La luce della luna
piena, era talmente intensa da illuminare a giorno l’intero antro; i due
ragazzi, tuttavia, continuarono a riposare incuranti del forte bagliore, almeno
sino a quando Reilhan non fu disturbato da un rumore improvviso. Normalmente
non aveva il sonno così leggero, ma a causa della tensione provata in quell'ultimo periodo, a stento riusciva a riposare: una volta destato, era solito continuare
i suoi studi, ma quella sera, qualcos'altro catturò l’attenzione del giovane Novizio.
Si rese conto, infatti, che il giaciglio della sua compagna era vuoto, per la
prima volta, dopo un mese ma di lei non vi era traccia; svegliò Elesya
preoccupato, chiedendole se avesse visto Xera alzarsi, tuttavia, anche la
giovane maga, rimase sorpresa nel notarne l’assenza. I due ragazzi allora,
decisero di andarla a cercare con non poco timore, a causa di quanto detto da
Chundra, in merito ai possibili cambiamenti che avrebbe potuto subire la
guerriera, una volta destata.
Elesya si recò nei boschi circostanti, mentre
Reilhan decise di perlustrare il lago; il sentiero era ben illuminato dalla
luna e per il Novizio fu uno scherzo orientarsi, anche nel cuore della notte.
Una volta giunto sulle sponde del lago Biru, provò a invocare a gran voce, il
nome della sua amica, tuttavia, con esito negativo; era sul punto di cambiare
direzione, quando delle luci, poco distanti da lui, lo incuriosirono. In pochi
minuti raggiunse quel boschetto, ma non vide nulla d’insolito, almeno sino a quando,
inoltrandosi tra la fitta vegetazione, poté scorgere delle felci recise di
netto, come fossero state tagliate, con estrema precisione, da una lama molto
affilata: ne dedusse quindi, che qualcuno si fosse creato un passaggio, tra
quelle fronde, con violenza. Impugnando il suo Maglio, decise di proseguire,
pronto a difendersi in caso di nemici improvvisi, ma con sua somma sorpresa,
giunto alla fine di quel sentiero artificiale, si ritrovò nuovamente dinanzi al
lago, presso le cui sponde vi era una ragazza, completamente avvolta dalla luce
della luna.
I suoi lunghi capelli bianchi, riflettevano i raggi lunari, come
fossero fili d’argento, ondeggiando leggeri per la brezza notturna; indossava
una strana veste, anch'essa bianca e argentata, adagiata sul prato, per quanto
era estesa: pareva di seta e talmente sottile da mostrare le sinuose forme
della fanciulla, pur coprendola. Reilhan rimase colpito da quell'inaspettata visione,
ma il suo stupore, durò pochi minuti: non gli ci volle molto tempo, infatti,
per notare che la ragazza stesse impugnando una spada lunga e affilata. Ripensò
al sentiero artificiale, che aveva seguito sino al lago, deducendone che la
responsabile di tale scempio, era proprio dinanzi a lui; prima di affrontarla, però,
decise che sarebbe stato più saggio osservarla ancora, non essendo certo che si
trattasse di un nemico, così, approfittando della fitta vegetazione, si
mimetizzò tra i cespugli, studiandola da una distanza di sicurezza.
Reilhan
provò sensazioni contrastanti: una parte di lui, ardeva dal desiderio di
affrontarla, ma l’altra, forse la sua ragione, gli diceva di starne alla larga;
era talmente preso dai suoi pensieri, che a stento notò delle bende sotto del
fogliame, probabilmente abbandonate da poco, essendo ancora pulite. Le prese
con estrema delicatezza, per non provocare rumori improvvisi che avessero
potuto attirare l’attenzione: poté osservare allora, il balsamo di cui erano
intinte, una medicina a lui familiare, con la quale aveva avuto a che fare
tutti i giorni, nell'ultimo mese; non vi erano più dubbi, quelle erano le
medicazioni di Xera. Improvvisamente una grande paura pervase il suo cuore,
temendo che tutte le preoccupazioni della divinità, si fossero avverate,
osservò allora più attentamente la ragazza cercando in lei, qualsiasi
particolare che potesse dimostrare quello che la sua ragione già sapeva.
Tentò
di avvicinarsi il più possibile senza dare nell'occhio e proprio lì, sul corpo
della candida fanciulla, vide quel marchio inconfondibile, che non avrebbe mai dimenticato,
essendo il sigillo imposto a Xera, per tenerla in vita. La runa della
luna intersecata a quella del sole, il marchio di Chundra e Suhanna, ricopriva la
spalla destra della ragazza canuta che gli si parava dinanzi, nella quale però
non vi era alcuna traccia della sua amica.
Stanco di aspettare decise di affrontarla,
pronto ad attaccare se fosse stato necessario; oltrepassò i cespugli, che aveva
usato come riparo, silenziosamente e intraprese la distanza che lo separava da
lei, stando attento a non farsi scoprire. Mancavano pochi metri ormai, quando
la giovane donna si voltò, mostrando finalmente il suo viso, al Novizio: anche
se l’aspetto differiva, non vi erano più incertezze, si trattava di Xera.
<<Che cosa ti è successo?>> gli
chiese preoccupato, ma la ragazza si limitò a osservarlo; il suo viso era privo
di qualsivoglia espressione, nei suoi occhi un tempo pieni di speranze, non c’era
traccia di dolore o gioia, al contrario parevano vuoti e spenti, al punto che
persino il colore ne aveva risentito: il verde chiaro era stato sostituito con
il nero più oscuro, tipico delle tetre notti d’inverno.
Il Novizio si avvicinò
a Xera con timore e quando le provò a sfiorare il viso, con un gesto fulmineo,
la fanciulla agitò la spada che impugnava, incidendo sul corpo del giovane, un
taglio lungo e profondo. Reilhan, per quanto avesse dei riflessi allenati, non poté
schivare del tutto quel colpo e portandosi le mani al petto, scorse il suo
sangue inzuppargli la camicia. Nonostante la ferita fosse molto estesa, non
provò alcun dolore, essendo stato colpito con estrema rapidità, tuttavia, la
paura che ne scaturì subito dopo, lo gettò a terra come pietrificato. Nella sua
mente sapeva di dover fuggire al più presto, ma una forza misteriosa lo
inchiodava al suolo, rendendo vano ogni suo tentativo di fuga.
Il suo sangue
ricopriva la lama argentea per intero, rendendo quell'arma ancor più spaventosa; con un altro rapido movimento, la ragazza ripulì la spada, dell’ancora
calda, sostanza in eccesso, mentre il resto che ne rimase, lo portò alla bocca
assaggiandolo, come fosse un nettare irresistibile. Il viso, prima privo d’espressione,
si oscurò minaccioso; in lei ormai non vi era più alcuna traccia d’umanità,
solo una forte brama di sangue.
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