<<Dove diamine eri finita? Dobbiamo rimanere uniti, la barriera è prossima!>> disse Reilhan un po’
preoccupato.
Xera avrebbe voluto dir loro del colloquio con il Capitano,
ma non c’era tempo da perdere, lo scudo magico era ormai chiaramente visibile. Sembrava
un enorme bolla di sapone che circondava interamente l’isola; non aveva un
aspetto spaventoso, al contrario di come le era stato descritto in precedenza,
anzi era molto bello da vedere, poiché, una volta illuminato dalla luce dei due
soli, produceva riflessi colorati simili all'arcobaleno Quasi tutti ne
rimasero incantati, non era uno spettacolo che si poteva vedere tutti i giorni.
Reilhan suggerì loro di tirar fuori dagli zaini, la pergamena dorata e di stringerla
saldamente; spiegò ancora una volta che grazie alle speciali incisioni runiche
presenti sul documento, avrebbero superato senza danni quella barriera. Invitò
le sue amiche a non lasciarsi ingannare dall'aspetto etereo dello scudo, perché
al contrario era veramente pericoloso, ma questo lo capirono anche loro molto
presto.
La nave avanzava lentamente, pur non avendo né rallentato in
precedenza, né mitigato la sua corsa; era come se il tempo, in quell’unico
punto, procedesse a un ritmo diverso e fosse quasi immobile. Di questa
condizione però ne risentiva solo l’imbarcazione poiché, sia il flusso delle
correnti, sia i movimenti dell’equipaggio, avevano mantenuto la stessa
velocità.
<<Che strano, la nave
sembra sospesa, ma com’è possibile?>> chiese Elesya e subito Reilhan le spiegò che era un effetto
della barriera. <<Rallentando il moto di
tutte le imbarcazioni che desiderano oltrepassarla, dà loro un’ultima
possibilità, in caso di intenzioni ostili, di cambiare i propri propositi,
infatti, se il mezzo volesse invertire la propria rotta, riprenderebbe la velocità
iniziale>> aggiunse.
Xera ne fu molto sorpresa, quello scudo che lei aveva sottovalutato,
aveva una forza tale da fermare una nave così imponente senza nemmeno esserne
sfiorato. Fu pervasa da un certo timore con l’avvicinarsi della barriera, così
Elesya la prese per mano e le sussurrò.
<<Una volta superato
questo ostacolo, finalmente saremo a Horsia, sono così emozionata. Tienimi la
mano, ho paura di perdermi quando approderemo>> e le sorrise dolcemente.
Xera si sentì subito meglio, la sua nuova amica poteva
sembrare frivola a prima vista, ma sapeva infondere calma e tranquillità solo
con un sorriso.
<<Ragazze non fatevi
prendere dal panico, quando giungeremo al porto di Horsia, sono sicuro che ci
sarà molta confusione e alcuni di questi gruppi si disperderanno; cerchiamo di
rimanere uniti, ma soprattutto seguite solo e soltanto me. Diffidate da quelli
che vi proporranno scorciatoie, o armi invincibili poiché vi inganneranno
rendendovi una facile preda per le bestie dell’isola>>.
Reilhan era molto teso, si poteva capire dalla postura rigida
e dal tono delle sue parole; lo sguardo era fisso su di un punto che né Xera né
Elesya riuscivano a scorgere, l’unica certezza era che andava ben oltre la barriera.
La prua nella nave si conficcò nello scudo che pian piano la
avvolse; le pergamene iniziarono a brillare tutte contemporaneamente,
rispondendo ad un richiamo che nessuno poteva udire. Man mano che
l’imbarcazione avanzava, la barriera incamerava sempre più centimetri della
nave; qualcuno preso dal timore arretrò, cercando di ritardare di qualche
minuto l’ingresso, ma era del tutto inutile poiché di lì a poco l’intera Sylvia
sarebbe stata assorbita.
A un tratto tutti gli oggetti che erano stati scartati in
precedenza, come cibo, armi o abiti dismessi, presero fuoco, una volta colpiti
dallo scudo; ci furono momenti di panico, ragazzi che iniziarono a
indietreggiare sempre di più, temendo di fare la stessa fine dei propri vestiti.
Quelli che avevano conservato qualcosa del vecchio bagaglio, si ritrovarono
piccole fiamme nella bisaccia della Leva, altri videro i propri monili, nascosti
sotto l’uniforme, incenerirsi. Xera, istintivamente, si toccò il fiocco che aveva tra i
capelli, temendo che potesse bruciare come tutto il resto, ma non ripiegò
quando la barriera giunse davanti ai suoi occhi.
Accadde tutto in pochi minuti,
il suo corpo fu totalmente avvolto da un’energia che non era né buona né
malvagia; era magia allo stato puro, contro la quale si era totalmente inermi.
La pergamena brillò più intensamente, emettendo la stessa luce sprigionata al
portale di Dalihan e come allora Xera chiuse gli occhi per non rimanerne
accecata. Non sentiva ne caldo e ne freddo, solo una profonda quiete; questa
sensazione ebbe durata breve tuttavia, poiché ben presto la ragazza si ritrovò
oltre la barriera, totalmente incolume, così come Elesya e Reilhan. Il suo
fiocco era intatto e di questo fu sollevata, Elesya le teneva ancora la mano, mentre
il loro amico, dopo aver riposto la pergamena nello zaino, si preparò a
scendere dalla nave.
<<Mie care fanciulle,
ecco quella che sarà la vostra casa per molto tempo>> disse riprendendo il
solito tono beffardo. <<Si spera per poco,
non voglio ammuffire su quest’isola>> replicò Xera, <<l’importante è rimanere uniti, solo così potremo superare tutte le
prove>> disse Elesya sorridendo.
Dopo pochi metri dalla barriera, si poteva chiaramente
distinguere l’isola e un piccolo porto dinanzi a loro. Xera non riusciva a
determinare, con il solo sguardo, le reali dimensioni di quel lembo di terra
poiché era più vasto di quel che immaginava. L’unica cosa che poteva
chiaramente scorgere, era un vulcano alla sommità dell’isola, circondato da chilometri
di foresta fitta e verdeggiante. Il porto era al centro di un golfo naturale,
dove le correnti si placavano e il mare diventava limpido e cristallino. Il
clima era mite e temperato e nonostante la stagione calda fosse ormai prossima,
non si avvertivano picchi esagerati di calore, sembrava una perenne primavera.
Elesya, riparandosi con una mano dalla luce del primo sole, sembrava un po’
accaldata, al contrario del resto del gruppo.
<<Il sole è molto forte
da queste parti, nella mia Payanir filtra di rado per i maestosi alberi antichi
che circondano le paludi. Non pensavo che Nurya potesse essere così caldo>> disse Elesya abbastanza provata.
<<Nurya? Non conosco
questo nome>> disse Reilhan perplesso. <<E’
un’antica leggenda che si tramanda nelle mie terre, magari ve la narrerò quando
approderemo; Nurya è il nome con il quale chiamiamo il Primo Sole>> spiegò
la ragazza.
<<Amici guardate il
porto è vicino, dobbiamo prepararci a scendere>> disse Xera interrompendo la
conversazione. <<Ragazze non perdete mai
di vista le mie spalle!>> ricordò loro Reilhan, <<si! Abbiamo capito Rei, non dobbiamo parlare con gli sconosciuti e non possiamo
fare compere, tutto questo è chiaro, lo avrai ripetuto solo cento volte, nell'ultima mezzora!>> rispose seccata Xera.
<<Lo ripeterò altre
mille se necessario, così che anche una testa dura come la tua potrà
memorizzare le mie parole>> aggiunse a tono Reilhan. <<Amici non
vi arrabbiate per favore, se ci mettiamo a discutere proprio ora, cose ne
guadagneremmo se non di restare indietro rispetto a tutti gli altri>> replicò
Elesya. Nessuno dei due obiettò perché la loro amica aveva perfettamente
ragione, erano in un punto cruciale del viaggio e la tensione si poteva quasi
toccare.
<<Ti chiedo scusa Rei>> disse
con una flebile voce Xera, fingendo di guardare l’orizzonte; <<e accetto volentieri le tue scuse! Anche se
ci conosciamo da poco, ho capito che queste cortesie, con te, saranno più uniche che rare>> e iniziò a ridere. La mano di Elesya strinse con maggior vigore
quella dell’amica, aveva capito che si sarebbe arrabbiata per quel commento,
essendo facilmente irritabile, Xera però era troppo tesa e quasi non sentì le parole infelici ma veritiere di Reilhan.
I suoi amici se ne resero conto e per tranquillizzarla si
strinsero attorno a lei, facendo sentire la loro presenza; anche Reilhan la
prese per mano e senza aggiungere altro condusse le due ragazze al centro del
ponte della nave, luogo in cui si sarebbe innalzata
una passerella, che avrebbe permesso a tutti di scendere sull'isola.
La nave si arrestò, le vele furono ammainate e una schiera di
marinai, per mezzo di corde molto robuste, sollevarono dal fianco dell’imbarcazione,
un ponticello. Altri, sul lato opposto, spingevano con forza un enorme
mulinello, al quale, man mano che girava, si avvolgeva una catena nera di
dimensioni notevoli, alla cui estremità era collegata un’ancora. Questa, un tempo, doveva essere stata
lucida come uno specchio, come si poteva facilmente intuire dalle piccole parti
prive d’incrostazioni, che riflettevano la luce del sole. Dall'alto della
cabina di comando, si sentivano le voci del Capitano Flor e del Primo Ufficiale
coordinare lo sbarco e tutte le azioni del resto dell’equipaggio. Tutto era
pronto, i tre amici preferirono non scendere per primi per evitare di
disperdersi, ma non furono nemmeno gli ultimi; come aveva più volte ripetuto
Reilhan, il molo si riempì di ragazzi sperduti e senza meta, la confusione
dilagava e alcuni iniziarono a gridar a gran voce i nomi dei propri compagni
dispersi nella folla.
I tre si tenevano saldamente per mano, ma prima di
abbandonare completamente la nave Xera si girò di colpo e gridando a
squarciagola disse <<Addio Capitano,
addio signor Primo Ufficiale, vedrete che questo non sarà un viaggio
sfortunato>>.
Dall'alto del ponte si udì chiaramente una fragorosa risata,
Flor la salutò e riprese a impartire ordini, il suo Ufficiale, invece, si
limitò a un appena accennato gesto di saluto, ma fu contento delle parole di
quella bizzarra ragazza con fiocco e spada.
<<Andiamo amici, Horsia
aspetta solo di essere conquistata>> disse fiera Xera, mentre Reilhan e
Elesya, ancora stupiti per quel saluto finale, si limitarono a sorridere mentre
si lasciarono alle spalle l’imponente Sylvia.
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