Madame Taròt rigirò la bambola malconcia tra le dita
ossute. <<Datemi una sola ragione
per non gettarla nel fuoco!>> esclamò fredda ma il
tremore delle mani tradì il suo vero stato d’animo. Reilhan non osò muovere un
passo verso la donna, poiché era risaputo che qualsiasi danno arrecato alle
bambole avrebbe coinvolto anche il soggetto ad esse collegato. Xera si alzò
lentamente dal divano, sebbene non si fosse ancora ripresa e guardando la
Paramal negli occhi, affermò <<Attireresti
soltanto l’attenzione del Concilio. Lasciaci andare e noi ci allontaneremo senza
far domande>>. Reilhan si voltò verso la sua amica in chiaro segno di
disapprovazione ma il feticcio era nelle mani della veggente e presto si
rese conto che non si poteva agire diversamente. <<Dovrai però cancellare la malia che ci lega alle bambole, solo allora
abbandoneremo la tua dimora>> aggiunse la ragazza. Madame Taròt
sapeva che la scomparsa improvvisa di una leva avrebbe dato il via a delle
indagini da parte del saggio, per questo le parole della guerriera iniziarono a
sembrarle sensate.
<<Mi credi forse
una sciocca? Chi mi dice che una volta cancellato il legame, non andrete dal vecchio
a spifferare false idee e congetture? Dopotutto è già accaduto>>. <<Potrai tenere il mio feticcio>> la
incalzò il Novizio lasciando le due ragazze basite. <<Non puoi farlo!>> lamentò Xera,
<<È un’assurdità!>> la assecondò
Elesya. <<Dunque, spezza il vincolo
che lega le mie amiche e ce ne andremo senza voltarci indietro>>
insistette Reilhan ignorando le due fanciulle. La Paramal si ripeté quella
proposta più volte nella mente. L’idea di annullare la presa sulle ragazze avrebbe
comportato dei cambiamenti nei suoi piani, tuttavia il saggio le incuteva
timore e così fu costretta ad accettare la proposta del Novizio. <<Siamo d’accordo quindi>> disse e
prendendo le due bambole tra le mani, bisbigliò una formula mentre con le
affilate unghie dei pollici, recise i sottili capelli che adornavano il loro collo.
Sia Elesya sia Xera per un momento si sentirono sollevate sapendo che la magia
era stata finalmente cancellata, ma quella sensazione non durò a lungo perché
in pensiero per le sorti del curatore.
<<Ho fatto
la mia parte!>> esclamò la donna riponendo i feticci, <<E noi adesso faremo la nostra>>
rispose a tono il ragazzo che abbandonò la modesta casa in men che non si dica.
Riluttanti anche le due giovani leve lo seguirono, sebbene di tanto in tanto si
voltassero per fissare la Paramal. La porta si richiuse alle loro spalle con un
gran tonfo e presto svanì, assorbita dalle fatiscenti mura come se non fosse
mai esistita.
<<Che cosa
ti è saltato in mente?>> affermò Xera con le mani sui fianchi,
<<Ho proprio voglia di una fetta di
torta>> rispose invece il Novizio sorridendo. <<Rei, aspetta!>> obiettò Elesya <<Forse potrei convincere Madame
Taròt ad annullare l’ultima malia. Lasciatemi provar …>>,
<<No!>> ribatté il curatore scuro in volto, <<Ed ora andiamocene di qui, prima che
qualcuno ci veda>>.
Giunti presso la locanda di Aldaria, i tre amici si
sedettero a uno dei tavoli rasenti le mura, poiché quelli centrali erano stati
uniti a formare un’unica grande tavolata che occupava l’intero atrio. <<Bentornati ragazzi miei, cosa vi
porto?>> la voce calda della donna riuscì a placare i loro animi ma
la curiosità ebbe la meglio <<State
forse organizzando un banchetto?>> domandò Elesya scrutando la stanza
nei minimi dettagli <<La mia
locanda avrà l’onore di ospitare il Concilio al completo questa sera>>
rispose sorridendo compiaciuta. Era insolito un evento simile su di un’isola
lontana. <<Essendo un banchetto
privato, nessuna giovane leva è ammessa tuttavia sarò ben lieta di prepararvi
del cibo da consumare davanti al fuoco>> aggiunse strizzando un
occhio. Reilhan spazzolò due grandi fette di torta alle more, al contrario delle
due amiche che a stento toccarono i loro piatti, benché il profumo fosse
invitante. <<Che cosa faremo
adesso? Madame Taròt non ci aiuterà più, mentre Murdar ha ben altro cui
pensare!>> borbottò Elesya e con la forchetta spostò il pasticcio di
verdure da un lato all’altro del piatto. <<Io invece vorrei sapere come mai i maghi più potenti di Sihlya si siano
presi la briga di venire fino a Horsia!>> mormorò Xera assorta nei
suoi pensieri. Il polpettone ancora fumava nel suo piatto, ma lo stomaco si era
chiuso all’idea che il saggio potesse denunciarla al Concilio.
<<Non dare credito alle parole di quella
megera, Murdar non lo farebbe mai>> rispose il Novizio quasi
leggendole la mente. <<Sarà
meglio lasciare Kodur fin tanto che il Concilio sarà nei paraggi. Non è solo
del saggio che dovremmo preoccuparci>> e lasciando una cospicua
mancia sul tavolo, abbandonò la locanda salutando Aldaria con un cenno. La
donna tuttavia raggiunse la guerriera in tempo prima che potesse lasciare l’edificio,
consegnandole un sostanzioso pranzo a sacco che la ragazza non poté neanche
riporre nella bisaccia. Le tre leve s'incamminarono in direzione dei cancelli, ma presto qualcuno catturò la loro attenzione. Una bambina dai lunghi capelli neri se ne
stava immobile al centro della piazza. Indossava un vestitino amaranto
che la rendeva simile a una bambola di porcellana, poiché il pallore innaturale
della sua pelle non si s'addiceva a una fanciulla tanto giovane. Sebbene le sue
vesti fossero di pregiata fattura, come fece loro notare Elesya ammirando i costosi
pizzi che le decoravano, la bambina non indossava le scarpe e scalza, si
aggirava nella piazza non sapendo che direzione imboccare. Tra le braccia
stringeva quello che doveva essere un pupazzo di pezza e benché fosse consunto,
aveva ancora l’aspetto di un tenero coniglio.
Elesya istintivamente si avvicinò
sfoggiandole un grande sorriso, <<Hai
bisogno di aiuto?>> le disse porgendole la mano e quando la bambina
si voltò, ne fu subito rapita ma allo stesso modo, spaventata. I suoi profondi
occhi scuri la fissarono a lungo e in poco tempo la giovane maga si sentì spogliata di
tutto, come se quella bambina fosse in grado scrutare persino la sua anima.
<<Mi sono persa!>>
rispose mordicchiando un orecchio del coniglietto. Anche Xera e Reilhan
raggiunsero Elesya e proprio il curatore prese la parola. <<Come ti chiami?>> le chiese
inginocchiandosi per guardarla negli occhi. <<Alonya. Tu?>> ribatté lei
<< Io sono Reilhan; le
mie amiche invece sono Xera ed Elesya>> rispose terminando le presentazioni.
<<Xera!>> ripeté la
bambina osservando la guerriera, <<Elesya!>>
continuò voltandosi verso la giovane maga. <<Dicci Alonya, sei qui con la tua mamma?>> domandò Elesya
dolcemente ma la bambina scosse il capo. <<Mia nonna>> rispose succhiando l’orecchio del
pupazzo. <<Dov'è tua nonna in
questo momento?>> asserì Xera intervenendo brusca e la bambina la
fissò senza mai distogliere lo sguardo. <<Non so, mi sono persa>> ripeté, poi allungando le mani verso
la guerriera aggiunse <<In braccio>>.
Xera fu colta alla sprovvista, non era abituata a trattare con dei bambini, per cui pensò di assecondarla dopo aver consegnato il succulento bagaglio a Elesya. Sollevare la bambina però fu più faticoso del
previsto sebbene vantasse una forza fuori dal comune, tuttavia i recenti
eventi l’avevano provata e quindi non ci badò. <<Posso portarla io, se per te è un problema>> disse il Novizio
preoccupato ma la giovane leva scosse il capo e strinse la bambina a sé. Quando Alonya fu
tra le braccia di Xera, la guerriera fu colta da un brivido freddo che le percorse
tutta la schiena. La sua pelle era molto fredda e non parve ritemprarsi neanche
a contatto con l’elevata temperatura del suo corpo. <<Dove hai visto tua nonna l’ultima
volta?>> domandò cercando di non farsi sopraffare dal gelo che la bambina
portava con sé. Alonya girò il capo più volte ma solo dopo qualche minuto,
alzando il piccolo braccio, indicò una direzione ben precisa: la dimora del
saggio.
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