venerdì 2 agosto 2013

Xera, la ragazza con la spada (pag.11)

<<Dove diamine eri finita? Dobbiamo rimanere uniti, la barriera è prossima!>> disse Reilhan un po’ preoccupato.

Xera avrebbe voluto dir loro del colloquio con il Capitano, ma non c’era tempo da perdere, lo scudo magico era ormai chiaramente visibile. Sembrava un enorme bolla di sapone che circondava interamente l’isola; non aveva un aspetto spaventoso, al contrario di come le era stato descritto in precedenza, anzi era molto bello da vedere, poiché, una volta illuminato dalla luce dei due soli, produceva riflessi colorati simili all'arcobaleno  Quasi tutti ne rimasero incantati, non era uno spettacolo che si poteva vedere tutti i giorni. Reilhan suggerì loro di tirar fuori dagli zaini, la pergamena dorata e di stringerla saldamente; spiegò ancora una volta che grazie alle speciali incisioni runiche presenti sul documento, avrebbero superato senza danni quella barriera. Invitò le sue amiche a non lasciarsi ingannare dall'aspetto etereo dello scudo, perché al contrario era veramente pericoloso, ma questo lo capirono anche loro molto presto.

La nave avanzava lentamente, pur non avendo né rallentato in precedenza, né mitigato la sua corsa; era come se il tempo, in quell’unico punto, procedesse a un ritmo diverso e fosse quasi immobile. Di questa condizione però ne risentiva solo l’imbarcazione poiché, sia il flusso delle correnti, sia i movimenti dell’equipaggio, avevano mantenuto la stessa velocità.

<<Che strano, la nave sembra sospesa, ma com’è possibile?>> chiese Elesya e subito Reilhan le spiegò che era un effetto della barriera. <<Rallentando il moto di tutte le imbarcazioni che desiderano oltrepassarla, dà loro un’ultima possibilità, in caso di intenzioni ostili, di cambiare i propri propositi, infatti, se il mezzo volesse invertire la propria rotta, riprenderebbe la velocità iniziale>> aggiunse.

Xera ne fu molto sorpresa, quello scudo che lei aveva sottovalutato, aveva una forza tale da fermare una nave così imponente senza nemmeno esserne sfiorato. Fu pervasa da un certo timore con l’avvicinarsi della barriera, così Elesya la prese per mano e le sussurrò.

<<Una volta superato questo ostacolo, finalmente saremo a Horsia, sono così emozionata. Tienimi la mano, ho paura di perdermi quando approderemo>> e le sorrise dolcemente.

Xera si sentì subito meglio, la sua nuova amica poteva sembrare frivola a prima vista, ma sapeva infondere calma e tranquillità solo con un sorriso.

<<Ragazze non fatevi prendere dal panico, quando giungeremo al porto di Horsia, sono sicuro che ci sarà molta confusione e alcuni di questi gruppi si disperderanno; cerchiamo di rimanere uniti, ma soprattutto seguite solo e soltanto me. Diffidate da quelli che vi proporranno scorciatoie, o armi invincibili poiché vi inganneranno rendendovi una facile preda per le bestie dell’isola>>.

Reilhan era molto teso, si poteva capire dalla postura rigida e dal tono delle sue parole; lo sguardo era fisso su di un punto che né Xera né Elesya riuscivano a scorgere, l’unica certezza era che andava ben oltre la barriera.
La prua nella nave si conficcò nello scudo che pian piano la avvolse; le pergamene iniziarono a brillare tutte contemporaneamente, rispondendo ad un richiamo che nessuno poteva udire. Man mano che l’imbarcazione avanzava, la barriera incamerava sempre più centimetri della nave; qualcuno preso dal timore arretrò, cercando di ritardare di qualche minuto l’ingresso, ma era del tutto inutile poiché di lì a poco l’intera Sylvia sarebbe stata assorbita.

A un tratto tutti gli oggetti che erano stati scartati in precedenza, come cibo, armi o abiti dismessi, presero fuoco, una volta colpiti dallo scudo; ci furono momenti di panico, ragazzi che iniziarono a indietreggiare sempre di più, temendo di fare la stessa fine dei propri vestiti. Quelli che avevano conservato qualcosa del vecchio bagaglio, si ritrovarono piccole fiamme nella bisaccia della Leva, altri videro i propri monili, nascosti sotto l’uniforme, incenerirsi. Xera, istintivamente, si toccò il fiocco che aveva tra i capelli, temendo che potesse bruciare come tutto il resto, ma non ripiegò quando la barriera giunse davanti ai suoi occhi. 

Accadde tutto in pochi minuti, il suo corpo fu totalmente avvolto da un’energia che non era né buona né malvagia; era magia allo stato puro, contro la quale si era totalmente inermi. La pergamena brillò più intensamente, emettendo la stessa luce sprigionata al portale di Dalihan e come allora Xera chiuse gli occhi per non rimanerne accecata. Non sentiva ne caldo e ne freddo, solo una profonda quiete; questa sensazione ebbe durata breve tuttavia, poiché ben presto la ragazza si ritrovò oltre la barriera, totalmente incolume, così come Elesya e Reilhan. Il suo fiocco era intatto e di questo fu sollevata, Elesya le teneva ancora la mano, mentre il loro amico, dopo aver riposto la pergamena nello zaino, si preparò a scendere dalla nave.

<<Mie care fanciulle, ecco quella che sarà la vostra casa per molto tempo>> disse riprendendo il solito tono beffardo. <<Si spera per poco, non voglio ammuffire su quest’isola>> replicò Xera, <<l’importante è rimanere uniti, solo così potremo superare tutte le prove>> disse Elesya sorridendo.

Dopo pochi metri dalla barriera, si poteva chiaramente distinguere l’isola e un piccolo porto dinanzi a loro. Xera non riusciva a determinare, con il solo sguardo, le reali dimensioni di quel lembo di terra poiché era più vasto di quel che immaginava. L’unica cosa che poteva chiaramente scorgere, era un vulcano alla sommità dell’isola, circondato da chilometri di foresta fitta e verdeggiante. Il porto era al centro di un golfo naturale, dove le correnti si placavano e il mare diventava limpido e cristallino. Il clima era mite e temperato e nonostante la stagione calda fosse ormai prossima, non si avvertivano picchi esagerati di calore, sembrava una perenne primavera. Elesya, riparandosi con una mano dalla luce del primo sole, sembrava un po’ accaldata, al contrario del resto del gruppo.

<<Il sole è molto forte da queste parti, nella mia Payanir filtra di rado per i maestosi alberi antichi che circondano le paludi. Non pensavo che Nurya potesse essere così caldo>> disse Elesya abbastanza provata.

<<Nurya? Non conosco questo nome>> disse Reilhan perplesso. <<E’ un’antica leggenda che si tramanda nelle mie terre, magari ve la narrerò quando approderemo; Nurya è il nome con il quale chiamiamo il Primo Sole>> spiegò la ragazza.

<<Amici guardate il porto è vicino, dobbiamo prepararci a scendere>> disse Xera interrompendo la conversazione. <<Ragazze non perdete mai di vista le mie spalle!>> ricordò loro Reilhan, <<si! Abbiamo capito Rei, non dobbiamo parlare con gli sconosciuti e non possiamo fare compere, tutto questo è chiaro, lo avrai ripetuto solo cento volte, nell'ultima mezzora!>> rispose seccata Xera.

<<Lo ripeterò altre mille se necessario, così che anche una testa dura come la tua potrà memorizzare le mie parole>> aggiunse a tono Reilhan. <<Amici non vi arrabbiate per favore, se ci mettiamo a discutere proprio ora, cose ne guadagneremmo se non di restare indietro rispetto a tutti gli altri>> replicò Elesya. Nessuno dei due obiettò perché la loro amica aveva perfettamente ragione, erano in un punto cruciale del viaggio e la tensione si poteva quasi toccare.

<<Ti chiedo scusa Rei>> disse con una flebile voce Xera, fingendo di guardare l’orizzonte;  <<e accetto volentieri le tue scuse! Anche se ci conosciamo da poco, ho capito che queste cortesie, con te, saranno più uniche che rare>> e iniziò a ridere. La mano di Elesya strinse con maggior vigore quella dell’amica, aveva capito che si sarebbe arrabbiata per quel commento, essendo facilmente irritabile, Xera però era troppo tesa e quasi non sentì le parole infelici ma veritiere di Reilhan.
I suoi amici se ne resero conto e per tranquillizzarla si strinsero attorno a lei, facendo sentire la loro presenza; anche Reilhan la prese per mano e senza aggiungere altro condusse le due ragazze al centro del ponte della nave, luogo in cui si sarebbe innalzata una passerella, che avrebbe permesso a tutti di scendere sull'isola.

La nave si arrestò, le vele furono ammainate e una schiera di marinai, per mezzo di corde molto robuste, sollevarono dal fianco dell’imbarcazione, un ponticello. Altri, sul lato opposto, spingevano con forza un enorme mulinello, al quale, man mano che girava, si avvolgeva una catena nera di dimensioni notevoli, alla cui estremità era collegata un’ancora. Questa, unuestQQQQ tempo, doveva essere stata lucida come uno specchio, come si poteva facilmente intuire dalle piccole parti prive d’incrostazioni, che riflettevano la luce del sole. Dall'alto della cabina di comando, si sentivano le voci del Capitano Flor e del Primo Ufficiale coordinare lo sbarco e tutte le azioni del resto dell’equipaggio. Tutto era pronto, i tre amici preferirono non scendere per primi per evitare di disperdersi, ma non furono nemmeno gli ultimi; come aveva più volte ripetuto Reilhan, il molo si riempì di ragazzi sperduti e senza meta, la confusione dilagava e alcuni iniziarono a gridar a gran voce i nomi dei propri compagni dispersi nella folla.

I tre si tenevano saldamente per mano, ma prima di abbandonare completamente la nave Xera si girò di colpo e gridando a squarciagola disse <<Addio Capitano, addio signor Primo Ufficiale, vedrete che questo non sarà un viaggio sfortunato>>.

Dall'alto del ponte si udì chiaramente una fragorosa risata, Flor la salutò e riprese a impartire ordini, il suo Ufficiale, invece, si limitò a un appena accennato gesto di saluto, ma fu contento delle parole di quella bizzarra ragazza con fiocco e spada.



<<Andiamo amici, Horsia aspetta solo di essere conquistata>> disse fiera Xera, mentre Reilhan e Elesya, ancora stupiti per quel saluto finale, si limitarono a sorridere mentre si lasciarono alle spalle l’imponente Sylvia.               

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