distanti dal
corpo della bestia, Dereth notò due sagome. Erano ricurve su se stesse e
poggiate l’una all’altra, poiché non in grado di reggersi in piedi da sole.
Inizialmente lo spadaccino strizzò gli occhi nel tentativo di vederci chiaro,
poi però decise che sarebbe stato più sbrigativo raggiungerle, prima che Lodo
tornasse all’attacco. Quando infine arrivò a pochi metri dalle sagome, scoprì
la loro identità. Zuppi e sporchi di fango, Reilhan ed Elesya si stringevano
per darsi forza. <<Pensavo foste
morti!>> mormorò lo spadaccino, il cui tono non mostrò né
contentezza né astio. <<E lasciarti
tutta la gloria della missione? Giammai!>> ironizzò il curatore
ponendo la mano sulla sua spalla destra. Una fioca luce si generò sotto il suo
palmo e della profonda ferita restò solo un taglietto.
<<Il mio potere si sta esaurendo, dobbiamo
sbrigarci!>> disse rimettendosi in sesto. Elesya al contrario aveva
soltanto qualche graffio ma nulla di così grave da richiedere l’intervento del
curatore.
Dereth la fissò a lungo e il suo sguardo ricadde sulle vesti intrise
di sangue <<Peccato non averne
conservato un po’ per la tua amica!>> asserì tagliando corto quasi
non gli importasse sul serio, Elesya però stupì tutti portando una mano nella
tasca della cintola. Sollevò un’ampolla simile a quella che Dereth aveva
utilizzato in precedenza, al cui interno vi erano poche gocce del
prezioso sangue di Lodo. Reilhan impallidì ed Elesya corrugò la fronte <<Ti sembra il modo giusto di reagire?
Dovresti essere contento, con questo sangue cureremo Xe…>> sbraitò la
giovane maga ma poco prima che potesse finire la frase, il curatore si gettò su
di lei costringendola ad accovacciarsi. <<Sei forse impazz…>>, l’aria fu sferzata con violenza dalla
spessa coda di Lodo, che individuati i tre ragazzi con il solo occhio
rimastogli, li attaccò senza pietà. Una seconda sferzata giunse improvvisa,
costringendo il trio a gettarsi nelle torbide acque della palude per non
esserne sovrastati. Dereth rotolò su stesso fino a che non fu abbastanza
distante dai due compagni, per poi sguainare il fioretto, pronto a difendersi.
Elesya invece iniziò a tremare dal terrore alla vista delle fauci di Lodo, che
presero ad aprirsi e a chiudersi come fossero uno strano ingranaggio inceppato.
Sebbene la bestia avesse un corpo ingombrante, la sua velocità era fuori dal
comune e nel giro di pochi secondi raggiunse le giovani leve percuotendo il
suolo con le possenti zampe. Gli artigli si conficcarono nella terra con
facilità: al pari del burro era soffice e malleabile, tanto da rendere difficile
ogni singolo movimento dei tre ragazzi. Inoltre essendo scivolosa, Elesya
inciampò in un paio di occasioni, sempre soccorsa dai provvidenziali riflessi
del curatore.
<<Richiama la tua
evocazione>> la esortò Reilhan nel tentativo di scansare l’ennesimo
colpo di Lodo, ma proprio quanto pensò di averla fatta franca, la sagoma del
sovrano delle paludi scomparve, lasciando al suo posto una nuvola di fumo. <<È la gemma sulla sua fronte a
conferirgli il potere delle illusioni>> urlò Dereth dall’argine
opposto del lago, <<Cosa?>>
ribatté Elesya e lo stesso fu per Reilhan, <<La gemma! La pietra sulla fronte di Lodo gli permette di generare
illusioni>> ripeté il ragazzo, ma la figura imponente di Lodo apparve
proprio alle sue spalle. Dereth fu scosso da un brivido freddo che gli percorse
la schiena, si girò di scatto e senza neanche rendersene conto, fu colpito
dalla zampa sinistra della bestia. Il suo corpo fu trafitto dagli artigli di
Lodo, che con un sorriso sghembo sul volto, iniziò a giocarci quasi fosse un
pupazzo di pezza. Reilhan coprì gli occhi dell’amica per impedirle di assistere
alla cruenta scena, bagnandosi delle lacrime della fanciulla. <<Fatti forza>> le sussurrò all’orecchio,
<<Ti prometto che se ne usciremo
vivi, farò di tutto per portarvi via da questa dannata isola>> aggiunse
titubante proprio nel momento in cui Lodo si liberò del corpo dilaniato,
gettandolo via come spazzatura. Con le narici annusò il sangue sulla sua
zampa, ottenebrato dall’aroma ferroso che parve rinvigorirlo. Senza
perdere altro tempo si girò su se stesso e individuati i due ragazzi, li caricò
imbizzarrito. Ogni singolo passo fece sussultare la terra,
tuttavia non fu abbastanza rapido da colpirli. Reilhan si gettò alla sua destra,
mentre Elesya alla sua sinistra.
Separati dal corpo ingombrante di Lodo, furono
costretti ad attaccarlo individualmente, scoprendo tuttavia che i loro singoli
colpi s’infrangevano contro la coriacea corazza della bestia. Reilhan non
si arrese, così sfruttando le catene generate dall’amica, si arrampicò sul
cranio di Lodo nel tentativo di colpire la stessa gemma che gli aveva indicato
Dereth prima di morire. Il sovrano delle paludi però non era uno sprovveduto e per
impedirgli di raggiungere il suo tesoro più prezioso, si agitò infuriato. Fu in quel momento che un portale oscuro si aprì proprio dinanzi al suo muso, dal
quale ne fuoriuscì un cane costituito di sole ossa. Gli occhi scarlatti dell’evocazione
puntarono la bestia e poi Elesya. Di nuovo li scrutò e ancora tornò a
concentrarsi sulla persona che lo aveva evocato. La giovane maga allora batté
la staffa sul terreno affinché il cane la riconoscesse, ma per tutta risposta
questi si avvicinò ringhiando, costringendola ad arretrare di qualche passo.
<<Elesya, i nostri poteri sono influenzati
dalla magia di Lodo. Non perdere il controllo o ci si ritorceranno
contro>> asserì Reilhan reggendosi con tutta la forza che aveva per
non essere scalzato. La maga perciò si fece coraggio e contro ogni
logica andò incontro al cane non morto. L'evocazione rimase immobile fino a che la
giovane leva non gli accarezzò il capo, lo sguardo minaccioso si mitigò e finalmente la riconobbe <<Ben
tornato amico>> gli sussurrò nella fessura sul cranio.
La coda ossuta
all’improvviso smise di agitarsi e rimase immobile, poi con le fauci spalancate l’evocazione afferrò il polso di Elesya, che colta alla sprovvista urlò a
squarcia gola. La fanciulla riaprì gli occhi soltanto dopo che un forte
frastuono la fece tornare in sé.
L’origine del boato fu l’ennesimo attacco a sorpresa
di Lodo, che poté evitare solo grazie ai riflessi fulminei della sua
evocazione. Il cane, infatti, l'aveva trascinata via senza però evitare di
ferirla. Il polso e l’avambraccio recavano ancora i segni del morso, di cui
Elesya non ebbe modo di preoccuparsene, poiché bersagliata da continui
contrattacchi di Lodo che intanto l’aveva presa di mira. Fu quando la
pelle iniziò a bruciare, che riconobbe gli effetti del morso. I canini dell’evocazione,
infatti, erano intrisi di un veleno estremamente tossico, che di li a poco
avrebbe raggiunto il cuore. Le vene attorno al taglio diventarono man mano più
scure, fino a che dello stesso colore della pece, non incominciarono a diramarsi
come le radici di un albero. Il braccio s’intorpidì all’istante, mentre il
veleno risalì fin sopra il gomito per poi raggiungere la spalla. <<Usa il sangue!>> le urlò il
curatore, <<Non posso, Xera
morirà!>> ribatté la fanciulla con le lacrime agli occhi, <<Xera capirebbe, inoltre se noi morissimo
qui, per lei non ci sarebbero comunque speranze. Sbrigati Elesya, non
resisterò a lungo!>> aggiunse allo stremo delle forze. La giovane maga afferrò la boccetta, la vista era quasi del tutto annebbiata e la mano le
tremava. Sollevò l’ampolla sulla ferita ma priva d’energie, perse la presa facendola rotolare oltre il suo corpo. Reilhan si sentì ardere dalla rabbia, perché ancora
una volta non era in grado di aiutare le sue amiche. L’evocazione tuttavia non
perse tempo, con un balzo raggiunse la boccetta, tornò dalla sua padrona e con
le zanne socchiuse, la incrinò quel tanto che bastava da permettere alle poche
gocce scarlatte di raggiungere la ferita avvelenata. Non appena il sangue
sfiorò il veleno sul taglio incominciò a bruciare al pari di fiamme roventi, costringendo Elesya a urlare in maniera straziante. In pochi istanti
perse i sensi e riversa al suolo, si ritrovò in balia della bestia.
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