Elesya riaprì gli occhi pian piano, affinché potessero
abituarsi in fretta a quel baluginare color malva. La luce sembrava provenire dalla staffa,
adagiata al suo fianco sul pavimento. Rialzò la testa e iniziò a cercare con lo
sguardo i suoi amici, scoprendo con rammarico di essere sola con la persona che
più disprezzava. <<Dove sono Rei e
Xera?>> domandò reggendosi il capo. <<Finalmente! Hai dormito per molto tempo e mi stavo preoccupando!>>
esclamò lo spadaccino avvicinandosi a lei. La giovane maga fu sorpresa per l’insolito
comportamento del ragazzo, al punto da incominciare a farfugliare nel momento
in cui Dereth le prese la mano. <<No … cioè mi sento meglio adesso … e quindi … davvero eri preoccupato?>>
riuscì infine a chiedere con non poca difficoltà. L’espressione dello spadaccino
tuttavia mutò e in pochi istanti il suo volto si fece serio. <<No, mi sembra ovvio! La mia unica preoccupazione
era di dover restare qui ancora a lungo>> rispose dopo aver scansato
la mano della ragazza con sdegno. Il ragazzo si rialzò e fissandola dall'alto in basso, aggiunse <<Adesso
rialzati, hai riposato abbastanza. Se dovessi ascoltare il tuo russare un
minuto di più, potrei trafiggerti una seconda volta>>. Elesya corrugò
la fronte e la collera prese il sopravvento.
Subito allungò la mano sulla
staffa e indirizzandola verso Dereth, evocò le catene che lo legarono da capo a
piedi. Il ragazzo però non perse la calma <<Di nuovo questi ninnoli, ci hai già provato>> asserì
muovendo le spalle nel tentativo di liberarsi, ma Elesya lo anticipò. Sollevò ancora la staffa e la batté a terra due volte. Le catene si separarono dall'artefatto e infine generarono dei fulmini dalla luce oscura. Il ragazzo urlò dal dolore
ma il suo orgoglio gli impedì di piegarsi. Facendo ricorso alla sola forza
fisica, spezzò gli anelli metallici in un lampo. Poi, tornato in
piedi, sguainò il suo fioretto deciso a vendicarsi. <<Mi hai fatto davvero infuriare. Senza i tuoi
amici a proteggerti, non puoi nulla>> affermò fiondandosi su di lei.
Elesya, stupita per la facilità con cui Dereth si era liberato, indietreggiò
di qualche passo evitando a stento la scoccata fatale. Un taglio netto sul
braccio iniziò a sanguinare, ma la maga era troppo terrorizzata per
avvertirne il dolore. <<Che ti
prende, usa i tuoi poteri e sottometti quest’essere insulso>> la
redarguì Nephes invadendo i suoi pensieri.
<<Non fai più la spavalda adesso?>> Dereth l’aveva messa con le
spalle al muro e certo della vittoria, smise di attaccarla.