Reilhan ed Elesya giunsero poco dopo ma Xera
preferì recarsi dal vecchio fabbro, avendo atteso - a suo parere - fin troppo. Nel
vicolo si sentiva ancora il profumo della pioggia e di tanto in tanto si
scorgevano delle piccole pozzanghere alle quali dei passeri si stavano
abbeverando. Il rumore delle gocce d’acqua che cadevano dalle fronde degli
alberi, creò un suono piacevole che Xera gustò per alcuni minuti. La guerriera
respirò profondamente l’arietta frizzate del mattino presto e carica d’energia,
si diresse verso la bottega di Kowal. L’uomo era proprio dinanzi ad essa con le
braccia incrociate sul petto e con il suo solito aspetto minaccioso. Non appena
vide la fanciulla andargli in contro, il suo viso si contrasse in quello che
doveva essere un sorriso e infervorato, si recò all'interno del locale per
mostrarle quanto prima il frutto del suo lavoro.
Quando ne uscì, aveva in mano
un oggetto lungo e sottile, avvolto in un lembo di pelle morbida. Xera osservò
l’involucro avidamente e dimenticando le consuetudinarie formalità – cui Kowal
non fece caso – chiese al fabbro di scoprirlo in fretta. A dispetto delle loro
dimensioni, le mani di Kowal si muovevano rapidamente e in men che non si dica
il lembo di pelle fu separato dal suo contenuto. Un riflesso rosso accecò la
guerriera, costretta a socchiudere gli occhi per proteggerli dal fascio
scarlatto. Lentamente li riaprì e quando si abituarono all’intensità del
bagliore prodotto dalla lama, poté osservarla in tutto il suo splendore. Era
poco più lunga di una spada corta, la cui impugnatura color mogano, le ricordò
le stesse sfumature della pelle coriacea di Goreha. Aveva delle fattezze
classiche ma erano i dettagli che le conferivano pregio. La lama scarlatta
vibrava e riluceva ma non di riflesso ai raggi del primo sole, bensì di luce
propria, così come la spina aveva fatto anche dopo la morte del mostro.
Guardandola più da vicino, Xera notò delle strane incisioni sia sull'elsa sia
sulla lama e presto chiese spiegazioni all'uomo che l’aveva forgiata. <<Mi dispiace bambina ma non posso aiutarti.
Queste rune sono comparse dopo la forgiatura e fin ora non hanno mostrato alcun
potere in particolare>> asserì. La guerriera delusa, si rabbuiò ma il
fabbro volle rincuorarla ricordandole che l’anima di una spada si rivela solo
al suo padrone. Spiegò anche che attorno alla spina vi era della pelle con la
quale aveva creato l’impugnatura e che in seguito si era rivelata più
resistente di altri materiali che lui era solito utilizzare. <<Che cosa stai aspettando? Prendila!>>
la rimproverò il vecchio e Xera non ci pensò due volte. Nel momento in cui la piccola mano
strinse l’impugnatura, la lama vibrò quasi fosse un cuore pulsante. Non era
pensante ma nemmeno leggera e in un primo momento dovette fendere l’aria tre o
quattro volte per comprendere come maneggiarla al meglio. Xera si rese conto inoltre che quando la lama si spostava, lasciava dietro di sé una scia rossa impercettibile
che tuttavia spariva poco dopo.
Anche Kowal imbracciò una lama poggiata al muro
della fucina e senza perdersi in chiacchiere, attaccò la ragazza con tutta la
forza che aveva. Istintivamente Xera si difese utilizzando la nuova spada e
nell'istante in cui le due si scontrarono, alcune scintille bruciarono l’aria. <<Che cosa ti salta in mente?>>
asserì stupita dalle azioni dell’uomo, che con un sorriso sbilenco causato
dall'appariscente cicatrice sul suo volto, le rispose << Non ho forgiato né un gioiello né un soprammobile.
Mi hai commissionato una spada e questo è il solo modo che conosco per
accertarmi di aver svolto un buon lavoro>>. L’uomo si protese e
alzando il braccio, mosse la sua spada in direzione della ragazza che ancora
una volta fu costretta a difendersi. Xera indietreggiò di qualche passo
cercando di scorgere eventuali punti deboli nella difesa del suo avversario e
prontamente scattò in avanti proteggendosi con il dorso della lama. Nello
stesso istante anche i suoi compagni la raggiunsero poiché allarmarti dal
baccano che i due avevano generato nel vicolo e ignari degli eventi, esortarono
l’amica a fermarsi.
Sia Xera sia Kowal però li ignorarono, presi com’erano nel
testare le peculiarità della nuova spada. <<Rei dobbiamo fermarli>> disse Elesya preoccupata per la sorte
dell’amica ma il curatore incrociò le braccia sul petto e si limitò ad
osservare la scena senza dire una parola. Quando la lama di Kowal si abbassò
per disarmare Xera, la guerriera pensò di aver perso tuttavia inaspettatamente
delle robuste spine - della stessa consistenza dell’acciaio - impedirono al
fabbro di sfiorare la mano della ragazza, poiché dall’elsa andarono a
circondare l’arto come fosse un guanto. Xera osservò la scena con lo stesso
stupore degli altri e senza lasciarsi distrarre, partì nuovamente all’attacco.
Ci furono diversi scambi di battute tra una lama e l’altra e presto la nuova
spada divenne incandescente. Più colpiva l’arma avversaria e più riluceva. Al culmine del duello, Xera approfittò del bagliore prodotto dalla
lama per distrarre l’avversario e con un colpo secco spezzò l’attacco del
vecchio fabbro. Una parte della spada - ancora fumante - volò a pochi passi dai suoi compagni mentre l'impugnatura giaceva tra le mani di Kowal, di cui però si liberò poco dopo.
Xera portò la nuova lama accanto al viso per osservarla meglio; lentamente le spine che avevano protetto la sua mano, si ritrassero nell’elsa fino a scomparire del tutto e la lama - pian piano - tornò al suo bagliore originale. <<Come intendi chiamarla?>> le chiese Kowal recuperando ciò che restava della sua spada dal vicolo. Xera però non rispose subito, poiché impegnata a contemplare la nuova arma. Non un graffio aveva scalfito la lama, che pareva essere stata appena forgiata. Solo quando anche Reilhan le porse lo stesso quesito, la ragazza tornò a percepire la realtà, come se fino a quel momento avesse vissuto un sogno dal quale si era separata con riluttanza. Alzando la spada e scrutandola dall’alto in basso, la guerriera rispose <<Rhinvel, sarà questo il suo nome>>. Il fabbro sbuffò soddisfatto mentre Elesya – un po' confusa – domandò all’amica perché avesse scelto quell’appellativo.
Xera portò la nuova lama accanto al viso per osservarla meglio; lentamente le spine che avevano protetto la sua mano, si ritrassero nell’elsa fino a scomparire del tutto e la lama - pian piano - tornò al suo bagliore originale. <<Come intendi chiamarla?>> le chiese Kowal recuperando ciò che restava della sua spada dal vicolo. Xera però non rispose subito, poiché impegnata a contemplare la nuova arma. Non un graffio aveva scalfito la lama, che pareva essere stata appena forgiata. Solo quando anche Reilhan le porse lo stesso quesito, la ragazza tornò a percepire la realtà, come se fino a quel momento avesse vissuto un sogno dal quale si era separata con riluttanza. Alzando la spada e scrutandola dall’alto in basso, la guerriera rispose <<Rhinvel, sarà questo il suo nome>>. Il fabbro sbuffò soddisfatto mentre Elesya – un po' confusa – domandò all’amica perché avesse scelto quell’appellativo.
<<Nella
lingua antica vuol dire “Spina di Rosa”. Mi è sembrato, come dire, appropriato!>>.
Nel momento in cui Xera andò a riporla nel fodero vuoto della sua cintura, la
lama bruciò la pelle e presto la guerriera si ritrovò con un bel problema da
affrontare. <<Come farò a trasportarla?>> domandò al fabbro
e nuovamente l’uomo rientrò nella bottega, per poi uscirne con un altro oggetto tra le
mani. <<Sospettavo sarebbe accaduto>> spiegò e piegandosi
sul ginocchio, dispose attorno alla vita della fanciulla, una cintura dello stesso
materiale dell’elsa, che terminava con un lungo fodero delle stesse fattezze di
Rhinvel. <<Solo la pelle di
Goreha è in grado di contenere il potere di questa lama>> affermò
appuntandole la cintura. Le rune che scolpivano l’impugnatura della spada,
erano presenti anche sul fodero e Xera si domandò se persino quest’ultimo possedesse
poteri nascosti. Finiti i convenevoli, la guerriera ringraziò Kowal per il
lavoro svolto che in cambio della cintola, volle conservare ciò che restava della
pelle di Goreha.
Nessuno si oppose e poco prima di congedarsi dall’uomo, Elesya
gli porse una domanda <<Non voglio abusare del suo tempo signor Kowal,
tuttavia vorrei chiederle se ha mai sentito parlare di spiriti centenari, su
quest’isola>>. Reilhan osservò compiaciuto l’amica, dandole una pacca
sulle spalle per l’ottima pensata. <<Ce ne sono di stramberie su
Horsia, però di spiriti centenari non ne ho mai sentito parlare. Forse dovreste rivolgervi all’Archivista.
Nessun altro conosce meglio quest’isola!>>. Reilhan fu scosso da un
brivido che gli percorse tutta la schiena e quando Elesya volle chiedere dove fosse
possibile incontrare il fantomatico Archivista, il curatore la interruppe.
<<Temo ci toccherà tornare dal vecchio Murdar, è lì che vive>>
spiegò con viso truce, << Non dirmi che …>>, <<Esatto!>> la
interruppe <<E’ proprio lei!>>.
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