Nonostante la
ferita, Reilhan riuscì a evitare i successivi attacchi della fanciulla, tuttavia,
i suoi movimenti diventarono più lenti, avendo perso troppo sangue. Cercò molte
volte di condurla alla ragione, parlandole o ricordando le avventure vissute
insieme, ma fu tutto inutile poiché Xera sembrò esserne indifferente. Pur
essendo i colpi sempre più violenti, il Novizio decise di non contrattaccare,
temendo di ferire la sua compagna o renderla ancora più nervosa, ma le forze iniziarono
a venirgli meno, mentre Xera guadagnava terreno.
Sentì chiaramente di essere
sul punto di svenire perché la vista cominciò ad annebbiarsi e così altri due
tagli, ormai impossibili da schivare, solcarono il suo corpo: Reilhan era
riverso al suolo esausto, il sangue continuava a scorrere dalle ferite e la
vita lo stava lentamente abbandonando, così come ultimo tentativo disperato,
iniziò a declamare l’antica preghiera, sulla quale si era esercitato per lungo
tempo, pur temendo che sarebbe stato, forse, tutto inutile.
Non appena
pronunciò il primo verso dell’incanto, la fanciulla parve risentirne, come
fosse stata bloccata da delle catene invisibili, alle quali cercò ardentemente
di sottrarsi con la forza, senza però riuscirci. Reilhan allora, decise di
continuare e con il verso successivo, si materializzarono dei bracciali di pura
energia, che andarono a posizionarsi ai polsi della ragazza: quando, tuttavia, sfiorarono
la sua pelle, le procurarono un grande dolore, al punto da indurla ad urlare a
squarciagola e ad abbandonare la spada che stava impugnando. Man mano che la
preghiera proseguiva, la richiesta di energia aumentava e nel momento più
difficile dell’arcano rito, il giovane Novizio si rese conto che non avrebbe
potuto portarlo a termine.
Anche la fanciulla lo capì e liberandosi dalla
magica prigione, con estrema facilità, rientrò in possesso della sua arma,
decisa a eliminare definitivamente il debole avversario. <<Non avrai un’altra possibilità,
Curatore>> gli disse, con una voce diversa e molto più fredda: Xera
strinse la spada e con un rapido movimento, si fiondò sull'ormai inerme
Novizio, ma non ebbe il tempo di ferirlo perché un ululato lontano la assordò,
come fosse il rumore più molesto al mondo. Il suono diventò molto intenso, così
come il dolore della ragazza, Reilhan sapeva che Chundra si stava avvicinando e
così sentendosi al sicuro, svenne sfinito.
La divinità non era sola, con lui
arrivò anche Elesya, che durante la ricerca, aveva incrociato l’Hulfùr,
informandolo della situazione: deciso quindi a ritrovare Xera, si era offerto di
trasportare sulle sue spalle, la giovane maga, aiutandola così negli
spostamenti. Avevano poi vagato a lungo fino a quando, Chundra non udì la
preghiera del Novizio, percependo l’esiguo potere che restava al ragazzo; ci
mise poco per raggiungerlo, temendo il peggio e una volta al lago, intervenne
prontamente, usando la sua magia per bloccare i movimenti di Xera. Elesya non
poté credere a quanto aveva visto: la sua amica era diventata un’altra persona,
la stessa che aveva quasi ucciso Reilhan, ferendolo gravemente.
Mentre la
bianca fanciulla, cercava di liberarsi dalla forza che la imprigionava, Elesya ne
approfittò per raggiungere il Novizio, prestandogli così un primo soccorso,
Chundra invece, dopo aver recitato delle formule di protezione per i due
ragazzi, decise di contrattaccare Xera, ormai sul punto di diventare una
Chimera. <<Per nessuna ragione, dovrai uscire dallo scudo che ho creato
intorno a voi>> spiegò a Elesya, <<Solo così saprò che siete
al sicuro; non lasciare che il dispiacere o la paura, compromettano
ulteriormente questa situazione … Posso fidarmi ragazza?>>, <<Hai la mia parola, se questa è l’unica
cosa che posso fare per aiutare te e i miei compagni, la farò! Ti prego però,
di promettermi al contempo, che farai tutto il possibile per restituirmi la mia
migliore amica>>. L’Hulfùr osservò attentamente Xera <<Ci
proverò, anche se bloccare un processo di mutazione così inoltrato, non sarà
una cosa semplice, ma se rispetterai il mio volere, tutto andrà bene>>.
Chundra cominciò a girare attorno alla ragazza canuta, studiandone i movimenti
e la nuova fisionomia, <<Stammi
lontano bestiaccia>> gli intimò Xera, strattonando catene invisibili,
<<Mi
dispiace ma non posso esaudire il tuo desiderio, dovrai abituarti alla mia
presenza, poiché sarà l’ultima cosa che vedrai prima di sparire per
sempre>> rispose minacciandola. Xera allora, presa dal panico e
da una crescente rabbia, iniziò ad agitarsi con più violenza, avendo percepito
il grande potere dell’essere che si parava dinanzi, << Sei un vigliacco, mi tieni prigioniera perché hai paura della
mia forza, liberami e combatti lealmente sciocca bestia >>. Chundra
tuttavia, era furbo e non cedette alle provocazioni della ragazza, così comprendendo
che non avrebbe potuto ottenere la libertà con le sole parole, la fanciulla
decise di rientrare in possesso della sua lama, abbandonata a pochi passi da
lei: l’Hulfùr però, anticipò Xera e prendendo l’arma con il muso, la scaraventò
nel lago.
Quando anche l’ultimo piano fu sventato, la ragazza urlò in preda alla
rabbia, maledicendo il suo avversario e strattonando con maggior veemenza, le
catene magiche che la imprigionavano. Fu proprio allora che Chundra le disse
<<Tu bieca creatura maligna, ti sei approfittata della debolezza del
corpo che ti ospitava, per prenderne il sopravvento, ma il tuo malsano
desiderio di sangue, ti ha impedito di fuggire lontano, dall’unica persona che
avrebbe potuto distruggerti; sarà un piacere per me eliminarti, ora che ti sei
mostrata>>. La divinità recitò l’antica preghiera insegnata al
Novizio; dopo ogni verso, una fune prendeva forma e intrappolava la ragazza, la
quale non poté fare altro che contorcersi dal dolore.
Al culmine del rito, l’aspetto
di Xera iniziò a cambiare: i capelli si tinsero nuovamente di un rosso
scarlatto, le iridi dei suoi occhi, invece, ritornarono verdi come i campi di
Dalihan, mentre la veste bianca che la ricopriva, svanì quasi fosse fatta di
fumo, lasciando il corpo della fanciulla, nudo, ma dal colorito roseo. Chundra
la prese sulle spalle, poiché priva di sensi, accompagnando i giovani amici
presso la sua dimora; non appena giunti, curò subito Reilhan, facendo sparire
dal suo corpo, i segni del combattimento, con la sola eccezione del taglio sul
petto: non poté cancellare, quella lacerazione, poiché era la più profonda e
quindi la più difficile da rimarginare, tuttavia, a parte l’appariscente
cicatrice, tornò come nuovo. Elesya, intanto, rivestì la sua amica, con l’uniforme
che aveva ritrovato a pochi metri dalla caverna, poi preoccupata per la salute
di Xera, chiese ulteriori spiegazioni alla divinità.
<<Come mai il suo corpo ha subito quella trasformazione così
spaventosa?>>, <<Temo che
sia stata tutta colpa della luna piena>> rispose l’Hulfùr pensieroso, <<Dovremo
quindi temere che tutto si ripeta ad ogni plenilunio?>>, <<Non posso escluderlo, forse però, l’effetto è stato accentuato dalla debolezza in cui versava la ragazza>>.
Poi dopo una breve pausa, continuò <<Questa è solo una mia supposizione: la luna e il sole influenzeranno sempre la
vostra compagna, solo lei potrà decidere se in bene o in male>>. Elesya
parve molto turbata dalle parole di Chundra e dopo aver visto gli effetti di
una mutazione, iniziò a temere che la sua amica, non sarebbe più stata la
ragazza incontrata, mesi addietro, al porto di Libra.
<<Sono certo che quella testa calda,
una volta sveglia, sarà più cocciuta di prima! Vedrete!>>
intervenne Reilhan, ritemprato quasi del tutto, <<Come ti senti Rei?>> chiese preoccupata la fanciulla,
<<Benissimo, se non fosse per la
mia camicia distrutta però, starei anche meglio>> e tutti sorrisero rasserenati.
Nessun commento:
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi