<<Riconoscerei
questo tanfo ovunque>> mormorò Reilhan annusando l’aria. Xera osservò
i volti contrariati dei suoi compagni ma non ne comprese il motivo fin quando
non si ritrovò dinanzi a una signora di mezza età, eccessivamente truccata e
dagli abiti bizzarri. <<Ce ne avete
messo di tempo!>> lamentò la donna raggiungendo il gruppo a metà
strada. Quando s’incamminò, tutte le decorazioni presenti sui suoi abiti
iniziarono a produrre una serie di suoni che scandirono i passi della donna,
quasi stesse danzando a ritmo di musica. Per primi salutò Reilhan ed Elesya che
stretti nel suo abbraccio, trattennero il fiato per non soccombere a causa dell’eccessivo
profumo. Dopo, scrutò Xera da capo a piedi e per un istante la guerriera notò
un guizzo nei suoi occhi. Fu questione di secondi tuttavia e presto non vi fece
più caso.
<<Tu devi essere la
famosa guerriera dal fiocco rosso di cui tanto si parla al villaggio!>>
disse prendendole la mano sulla quale Xera sfoggiava il prezioso Divaahr in
forma di anello. <<Devi essere
proprio speciale se il vecchio ti ha elargito un così prezioso bottino>> aggiunse,
fissando avidamente l’artefatto. Xera si sottrasse alla presa della donna
delicatamente e insieme tornarono a incamminarsi nello stretto vicolo del
villaggio. <<Io sono Madame Taròt!>>
esclamò, presentandosi alla ragazza, <<Quando ho incontrato i tuoi compagni, tu eri impegnata altrove. Credo
tuttavia che ti abbiano già parlato di me, del resto è impossibile che io passi
inosservata!>> spiegò ridendo. <<In verità, nessuno ha mai accennato il suo nome!>> rispose
ingenuamente e la donna s’indispettì. Giunti dinanzi alla locanda, la
guerriera si separò momentaneamente dal gruppo per raggiungere Kowal. Il fabbro
era nel pieno del suo lavoro e grondante di sudore, fu lieto di sapere che Xera aveva già raccolto la somma pattuita.
<<Entro domani la nuova spada sarà
pronta!>> le riferì prima di congedarla, poiché troppo oberato per
badare a lei.
Non appena la guerriera si riunì ai suoi compagni, li ritrovò a
discutere con la donna che con le mani poggiate sui fianchi, li stava rimproverando.
<<Dovevate passare subito da me, quando avete sbloccato la pergamena>> continuava a ripetere
contrariata e vane furono le spiegazioni dei due ragazzi o il racconto sulla dipartita di Goreha. <<Di quella
megera nessuno sentirà la mancanza!>> asserì grattandosi un orecchio.
<<Persino il suo vecchio ne
desiderava la morte … che uomo bizzarro!>> aggiunse incuriosendo il
gruppo. <<Lo conoscete, Madame?>>
domandò Xera, ma la colse alla sprovvista e la donna sobbalzò spaventata.
<<Non puoi giungere alle spalle di
una signora; anche se non si direbbe, io ho una certa età!>> si
giustificò infastidita. <<Non eravate
un’indovina?>> disse la ragazza perplessa, <<Pensavo vedeste e sapeste tutto!>>.
La donna accusò la frecciatina e fingendo che nulla fosse accaduto, rispose
alla prima domanda della guerriera. <<Ho
avuto modo di incontrarlo vent’anni fa!>> spiegò, <<Venne da me sperando che gli potessi
rivelare come porre fine alla sua esistenza>> aggiunse e nessuno se
ne meravigliò.
<<Nemmeno io però ho
saputo aiutarlo … che inutile spreco di tempo!>> mormorò infine. Reilhan
fissò la Paramal, poi incrociate le braccia esclamò, <<Non credo tu volessi aiutarlo per semplice altruismo!>>. La
donna allora alzò lo sguardo sul ragazzo e confessò senza peli sulla lingua. <<Che male c'è se in cambio del mio aiuto chiedo del denaro? Quell’uomo inoltre ne possiede molto, eppure non ha voluto
pagarmi una volta scoperto che non potevo aiutarlo. Se lo avessi saputo, non
gli avrei dedicato neanche un secondo!>>. Xera cercò con lo sguardo
gli occhi di Elesya. “Eppure mi era parso
di capire che sapesse leggere il futuro!” pensò. La maga alzò le spalle dubbiosa, ponendosi anche lei lo stesso dubbio.
<<Io penso
che finalmente abbia accettato la sua condizione>> disse Elesya speranzosa ricordando la promessa dell’uomo ma Taròt dissentì <<E tu ci hai creduto? Per lui è diventata una fissazione, del resto tale
padre, tale figlia!>> la donna sospirò <<Vuole accedere al Regno Eterno per ricongiungersi con l’amata moglie,
almeno è quello che andava farneticando>> rivelò loro, << Tutti però sanno che la donna fuggì
abbandonando la famiglia, poiché stanca di vivere accanto a un uomo ossessionato
dalla conoscenza >>.
I ragazzi non poterono crederci, <<Non è quello che ci è stato detto!>>
spiegarono e ancora una volta Taròt dovette dissentire. <<A tutti diceva che la donna fosse morta e
non solo, vi crebbe anche sua figlia con quella convinzione. Non mi meraviglio che
una volta adulta, Goreha avesse tutti quei problemi!>>. Xera ripensò
allo sguardo malinconico del vecchio speziale, un uomo costantemente alla
ricerca di qualcosa che potesse colmare l’enorme vuoto che aveva nel cuore. Per
quanto Madame Taròt sembrasse convincente, preferì credere alle parole di
Alamar, i cui occhi sembrarono più sinceri delle dicerie proferite dalla
bizzarra donna.
<<Percepisco
la presenza di un nuovo artefatto!>> disse a un certo punto la
Paramal, <<Non qui però, questo
villaggio ha occhi e orecchie ovunque. Presto, seguitemi! A casa mia saremo al
sicuro>>.
Per quanto Reilhan
volesse evitare la fetida baracca, il suo essere allarmata lo
preoccupò e guardandosi le spalle, iniziò a seguire la veggente senza opporre
resistenza. Una volta chiuso l’uscio consunto, i tre ragazzi
si accomodarono su vecchie sedie che circondavano un tavolo tondo non messo
meglio. Quando Xera si sedette, sentì la sedia scricchiolare e per un attimo
pensò che da li a poco avrebbe ceduto. Anche la donna li raggiunse,
poi però iniziò a fissare la giovane maga e prima che lei potesse dire una parola,
il teschio si materializzò al centro del tavolo. Xera sobbalzò dalla sorpresa e
la sedia sulla quale era seduta, s’incrinò. <<Come diavolo …!>> disse e la donna sorrise compiaciuta.
<<La tua pergamena, paragonata a
questo, è un semplice pezzo di carta straccia!>> affermò sfregandosi le mani. Nel momento in cui Madame Taròt provò a sfiorare il teschio con le
dita, una piccola scintilla la fece ritrarre bruscamente. << È sigillato! Diamine>> asserì.
Elesya
allora intervenne <<Potreste usare
le vostre carte, come in passato, forse così avremmo più possibilità di venirne
a capo>> ma la donna scosse la testa. <<Potrei, ma non lo farò!>> rispose alzandosi dalla sedia e
versandosi una tazza di tè dalla caraffa sul bancone. <<Perché ci avete condotto qui?>>
lamentò il Novizio ansioso di congedarsi, <<Il primo consulto era un omaggio, il secondo ha un prezzo>>
spiegò brusca la donna, sorseggiando lo strano intruglio, <<Qual è la vostra richiesta, dunque!>> ribatté
allora Reilhan contrariato. La Paramal accennò un ghigno <<Non sono in cerca di denaro, non
temere!>> tenne a precisare <<In cambio del mio aiuto, dovrete fare qualcosa per me>>
aggiunse. <<Sarà un gioco da
ragazzi per chi ha sconfitto la perfida Goreha!>> affermò cercando di
indorare la pillola. <<Portatemi due
frammenti estratti dal legno in cui è stato sigillato uno spirito centenario e solo
allora vi aiuterò>>. Le due ragazze fissarono il Novizio, essendo il
capo gruppo toccava a lui prendere le decisioni.
<<Dove sarebbe questo legno? Al centro di una prigione gremita di
guardie?>> ironizzò ricordando la precedente missione, <<Mi dispiace, ma sta a voi scoprirlo; se lo
sapessi, ci andrei personalmente>>. Reilhan si alzò di scatto e la
sedia scricchiolò, poi afferrando il teschio lo riconsegnò alla compagna
affinché lo custodisse. <<Ho
imparato che è inutile mettersi a discutere con voi donne>> borbottò guardando Xera e infine la Paramal, <<E sia! Non appena ci saremo rimessi in forze, inizieremo a cercare i
frammenti che ci hai chiesto>> disse poco prima di uscire dalla vecchia
dimora, ma la donna lo fermò <<Non
così in fretta, ragazzo! Pensi forse che io mi fidi di chi - già in passato -
si è preso gioco di me? Il nostro sarà un giuramento vero e proprio>> spiegò
estraendo dalla tasca tre feticci malconci. A turno, strappò loro un capello
dalla testa che andò poi ad avvolgere attorno ai feticci.
<<Saprò sempre dove siete e se provate a fare
i furbi … non ve la caverete con un semplice rimprovero>>. Madame
Taròt intascò gli amuleti e congedò infine i tre ragazzi che, massaggiandosi il
capo, tornarono alla locanda senza dire una parola.
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