Elesya si guardò attorno sperando di scorgere il suo
avversario, che da tempo indefinito si nascondeva nella nebbia. I poteri di
Vheles si erano indeboliti a causa della magia di Lodo, per cui la giovane maga
si ritrovò ad affrontare il nemico quasi del tutto scoperta. Ogni qualvolta la
fanciulla abbassava la guardia per le numerose ferite riportate, nuovi fulmini
amaranto le erano scagliati contro e sebbene in principio fosse riuscita a
evitarli, con il passare dei minuti la situazione incominciò a cambiare. Ogni
singola contromossa di Elesya era stata più volte neutralizzata dal potere del
suo avversario e ben presto la giovane maga fu con le spalle al muro. <<Mi deludi!>> esclamò l’uomo senza
palesarsi <<Non sei altro che una
brutta copia della donna che mi ha ucciso. Sono stanco di te!>> commentò
con disprezzo. Elesya girò il capo in ogni direzione ma, a causa dell’eco, non
fu in grado di individuare da dove provenisse la voce. Infine stanca di essere
in balia dell'avversario, prese a recitare la sua evocazione più potente. Si
materializzò così il portale oscuro da cui Elesya richiamò la creatura di sole
ossa. Il suo aspetto canino incuteva terrore, se ci si soffermava sulle
possenti zanne in bella vista. Non appena la creatura toccò terra però, la
giovane maga notò qualcosa di diverso dal solito. La sua evocazione, infatti,
non mostrò in nessun momento contentezza nel rivederla, com'era sempre accaduto
in passato. Al contrario iniziò a ringhiarle contro, quasi fosse lei il suo
vero nemico. <<Se il servitore non riconosce
il padrone, il padrone farebbe meglio a sparire>> asserì l’uomo facendo
vibrare la voce. Elesya fissò la creatura, attonita. <<Sono io!>> mormorò con timore, ma
l’evocazione continuò a ringhiarle contro, esponendo sempre più le zanne ossee. La leva indietreggiò di qualche passo con l’avanzare dell’animale e ben presto
si ritrovò al confine dell’isolotto con i piedi sul ciglio dell’argine. Non
potendo retrocedere oltre, Elesya riprese a parlare all’evocazione che tuttavia
la ignorò <<Sono Elesya, perché ti
comporti in questo modo?>> gemette in lacrime. La creatura spalancò le
fauci e con un rapido salto, le fu subito addosso. La giovane maga si ritrovò
così con il corpo completamente immerso nell’acqua della palude retrostante, mentre
la creatura la sospingeva sul fondo impedendole di rialzarsi. Per quanto
provasse a reagire, la sua forza non le consentì di sopraffare l’animale,
perciò a poco a poco si arrese proprio quando i suoi polmoni incominciarono a
riempirsi di melma e fango.
Reilhan chiuse gli occhi, le sue braccia penzolavano intorpidite sui fianchi e non fu in grado di risollevarle
neanche per impedire alla fanciulla di affondare la punta d’ossidiana al centro del cuore. Non percepì alcun dolore e questo lo indusse a pensare che per lui fosse
finita. Hila lo fissò accasciarsi a terra sorridendo soddisfatta e per il
curatore fu inevitabile non notare quanto quella creatura fosse del tutto
diversa dalla Novizia che aveva tanto amato. Il suo sguardo compassionevole si
era spento, come se dinanzi a lui ci fosse un guscio vuoto con sembianze umane.
Persino il tocco, un tempo delicato e caldo, si dimostrò freddo e distaccato. Benché
queste contraddizioni affollassero la sua mente, in cuor suo si considerava il
solo responsabile di tale cambiamento, per cui decise di non ribellarsi, anche
se ciò avrebbe significato morte certa.
Con il piede dell’alter ego che le bloccava il collo,
Xera fu costretta ad assistere al triste epilogo di sua madre Annabell e per
quanto avesse cercato di divincolarsi dall'innaturale forza che la soggiogava, il suo
corpo non si scollò mai dal terreno. Le lacrime solcarono le sue guance come un
torrente in piena, mentre la voce le moriva in gola a causa della forte
pressione esercitata dalla sua avversaria. <<Il primo turno l’ho vinto io, vediamo a chi tocca adesso>>
sibilò la fanciulla riconquistando la lama d’argento. Allorquando l’alter ego raggiunse la sua area oltre la linea, Xera poté finalmente
rialzarsi senza tuttavia smettere di tossire e nel momento in cui sollevò lo
sguardo in direzione delle tre bolle, non poté far a meno di rimettere.
<<Andiamo,
quante storie. Era solo una donna insignificante>> commentò la
fanciulla ripulendo la spada con la veste bianca. La guerriera perse il
controllo e dimenticata ogni altra cosa, si fiondò alla volta del suo nemico con l’intento
di vendicarsi. Quando però fu in prossimità della linea di confine, la ragazza
reagì con pari furia, impedendole così di procedere oltre. Xera
strinse l’elsa di Rhinvel, che per un attimo le parve molto calda. L’alter ego al contrario si dimostrò a tratti annoiato,
quasi quel gioco da lei voluto iniziasse a perdere d’interesse. <<Non sai fare di meglio?>> la
istigò << Ho appena ucciso tua
madre, vorrà pur dire qualcosa!>> insistette. Xera allora evocò
Divaahr che a causa dell’attacco precedente era tornato a essere un semplice
anello. Lo scudo si espanse e frapponendosi tra le tue ragazze, permise a Xera
di scaraventare il suo nemico oltre la linea con un colpo in pieno volto.
Un
rivolo di sangue scuro come la pece prese a scorrere dalla fronte della
fanciulla che tuttavia, tornata in piedi, si mostrò più insoddisfatta di prima.
Xera però decise di non lasciarle altro spazio e così ergendo Divaahr a difesa,
si precipitò su di lei colpendola con fendenti poco precisi che spesso andarono
a vuoto. Gran parte dei suoi attacchi si rivelarono inutili, ma la guerriera era
troppo provata per rendersene conto. Solo quando l’alter ego la disarmò con un
singolo movimento della lama, Xera prese coscienza del divario tra le due. Allo
stesso tempo il livello dell’acqua all'interno bolla che teneva prigioniero
Reilhan, si era innalzato a vista d’occhio e lo stesso fu per la prigione di
Elesya. Fino a che in ultimo gesto disperato, la guerriera lanciò con forza
lo scudo contro la prigione traslucida, creando una profonda breccia che svuotò
in pochi minuti la bolla del curatore. L’alter ego cambiò espressione e spinta
dalla collera, prese ad agitare la spada producendo lame di vento che
atterrarono la guerriera. Con il corpo che le pulsava a causa delle ferite
riportate, Xera strisciò lentamente alla volta di Elesya, che sul punto di
annegare, si divincolava battendo i pugni contro la bolla. La fanciulla canuta
avanzò a piccoli passi e presto raggiunse la giovane leva per poi superarla. Ennesimo movimento fulmineo della spada e al curatore fu sottratta la vita all'interno della stessa prigione. Xera sbarrò gli occhi dal terrore e proprio nel momento in cui considerò spacciata anche la cara amica, l’alter ego fece qualcosa d'insolito.
Svuotò, infatti, la prigione e in men che non si dica liberò la maga. Elesya
era salva ma qualcosa nel suo sguardo era cambiato. L’alter ego circondò la
ragazza con un braccio e dopo averle sussurrato qualcosa all'orecchio, le consegnò la lama d’argento che la maga impugnò senza remore. Infine
Elesya s’incamminò in direzione della guerriera, decisa a concludere quanto l’alter ego
aveva iniziato.
Una voce lontana prese a invadere i pensieri di
Reilhan. Qualcuno continuava a urlare il suo nome in tono angosciato, sebbene
il Novizio fosse troppo stanco per riconoscerne il proprietario. Chiuse gli
occhi e si abbandonò al tepore di cui il suo corpo era stranamente avvolto,
senza tuttavia chiedersi cosa lo avesse generato. Di nuovo la voce invocò il suo
nome fino a che, chiara come il sole, riuscì a ridestarlo. Della palude tetra
non vi era più alcuna traccia, al suo posto invece si era palesato uno spazio
indefinito, inondato da una calda e accogliente luce. <<Sono morto!>> pensò rimettendosi
in piedi. <<Non ancora>> la voce tornò a risuonargli nella mente e
Reilhan ne fu intimorito, poiché colto alla sprovvista. <<Non
hai nulla da temere, rilassati>>, <<Facile a dirsi per chi non si cela allo sguardo>> ribatté il
curatore. Una luce abbagliate lo accecò e nel momento in cui poté tornare a
vedere, si accorse di non essere più solo. Al centro dello spiazzo si era
materializzato un lago, sul quale galleggiava una ninfea di notevoli dimensioni che
emanava un intenso profumo. Adagiato sulla corolla del fiore a gambe incrociate
e con gli occhi chiusi, vi era una creatura dalle sembianze umane, seppur il
suo aspetto etereo facesse pensare l'esatto opposto. Le braccia dell’uomo
avevano assunto una posa insolita, come se stesse meditando da tempo immemore.
I suoi abiti erano dorati e di pregiata fattura e una chioma argentea ricadeva
morbida sulle larghe spalle. Sul torso nudo dell’uomo, Reilhan notò delle
strane scritte che a spirale andavano a congiungersi in un unico punto, di cui
però non poté scorgere molto a causa dell’intesa luce che contraddistingueva
quel luogo.
<<Chi sei?>>
riuscì soltanto a dire e l’uomo si apprestò a rispondergli <<Ero
conosciuto con il nome di Ishitur, benché nessuno ormai ne abbia più memoria. Sono
colui che ha il compito di accogliere le anime dei defunti, dopo averli
giudicati per le azioni compiute in vita>>. Reilhan deglutì
perché la gola gli divenne stranamente arida. <<Perciò sono qui per essere giudicato?>> mormorò. <<Temi
il mio giudizio?>> ribatté Ishitur, <<Non ho più nulla da perdere>> confessò il
ragazzo accasciandosi a terra. <<Ogni essere umano è portato a considerare la
morte come la fine del tutto. Nessuno ne comprende la vera natura>>, <<Ossia?>> disse Reilhan. <<è un
passaggio da una condizione all'altra. Si abbandona il vecchio io, per
acquisirne uno nuovo>>. Il curatore alzò il capo e prese a
fissare l’uomo <<è questo che mi
accadrà? Abbandonerò la mia vita per incominciarne un’altra? E cosa ne sarà
delle mie amiche?>. L’uomo non si mostrò mai turbato <<Le
tue amiche? Perché te ne preoccupi? Giacché sei morto, non sono più affare
tuo>> lo ammonì con tono imperturbabile. Reilhan però non si fece intimorire <<Non smetterò mai di pensare a loro, anche a
costo di rinunciare a tutte le mie vite future>>. L’uomo spalancò gli
occhi, rivelando due iridi color giada che lo scrutarono da capo a piedi.
<<Saresti disposto a tanto? Le anime che rinunciano alla rinascita sono
destinate ad atroci sofferenze, poiché incapaci di varcare i cancelli del Regno Eterno. Ciò vorrebbe dire che nel momento in cui noi due ci rivedremo, il tuo
ciclo vitale cesserebbe all'istante>>. Ogni parola proferita da
Ishitur vibrò nelle sue orecchie, incutendo nel Novizio un timore reverenziale.
Reilhan tuttavia preferì ignorare quell'avvertimento e sicuro di sé, dichiarò
le sue intenzioni <<Rinuncerei
a tutto per loro. Sono sempre scappato in passato e molte persone hanno
sofferto a causa mia. Ho fatto una promessa il giorno in cui Hila è morta,
perciò non intendo venirle meno; non mi importa se patirò atroci sofferenze per
il resto dell’eternità>>. Un profondo silenziò piombò in quell'eterea dimensione. Reilhan non distolse mai lo sguardo da quello di Ishitur, forse
temendo di cedere di li a poco. La divinità allora abbandonò la
posizione supina e gli andò incontro scuro in volto. Era a piedi nudi e sulle
dita più esterne c’erano due anelli che ad ogni passo tintinnavano. Quando gli
fu dinanzi, si sedette accanto a lui e infine posò la sua mano sul petto del
ragazzo. Lì dove la freccia d’ossidiana aveva posto fine alla sua vita,
comparve una copia del disegno concentrico della divinità, come a suggellare il
patto che il Novizio aveva bramato. Con la sola differenza che il marchio
di Reilhan era meno esteso e costituito da una sola linea di rune. <<Sei
un uomo coraggioso “adepto della luce”. Ti concedo il mio potere fino a che non
ritornerai al mio cospetto. Spero tuttavia che quel giorno non arrivi tanto
presto. Ogni qualvolta invocherai il mio potere, la spirale si espanderà e nel
momento in cui ogni parte del tuo corpo ne porterà i segni, capirai che la tua
ora è giunta. Soltanto tu potrai decidere come e se utilizzare il dono che ti ho
fatto. Consentimi di dirti però, che un uomo intelligente ne farebbe ricorso
solo in casi estremi>>.
Ishitur tornò in piedi e porse la mano al
Novizio per aiutarlo a fare altrettanto, ma allorquando Reilhan lo sfiorò,
si ritrovò catapultato di forza nel suo corpo ancora supino al centro dell’isolotto.
Il Novizio provò a muovere le dita intorpidite a causa del formicolio che aveva colpito
ogni singolo arto e dimenandole con forza, cozzò contro
l’elsa del fido Maglio adagiato al suo fianco. Lo afferrò senza esitare e lo
strinse con tutta la forza che aveva, per poi infondergli il suo potere
che fino ad allora aveva celato. Una violenta fiammata candida si
propagò dal metallo consunto, illuminando a giorno la landa di terra che, man mano, fu totalmente liberata dalla fastidiosa nebbia. La fanciulla, che
intanto si era allontanata, fu colta alla sprovvista e incapace di comprendere
cosa fosse accaduto, si precipitò incontro al curatore con l’intento di
ucciderlo. Ma ad attenderlo vi trovò un uomo diverso, che
una volta posato lo sguardo su di lei, le raggelò il sangue. Hila restò
immobile, mentre con il capo scandagliò la palude alla ricerca di un
posto ove rifugiarsi. Reilhan però fu più veloce e con un rapido balzo la
sopraffò scaraventandola a terra. <<Rei ... mi fai male>> gemette la creatura con le lacrime agli occhi, tuttavia
con scarsi risultati. <<Perché dovrei
curarmi del dolore fisico di uno spettro, quando tu per prima non hai esitato
nel piantarmi una freccia nel cuore>>. Hila corrugò le sopracciglia e
iniziò a ribellarsi con tutte le sue forze <<Era la giusta punizione. Hai forse dimenticato che sono morta a causa
tua?>> ribadì sperando di farlo vacillare, ma di nuovo il curatore la
stupì <<Ammetto che per un attimo
mi sono lasciato ingannare. Il tuo aspetto, la tua voce e persino quel
fermaglio … tutto mi diceva che tu fossi Hila, eppure il mio cuore aveva
capito>>. La fanciulla serrò gli occhi e sibilando gli domandò
delucidazioni, <<Hila non si
sarebbe mai presa la vita di nessuno. Aveva molto rispetto per gli altri e
considerava l’omicidio, una macchia indelebile di cui non si sarebbe mai
insozzata. Ha preferito sacrificare se stessa, piuttosto che saperci in
pericolo e tu … schifoso spettro non hai il diritto di parlare in sue
veci>>. Reilhan sollevò il Maglio e lo avvicinò di prepotenza al
volto dell’avversaria. Nel momento in cui il metallo sfiorò la smunta pelle, lo
spettro incominciò a urlare fino a che avvolto dalle fiamme purificatrici, non
rivelò la sua vera natura. Una scaglia traslucida fumava tra le gambe del
curatore, per poi incenerirsi al tocco di Reilhan. <<Che cosa significa?>> si domandò
alzando lo guardo e scorgendo una sagoma scura la dove la nebbia aveva
mantenuto il suo potere.
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