Le bisacce erano ormai pronte, una piccola provvista di cibo
ed erbe, invece, era stata divisa tra i tre compagni, mentre le armi furono
lustrate e riposte nelle apposite custodie. Chundra si limitò a osservare i
ragazzi senza dire una parola, non avrebbe mai immaginato che dopo quanto
narrato a Xera, il gruppo avrebbe ripreso il cammino, insieme. Durante gli
ultimi preparativi però, anche il trio aveva svolto le proprie mansioni in
silenzio, non una parola, non un sorriso, solo il rumore dei mille pensieri che
vorticavano nelle loro teste.
Quando l’atmosfera iniziò a essere insostenibile,
Reilhan ruppe il ghiaccio, <<Non
vedo l’ora di arrivare al Villaggio Kodur, il polpettone di Aldaria è
strepitoso, ma non voglio anticiparvi nulla>> disse sorridendo,
<<Anche io spero di arrivarci
presto, vorrei tanto imparare degli incantesimi, sono stanca di non potervi
aiutare in combattimento>> rispose Elesya, Xera invece, si limitò ad
ascoltare riordinando la caverna.
<<Prima di partire, vorrei donarvi
qualcosa!>> disse Chundra, invitando separatamente i ragazzi
nella sua dimora. Sia Reilhan sia Elesya ebbero in dono una pergamena, Xera
invece, ricevette una canzone, <<Non
so a cosa possano servirmi queste note ma credo di aver ricevuto molti doni in quest’ultimo
mese, la troppa generosità potrebbe viziarmi>> disse sarcastica, ma
Chundra insistette <<Ti ho già posto questa domanda, ma forse lo
hai dimenticato: sei consapevole che il tuo amico Reilhan non ti seguirà per il
resto della vita?>>, <<E
io ho già risposto, sì ne sono consapevole! Perché me lo chiedi ancora una
volta?>>, <<Perché da sola
non riuscirai mai gestire quello che ti sta accadendo, ora comprendi perché devi
accettare questo dono?>>. Xera era confusa, non capiva come una
semplice melodia, avrebbe potuto aiutarla, ma non volendo passare per una sciocca,
annuì.
Prese la pagina e la ripose nella bisaccia, <<Quando arriverete al Villaggio,
mostra la canzone a Murdar, lui saprà spiegarti come utilizzarla al meglio;
vorrei però che tu abbia anche questa>>, l’Hulfùr afferrò una piccola
pietra, recitò una formula e subito dopo, su di essa, comparvero, per pochi
secondi, delle strane lettere luminose, sostituite, in seguito, dalla runa
della luna, la stessa incisa sulla spalla di Xera. <<Quando ti sarai liberata di tutto
ciò che ti rende un’umana fragile e instabile, torna qui e sarò lieto di
insegnarti come diventare padrona di te stessa e di quello che potresti essere.
Attenta però, perché ti concedo una sola occasione, un unico viaggio, non
sprecarlo!>>, <<Questa
è una …>>, <<Sì è una Pietra
Traccia o meglio conosciuta con il nome di Ohrm, ossia un oggetto in cui è infuso,
in minima parte, il potere spirituale di una persona o di un posto specifico,
per poi essere utilizzato come portale di ritorno: come tu ben saprai una volta
utilizzato l’Ohrm, perde il suo potere, tornando a essere un oggetto comune. Sappi
tuttavia, che non ne riceverai un altro, né ti addestrerò, se ti dovessi giudicare
non ancora pronta; usalo saggiamente!>>.
Xera prese la pietra e
la ripose in una tasca interna della bisaccia per non perderla, ma, poco prima
di uscire dalla caverna, tornò sui suoi passi e avvicinandosi nuovamente all’Hulfùr,
lo accarezzò, <<Potrei anche
decidere di non utilizzarla mai>>, <<Non
mi stupirebbe, la tua cocciutaggine è leggenda ormai>>, la
ragazza sorrise e ringraziando la divinità, uscì dalla dimora, finalmente
pronta per ripartire. Elesya, vedendo la sua amica più serena, le si avvicinò e
dalla borsa prese un lungo pezzo di stoffa rossa, rammendata alla perfezione,
<<Vorrei restituirli questo, ho
cercato di sistemarlo come potevo, anche se non avevo gli strumenti adatti a …
>> ma non poté nemmeno finire la frase, perché Xera la abbracciò
quasi commossa.
<<Pensavo di averlo
perso per sempre>> le sussurrò, <<Niente può essere perduto, se nel nostro cuore ne preserviamo, sempre
vivido, il ricordo; la prima cosa che hai fatto, quando ti sei svegliata, è
stato toccarti i capelli e in quel momento, ho capito che ciò che ti mancava,
era il fiocco di tua madre così, senza indugio, sono ritornata sulle sponde del
lago e lì, logoro, l’ho ritrovato. Reilhan mi ha fornito una spina di pesce,
abbastanza grande, da poter essere usata come ago e con alcune fibre vegetali,
ho potuto rammendarlo>>. La giovane guerriera, dopo aver legato i
capelli con il fiocco, ascoltò il breve racconto stringendo la mano di Elesya, non
era solita abbandonarsi a gesti così affettuosi, ma il sentimento di
gratitudine che provava in quel momento era talmente grande, da non poterlo
contenere.
Dopo un po’ anche Reilhan si avvicinò loro e disse spalancando le
braccia, <<Anch’io credo di
meritare un abbraccio, per il solo fatto di essere il vostro Novizio preferito>>,
Elesya sorrise divertita e così anche Xera, almeno sino a quando non le cadde l’occhio
sul rammendo della camicia, che le riportò alla mente cosa, quella cucitura,
nascondesse: allora il sorriso svanì e fu sostituito dalla vergogna per il male
che aveva arrecato al compagno. Reilhan, se ne accorse e tirandola per un
braccio, con decisione, la portò nella foresta, chiedendo a Elesya e Chundra di
lasciarli soli; Xera cercò di ribellarsi ma fu tutto inutile, poiché il giovane
Novizio era più caparbio di lei.
Una volta al centro di una radura, gettò la
bisaccia a terra, seguita dal maglio che aveva sulla schiena e senza pensarci,
tolse anche la camicia, restando a torso nudo. Xera distolse subito lo sguardo,
imbarazzata, ma Reilhan le prese delicatamente il viso tra le mani, facendo in
modo che la ragazza non potesse guardare altrove, <<Guardami!>> le disse deciso, << e poi guarda la mia cicatrice>>. Xera sconvolta, cercò di divincolarsi
dalla presa del Novizio ma Reilhan fu più veloce e le afferrò i polsi,
ripetendo ancora una volta, <<Guardami
per favore>>, la fanciulla allora, si arrese e iniziò a fissare il
volto del suo amico e poi la cicatrice. I suoi occhi si riempirono di lacrime e
al culmine della disperazione, cadde in ginocchio, <<Volevo diventare una guerriera, per difendere le persone dai
mostri e dalle bestie che ci sono in queste terre, adesso però, sono io il
mostro da cui difendersi>> disse singhiozzando.
Anche il ragazzo s’inginocchiò
e sorridendo, le asciugò le lacrime con la mano, <<Puoi ancora diventare quella guerriera, per quanto riguarda la storia
del mostro invece, beh mi dispiace dirti che lo eri già da prima del sigillo,
pensavo ci fossi abituata>> le disse, anche Xera non poté fare a meno
di sorridere, <<Non farei troppo lo
spiritoso, fossi in te, sei anche disarmato>> rispose la ragazza,
<< Perché altrimenti che fai, mi
colpisci ancora? Non sei stanca di farmi del male?>> aggiunse
fingendo disperazione ma Xera non riuscì a scherzare sull’argomento, ancora
troppo duro da affrontare. Reilhan si rivestì, poi porgendo la mano alla sua
amica, per aiutarla a rialzarsi, le disse <<Dovrai perdonarti prima o poi!>> e scompigliandole la testa
simpaticamente, si diresse verso la caverna di Chundra.
I tre compagni
finalmente riuniti, salutarono e ringraziarono ancora una volta l’Hulfùr, che
fu ben felice di ritornare a occupare la sua dimora prediletta, <<Che
possiate realizzare i vostri sogni, senza però, rinunciare a voi stessi!>>
disse l’Hulfùr congedando il trio. Reilhan, Elesya e Xera lasciarono le sponde
del lago Biru con la consapevolezza di essere cambiati: il giovane Novizio
aveva riacquistato fiducia in se stesso, manifestando il suo potere curativo,
la piccola maga, invece, aveva finalmente degli amici veri e infine la
guerriera, che a caro prezzo, aveva imparato una dura lezione, nessuno è invincibile
e chi pensa di esserlo, presto o tardi mette in pericolo prima se stesso e poi gli
altri.
I tre amici si sentirono più grandi o forse un po’ più saggi e questo
sentimento, accrebbe maggiormente il loro desiderio di ricominciare, dopo tutto
era pur sempre una competizione.