venerdì 10 luglio 2015

Xera, la ragazza con la spada (pag. 163)

Xera sgranò gli occhi e ancora incredula per la domanda della donna, riprese a farfugliare discorsi senza senso. Hillin le offrì una tazza di tè, sperando così di calmarla, per poi tornare a occupare la poltrona dinanzi alla guerriera. Xera bevve tutto d’un fiato, le mani le tremavano e la voce le si bloccò in gola insieme all’ultima sorsata della calda bevanda. <<Mi chiedo se a sorprenderti sia stata la domanda o piuttosto che io ci abbia preso>> la stuzzicò la donna mantenendo i due occhi scarlatti fissi su di lei. <<Che cosa te lo ha fatto pensare?>> asserì di rimando la fanciulla, <<Semplice, il tuo odore!>> rispose annusando l’aria. Xera sollevò un lembo della sua camicia per avvicinarla alle narici, ma nulla di strano nel suo profumo lasciava trapelare una simile informazione. <<Il tuo odore è diverso dall’ultima volta che ci siamo incontrate, il tuo vigore è stato contaminato … sento puzza di magia oscura>>. Xera non osò più bere una sola goccia di tè, poiché il suo stomaco si chiuse all’istante. Nel momento in cui Hillin si rese conto di quanto la guerriera fosse diventata pallida, si sollevò dal divano sbuffando. <<Lo so, lo so. Me lo dicono tutti che parlo troppo … Non in faccia almeno>> si giustificò mostrando rammarico, sentimento che tuttavia svanì nel giro di pochi istanti. 

<<Sai qual è il più grave errore commesso dalle giovani leve?>> disse rivolgendole uno sguardo indagatore. Xera scosse il capo e la donna continuò, <<Idealizzate quest’isola. Siete portati a credere che essendo una competizione ufficiale, le vostre vite siano al sicuro, ma non è così! Horsia è il luogo meno sicuro che io conosca, eccetto forse per due o tre posti di cui non oso neanche pronunciare il nome>>. Hillin si schiarì la voce e riprese a parlare << Per questa ragione sono tanto dura con voi novellini. Vorrei farvi capire sin da subito che qui non ci sarà la vostra mammina a curarvi il ginocchio sbucciato. Vi mostro i moduli che assicureranno il ritorno in patria delle vostre spoglie, affinché comprendiate a cosa state andando in contro. Ammetto che alcuni di voi ce la fanno, ma tanti altri invece rinunciano a metà strada … e a volte non per loro scelta>>. Xera non osò interrompere la donna e inaspettatamente calde lacrime le rigarono le guance. Hillin le consegnò un fazzoletto rosa pastello ricamato, per poi accomodarsi accanto a lei. <<L’ho riconosciuto appena sei entrata … ricordo fin troppo bene il tanfo dell’occhio di Vorantho>>. Xera sollevò il capo, sorpresa; utilizzò il fazzoletto e lo depose sul tavolo temendo forse di sgualcirlo. 
<<Non c’è vergogna “nell'arrendersi”. Credo piuttosto che “incaponirsi” sia la cosa più sciocca che un individuo possa fare>>. La guerriera non era sicura di aver capito quanto Hillin cercasse di dirle ma temendo di parlare più del dovuto, preferì tacere. 


<<Non ti chiederò per quale ragione tu sia incappata in un simile artificio. Di certo c'è solo che qualcuno abbia voluto farti un dono poco gradito … per così dire>> Xera volle subito interromperla ma Hillin non glielo permise <<Tranquilla, Murdar non ha bisogno di spie per venire a sapere quanto accade sotto il suo tetto>> la redarguì. La guerriera iniziò a tremare e di nuovo la donna parlò in suo favore <<Però non si può negare che nell'ultimi tempi sia abbastanza distratto>>. Solo allora Xera si rasserenò. Hillin percorse il breve tratto dal divano sino allo specchio. A piedi nudi i suoi passi erano silenziosi come quelli di un felino e infine, con poca cura, liberò alcuni ritratti nascosti sotto cumuli di roba. Uno in particolare lo fissò intensamente, per poi riadagiarlo su uno spazio sgombro del tavolo. Xera non fu in grado di scorgerne i soggetti a causa delle ristrette dimensioni della cornice, di una cosa era sicura però, i protagonisti del piccolo quadro erano tre persone. Quella al centro doveva essere un uomo mentre i soggetti ai lati, due bambini. <<Una fattura davvero singolare che non si vedeva da secoli ormai>> mormorò Hillin persa nei suoi ricordi. La donna scosse il capo e il suo volto, ammorbidito dal sentimento nostalgico provato, tornò a essere imperturbabile. 
<<Non ti bersaglierò di domande esigendo tutta la verità, né m’interessa conoscerla. Se vuoi abbandonare Horsia, non hai che da dirlo. L’unica cosa che posso prometterti è un’assoluta discrezione … se è quello che vuoi>>. 

Xera pensò a quanto i suoi amici avrebbero dovuto sacrificare per salvarla da un destino avverso e per la prima volta dopo ore, le idee divennero più chiare. Non avrebbe permesso a Reilhan di rinunciare ai suoi poteri, né avrebbe chiesto a Elesya di abbandonare l’artefatto senza scoprire l’origine delle rune marchiate sul suo collo. E furono proprio questi pensieri che la indussero ad accettare la proposta di Hillin. <<Bene!>> esclamò la donna, che all’improvviso iniziò a frugare tra le pile di documenti presenti sul tavolino. Ne estrasse così una pergamena e gliela pose sotto il naso. <<Non devi fare altro che firmare e tutto finirà prima che giunga l’alba>>. Hillin le consegnò una penna d’oca con il pennino d’argento ma dell'inchiostro neanche l’ombra. <<Firma e lascia fare tutto a me>> insistette. Nel momento in cui la penna fu avvicinata alla pergamena, un ago sottile bucò la pelle della ragazza, che ritrasse la mano alla vista di alcune gocce di sangue cadute sulla carta. <<Una guerriera non dovrebbe temere una semplice penna ufficiale. Ogni documento davvero importante è firmato con queste penne. Il sangue non può mentire, né può essere dissimulato>> spiegò sistemando gli occhiali confetto che di tanto in tanto le scivolavano sul naso. Xera riprese coraggio, riavvicinò la penna alla pergamena e di nuovo una lieve puntura le fece colare alcune gocce di sangue direttamente sul pennino d’argento; un movimento affrettato della mano e il suo nome fu appuntato alla fine del documento.

3 commenti:

  1. Mi hai fatto rimanere ancora una volta con il cuore in gola non vedo l'ora di vedere come va a finire però secondo me la decisione di Xera è stata troppo affrettata

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